“Il Signore dei sogni era soddisfatto. Tutto procedeva secondo i suoi piani. La ragazza era stata catturata. Distolse la sua attenzione dai sequestratori e da lei. C’era dell’altro di cui occuparsi. Si volse verso la sala del trono. Aveva percepito delle presenze. Al centro della sala il mappamondo continuava a essere percorso dall’ago focalizzatore .”
Se amate il mistero, l’onirico, la psicologia, la filosofia e tutto ciò che riguarda gli arcani della vita allora questo libro fa per voi.
Claudio Piras Moreno, scrittore ed attore ogliastrino da parte di padre e spagnolo da parte di madre sivigliana, ha creato un libro singolare che unisce il mondo dell’onirico con la vita “reale”, una sorta di giallo tra sogno e concretezza.
“Il Signore dei sogni” è questo e tanto altro, è un viaggio tra le paure umane e gli enigmi che di frequente scaturiscono dai vagheggi notturni.
In attesa di leggere gli altri suoi libri, abbiamo posto alcune domande al gentilissimo Claudio Piras Moreno che gentilmente ci ha dedicato un po’ del suo tempo ed in questo modo i suoi attuali e futuri lettori avranno l’opportunità di conoscerlo meglio.
R.M.: Benvenuto Claudio. Quali libri ami leggere solitamente e quali sono i tuoi autori preferiti?
Claudio Piras Moreno: Salve Rebecca, e grazie dell’invito. Con i libri sono sempre andato per fasi, da ragazzino amavo i libri per ragazzi, Jules Verne, Kipling, London, ecc., poi sono passato a letture più impegnative; prima interessandomi alla letteratura francese: Victor Hugo, Dumas, Maupassant, Stendhal; quindi a quella russa: Kafka, Bulgakov, Tolstoj, Dostoevskij, Gogol; infine agli americani: Fitzgerald, Hemingway, Melville, Golding. Grande importanza ha avuto per me la psicologia, con Freud, Jung, Eric Fromm e la lettura di tanti saggi di neuroscienza e filosofia della mente. Poi ho amato la filosofia in generale e i greci in particolare. Negli anni successivi ho avuto la mia fase fantasy: Tolkien, Mc Donald, Michael Ende, Jack Vance, Donaldson e altri. Poi c’è stata alle superiori la fase “fantascientifica”: Philip K. Dick, Asimov, Van Voght, Roger Zelazny. Quindi lo spionaggio, ma ho letto quasi esclusivamente John le Carrè. La poesia: Neruda, Alfonsina Storni, García Lorca, Colerige, Baudelaire. Poi tanta letteratura medioevale: ciclo bretone, vulgato, ecc. Infine mi sono appassionato agli scrittori italiani del dopoguerra. Primo Levi, Carlo Levi, Elio Vittorini e Silone. Inglesi pochi, Shakespeare, Johne Fowles… Negli ultimi anni sto saltando di più da un genere all’altro e anche da una nazionalità all’altra, a parte una fase in cui, alcuni anni fa, ho letto diversi autori asiatici: Mo Yan, Mishima, Haruki Murakami, Yasunari Kawabata; e poi sardi: Sergio Atzeni, Grazia Deledda, Savina Dolores Massa, Salvatore Satta, Emilio Lussu e Benvenuto Lobina. Tutti gli scrittori fin qui nominati sono quelli che più mi hanno influenzato e che ho amato, ma questa non è una lista completa. Anzi, mi sento di nominare altri grandi come Thomas Mann, Steinbeck, Esenin, D’arrigo, Dino Buzzati, Ray Bradbury, Orwell, Calvino, Svevo… basta, mi fermo altrimenti non finisco più.
R.M.: Quando e per quale ragione hai iniziato a scrivere?
Claudio Piras Moreno: Credo d’aver avuto la passione da sempre, già dalle elementari era quello il mio sogno, e mi piacevano i temi “liberi”, però ho iniziato a scrivere, davvero, solo a quindici anni; inizialmente poesie, poi un romanzo fantasy, “Il crepuscolo dei gargoyle”, che ho interrotto però a diciassette, più o meno a due terzi della storia, perché non avevo più tempo. Ho ripreso a scrivere a venti con “Il Signore dei sogni”, la cui idea mi frullava in testa da molto prima, direi da bambino. Poi anche quello l’ho interrotto per tanti anni. Nel frattempo ne ho iniziati altri tre (ancor oggi fermi in attesa), e solo nel 2009 mi sono deciso a finire i precedenti.
R.M.: Com’è nata l’idea di scrivere un romanzo così complesso e riguardante il mondo dell’onirico come “Il Signore dei sogni”?
Claudio Piras Moreno: L’idea del Signore dei sogni è nata da un incubo che feci una notte da piccolo, avrò avuto otto anni, in cui mi apparve proprio il Signore dei sogni. Dopo quella volta, l’ho sognato diverse altre. Raccontavo i miei incubi alle mie sorelle per spaventarle. Poi pian piano mi sono appassionato ai sogni, ma anche alla psicologia e alla filosofia, a cui ho unito una mia contemporanea passione per la scienza, cosicché, quasi senza rendermene conto ho iniziato a costruire una storia, una sorta di spiegazione metafisica ai sogni. Per anni ho raccolto informazioni e note sugli argomenti più disparati, o semplicemente trascritto mie teorie. Poi, una volta trovato il tempo di cui avevo bisogno, ho messo insieme in modo omogeneo tutto il materiare raccolto e l’ho inserito in una storia cercando di renderla omogenea.
R.M.: Ti spaventa il fatto che il tuo romanzo possa non essere alla portata di tutti?
Claudio Piras Moreno: Non so, perché in fondo non sono sicuro che non sia alla portata di tutti, credo piuttosto che Il Signore dei sogni abbia diversi piani di lettura possibili. Lo si può leggere senza cercare di comprenderne le implicazioni filosofiche e scientifiche, come fosse una mera opera d’intrattenimento, oppure cercando di capirle. Nel primo caso diventa una lettura leggera, impegnativa solo nella parte iniziale, e più avvincente e piacevole nella restante (questo è quanto mi è stato detto da persone che non amano leggere e che però lo hanno letto con piacere). Nel secondo caso, invece, il Signore dei sogni diventa un libro da studiare parola per parola, perché su ognuna c’è uno studio dietro, una teoria…
R.M.: Chi vorresti leggesse il tuo libro e quale messaggio vorresti giungesse al lettore?
Claudio Piras Moreno: Ovviamente l’obbiettivo è sempre quello di farsi leggere dal maggior numero di persone, però di sicuro vorrei che mi leggessero persone curiose, affascinate dal mondo, dalle persone, dalla mente; persone che amano sognare, che non si accontentano di una sola spiegazione a un qualsiasi fenomeno, ma vogliono valutarne tante.
R.M.: “Il Signore dei sogni” non è il tuo unico libro. Quali sono gli altri e vi sono forse delle affinità tra di loro?
Claudio Piras Moreno: Sì, ci sono enormi affinità e tanti legami, c’è un gioco di interattività tra tutti i miei libri, comprese le poesie. Certe parole, certe tematiche e certi luoghi si parlano tra loro, si continuano, si approfondiscono. La natura in particolare credo che venga esaltata in tutti i miei libri, ma forse anche la condizione umana, sebbene ne “Il Crepuscolo dei gargoyle” questa componente sia meno marcata. In “Macerie” viene presentata una natura affascinante, misteriosa, fragile e soprattutto, pericolosa se non la si rispetta o se la si sottovaluta. L’uomo invece viene un po’ visto come un essere vocato all’errore e quindi destinato alla sofferenza, afflitto dai sensi di colpa. La donna, per contro, come un essere imperscrutabile, per certi versi quasi divino, incomprensibile e inaccessibile all’uomo che con lei non è in grado di rapportarsi. Ma un po’ questo è quanto avviene tra tutte le persone, siamo tutti talmente diversi, o quanto meno, individuali, la nostra individualità seppur da una parte sia un vantaggio dall’altra costituisce un limite, poiché ci rende impossibile comprenderci l’uno con l’altro. Nel mio racconto “L’Icore umano” l’autismo del protagonista è preso come metafora di una condizione umana comune, di un’incapacità di comunicazione tra le persone. Sempre ne “L’icore umano” questa imperfezione ed erroneità dell’uomo è descritta nel titolo dal significato della parola ‘icore’ inteso come liquido secreto dai tessuti cancrenosi, ovvero qualcosa di malato e corrotto, riscontrabile, nella debolezza delle persone, nella loro incapacità di comunicare, nella loro fallibilità, egoismo, violenza, cattiveria; nell’essere soggette alla malattia e alla morte. Mentre l’icore inteso come sangue degli dei è rappresentato dalla capacità dell’uomo di amare, di sacrificarsi per il prossimo, nel suo riuscire a produrre arte e bellezza. Questa è la natura divina dell’uomo. Scorre in lui, quindi, e il sangue degli dei che fa dell’uomo una creatura capace di tante belle cose, e il marcio, il malato, un liquido prodotto dall’odio e dagli istinti più abbietti, vera e propria cancrena cui l’uomo è soggetto.
R.M.: Oltre che di scrittura ti occupi anche di teatro e recitazione. Qual è la relazione tra le due?
Claudio Piras Moreno: C’è una grande affinità e complementarietà tra la scrittura e il teatro. Il teatro ti insegna a non trascurare l’estetica visiva, sonora e anche olfattiva di quanto descrivi e racconti. Da quando faccio teatro credo di scrivere in modo più completo di prima, perché mi rappresento ogni scena nella mente, e ne verifico dentro di me anche l’impatto emotivo, come se vi stessi assistendo. Poi ho avuto la fortuna di lavorare con tre registi: Bruno Venturi, Oreste Braghieri e Pierangela Calzone che fanno un tipo di teatro molto affascinante, in cui conta tantissimo il significato della parola, la sua poesia, e in cui si cerca di trasmettere una vera e propria poetica di vita.
R.M.: Il tuo libro è acquistabile solamente in formato digitale. Qual è il tuo pensiero riguardo il mercato digitale? Leggi mai e-books?
Claudio Piras Moreno: Sì, per ora è acquistabile solo in versione digitale. Purtroppo, oserei dire, perché io stesso sono ancora legato al cartaceo e mi piacerebbe che fosse disponibile anche in quel formato. Io non ho un lettore e-book e quindi ne leggo raramente.
Written by Rebecca Mais
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