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Intervista di Rebecca Mais a Vincenzo Restivo ed al suo “L’abitudine del coleottero”

Creato il 21 maggio 2013 da Alessiamocci

Seconda pubblicazione di Vincenzo Restivo “L’abitudine del coleottero” (Watson Edizioni, 2013) è il percorso di formazione di un ragazzo, Vin, il quale, compiuti i fatidici diciotto anni si trova a dover rivedere per intero la sua vita.

Intervista di Rebecca Mais a Vincenzo Restivo ed al suo “L’abitudine del coleottero”Un cammino verso la consapevolezza di tutto ciò che era accaduto attorno a lui fino a quel momento, il risveglio da quell’età dell’adolescenza e la perdita dell’innocenza caratterizzante questo periodo della vita di ogni essere umano.

Una vicenda collocabile a metà strada tra la vita e la morte, tra misteri ed ingenuità. Un libro unico nel suo genere per via dello stile adoperato per la stesura e per la delicatezza con il quale determinate tematiche, tutt’altro che semplici, vengono trattate.

Vincenzo Restivo si è gentilmente prestato a rispondere ad alcune nostre domande.

 

R.M.: Quali libri ami leggere solitamente e quali sono i tuoi autori preferiti?

Vincenzo Restivo: Mi piacciono molto i romanzi di formazione, credo sia perché ho ancora dei conti in sospeso con la mia adolescenza. Non che abbia avuto  problemi in passato   quanto più che altro perché credo di non aver vissuto abbastanza o almeno come avrei dovuto. Penso che sia per questo che tra i miei scrittori preferiti  spiccano nomi come: Philip Ridley, Shyam Selvadurai, Raymond Radiguet, Fred Uhlman.

 

R.M.: Com’è nata l’idea di scrivere “L’abitudine del coleottero”?

Intervista di Rebecca Mais a Vincenzo Restivo ed al suo “L’abitudine del coleottero”Vincenzo Restivo: Non saprei dire con esattezza come sia nato “L’abitudine”. C’entra sicuramente  la mia infantile passione per gli insetti e in ogni caso credo sia lontana da certi canoni letterari che siamo abituati a leggere e perseguire. Volevo innanzitutto scrivere qualcosa di nuovo che avesse a che fare con la famiglia e gli amici, perché è quello che essenzialmente amo scrivere. E’ stato un po’ come rivelare quei  panni sporchi che normalmente una famiglia laverebbe al sicuro da occhi indiscreti.

 

R.M.: E’ stato complicato riuscire e pubblicare questo tuo scritto? Qual è il tuo pensiero relativamente all’attuale situazione dell’editoria italiana?

Vincenzo Restivo: Credo che l’editoria italiana attualmente  faccia  un po’ i conti con quello che è la “smania dello scrivere e del pubblicare”. Oggigiorno, in fondo, siamo tutti un po’ artisti , c’è chi dipinge, chi fa musica, chi scrive … e vi assicuro che almeno il sessanta percento degli Italiani ha  almeno un romanzetto nel cassetto che sogna di veder esposto nella vetrina della libreria sotto casa. C’è comunque da fare una selezione tra chi scrive bene o chi ci prova e crede di farlo bene. Il punto è che  se hai un bel po’ di soldini da spendere , di case editrici a pagamento in Italia ce ne sono a iosa, ma poi devi essere anche pronto ad improvvisarti il “rappresentante commerciale” di te stesso, ovvero andare in giro, con le copie del tuo romanzo acquistate da te medesimo presso queste “tipografie camuffate” e dispensare libri sperando che almeno qualche parente l’acquisti a prezzo di copertina. Ci sono però, e ad essere sincero in questi ultimi anni ne ho contate parecchie, case editrici del tutto cost free che coraggiosamente puntano il tutto per tutto su autori emergenti e non e che hanno dalla loro parte solo la pecca di essere piccole o appena nate.  La Watson edizioni di Roma ad esempio, è nata pochi anni  fa ma promette già molto bene e al suo attivo ha un numero importante di volumi già pubblicati ed altri di prossima uscita. Penso che chi scrive oggi debba fare  i conti con il proprio ego e cercare di metter da parte un Intervista di Rebecca Mais a Vincenzo Restivo ed al suo “L’abitudine del coleottero”po’ d’orgoglio, quell’eccessiva dose di amor proprio che rischia solo di aggravare le cose. Lo scrittore deve essere umile, credere si nella sua opera ma senza eccessivismi e smanie d’onnipotenza. Nel mio piccolo il consiglio che posso dare a chi si approssima a contattare una casa editrice è di non demordere se si hanno troppi rifiuti perché prima o poi, se l’opera vale, qualcuno ci punterà su. I tempi di editing, grafica etc..(presso una casa editrice cost free) sono assai lunghi quindi bisogna avere un po’ di pazienza ma alla fine ne varrà la pena.

 

R.M.: Nel tuo libro tratti temi delicati come le violenze domestiche, la pedofilia, l’eutanasia e l’omofobia. Quale/i messaggio/i intendi trasmettere con il tuo romanzo?

Vincenzo Restivo: Il mio romanzo  è innanzitutto uno sprono all’auto- accettazione delle proprie debolezze e quindi dei propri limiti. Uno dei miei scopi è proprio quello di aprire le menti verso argomenti quali: omofobia, violenze domestiche, eutanasia, pedofilia, che sono all’ordine del giorno ma che in un modo o nell’altro rappresentano ancora un tabù. Il messaggio che voglio dare è proprio questo in effetti, bisogna compiere il primo passo verso il rifiuto di quei canoni imposti da una società corrotta e corruttibile per accettarne altri. Il protagonista si comporta come una sorta di scrematore ideale di un mondo dove  l’anormalità imposta diventa normalità vissuta , come una sorta di gioco di specchi. Deve per questo “scremare” , togliere il marcio per permettere che il buono ritorni a galla.

 

R.M.: Chi vorresti leggesse il tuo libro? Quale sarebbe il tuo lettore ideale?

Intervista di Rebecca Mais a Vincenzo Restivo ed al suo “L’abitudine del coleottero”Vincenzo Restivo: Il libro è rivolto a tutti. È un inno al cambiamento, al non perdersi mai d’animo, al continuo ed instancabile rinnovamento personale. Vorrei che a leggerlo fossero non solo i nuovi adolescenti ma anche i vecchi, quelli delle scorse generazioni , che sono stati figli, poi padri e infine anche nonni.

 

R.M.: Oltre che di romanzi (ricordiamo anche il tuo precedente libro “The Farm”, ormai fuori catalogo) sei anche uno scrittore di poesia e di racconti horror. In particolare dove è possibile leggere questi ultimi? Com’è nata la tua passione per questo genere?

Vincenzo Restivo: The Farm è stato il mio primo romanzo, pubblicato con una casa editrice di Torino. Il libro è fuori catalogo ma è possibile comunque richiederlo e attendere i tempi di spedizione che ahimè sono abbastanza lunghi. I miei racconti (prevalentemente horror) potete leggerli sul sito splattercontainer.com dove scrivo sotto lo pseudonimo di “beautifulthing”. La poesia invece…beh, per quanto mi sforzi, credo sia un genere fin troppo introspettivo e di difficile collocazione. Amo molto Rimbaud e a volte per timore di un’inevitabile  simulazione pragmatica, rinuncio a priori. Nonostante tutto ho partecipato a qualche concorso, e ultimamente ho vinto sulla pagina “Bohèmienne” di Facebook con la poesia “Odi d’amore”.

 

R.M.: Il tuo libro può essere acquistato nelle librerie italiane, comprese quelle online, in formato cartaceo. Ma che ne pensi dell’e-book, il libro in formato digitale? Leggi mai e-books?

Intervista di Rebecca Mais a Vincenzo Restivo ed al suo “L’abitudine del coleottero”Vincenzo Restivo: Credo che non ci sia cosa più bella al mondo che entrare in una libreria, sfogliare i libri, odorare la carta, passare con le dita sui titoli in rilievo delle copertine. E’ un esperienza  sensoriale unica. A questo punto credo di aver già risposto.

 

R.M.: Il tuo prossimo libro? Stai forse lavorando a qualcosa di nuovo?

Vincenzo Restivo: Ho un altro libro in cantiere e  anche stavolta sarà uno scontro tra due generazioni e tra due famiglie. Ci sarà come sempre un mistero, un viaggio, qualcuno che dovrà arrivare… Ma ora basta, non vi dirò altro.

 

Grazie Vincenzo per la tua disponibilità e non ci resta che attendere la pubblicazione del tuo prossimo libro.

 

Written by Rebecca Mais

 

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