Dal 28 al 31 gennaio, è in scena all’Accento Teatro di Roma “Cleo – Storia di una puttana“, spettacolo scritto e interpretato da Susy Suarez e diretto da Paolo Orlandelli.
“Cleo” affronta una tra le più attuali tematiche sociali che coinvolgono l’universo femminile attraverso alcuni dei meccanismi psicologici di abusi e di violenze che spesso lo investono.
Per la prima volta Cleo riesce a svelare, al suo terapista, i retroscena amari legati al suo passato: la protagonista racconta con lucida, quasi serena rassegnazione, la sua vita di strada, torna con tenerezza all’infanzia e rievoca le figure che facevano parte della sua quotidianità.
Grazie alla guida paterna, ma inflessibile, del terapista che le viene imposto in istituto, Cleo avrà il coraggio di affrontare il suo passato, torbido, e pieno di segreti inconfessabili.
Un tema delicato per uno spettacolo che mira a far riflettere e a portare in scena storie di vita, spesso estrema, che riguardano donne di qualsiasi provenienza sociale, etnica e geografica.
Abbiamo incontrato Susy Suarez per approfondire le tematiche legate allo spettacolo e alla vita della sua tormentata protagonista, Cleo.
S.M.: Come sei finita qui Cleo?” Questa è la domanda alla quale il caparbio terapista che le viene affidato nell’istituto, la porterà a rispondere, guadagnandosi con grande fatica, passo dopo passo, la sua fiducia”. Quale è la storia di Cleo? Il suo vissuto è simile a quello di molte altre donne?
Susy Suarez: Cleo è una ragazzina obbligata dalle vicissitudini della vita a crescere troppo in fretta. È un personaggio molto forte, ma nello stesso tempo un bocciolo spezzato prima ancora che potesse aprirsi. Cleo nonostante tutto si aggrappa alla vita con grande coraggio ma ormai sopravvive nel disincanto, ad un’età in cui bisognerebbe solo sognare in spensieratezza e coltivare progetti per il futuro. La storia di Cleo è una storia estrema, ed alcuni suoi particolari potrebbero lasciare davvero sconcertati, ma pur essendo un personaggio di fantasia, l’ho concepito e sviluppato dopo aver letto biografie di molte donne più o meno giovani e di diversa provenienza sociale e geografica, scoprendo che storie simili a quelle di Cleo esistono davvero e non sono poi così inconsuete.
S.M.: Chi sono i personaggi che ruotano attorno a Cleo e che ruolo hanno nella sua vita?
Susy Suarez: Alcuni di essi sono personaggi malsani contro i quali la ragazza grazie al suo coraggio ed al suo attaccamento alla vita, riesce ad allontanarsi. Purtroppo però, a causa anche della giovane età, si perde sulla strada, in senso sia figurato che letterale. Il titolo dello spettacolo è piuttosto esaustivo, per cui possiamo facilmente intuire quale sia il mestiere che finisca a fare, ma per fortuna sul cammino incontrerà anche personaggi positivi, grazie ai quali qualcosa cambierà…
S.M.: Come mai Cleo sceglie di raccontarsi, in che modo lo fa? Quale meccanismo psicologico spinge Cleo ad aprirsi al suo terapista, mostrando la sua vita “di strada”e l’intolleranza nei confronti del soggiorno in istituto, rievocando allo stesso tempo le figure della sua adolescenza?
Susy Suarez: Cleo ormai è una ragazzina disillusa che si lascia vivere, ha tappato tutti i suoi ricordi in una scatola e tira avanti senza alcuna prospettiva. La figura del terapista in realtà è quasi simile a quella di un angelo custode, la voce della sua ragione, che le urla che non tutto è perduto, che si può ancora alzare la testa e ricominciare su nuove basi.
S.M.: Il messaggio di “Cleo, Storia di una puttana“, vuole essere di testimonianza, di ritrovata consapevolezza e dignità “anche se la vita ci investe con un grande dolore, è possibile non abbandonarsi alla rassegnazione ma rialzare la testa e riacquistare la dignità”. Che percorso hanno seguito gli interpreti e il regista, artisticamente parlando, per rendere il dialogo-monologo di Cleo, un messaggio universalmente riconosciuto?
Susy Suarez: Paolo Orlandelli ha sin da subito colto l’anima della storia e di ogni suo personaggio. È un regista molto sicuro di ciò che vuole e la sua regia ha sicuramente valorizzato molto il testo e fatto in modo che tutto arrivi con grande immediatezza. Simone Destrero, con me in scena, è stato bravissimo a destreggiarsi tra due personaggi totalmente antitetici senza mai perdere di credibilità.
S.M.: Che riscontro sta avendo lo spettacolo? Sono previste repliche?
Susy Suarez: L’anno scorso le repliche hanno avuto un ottimo riscontro di pubblico, motivo per cui abbiamo deciso di riproporlo quest’anno. É senza dubbio uno spettacolo che accende stimoli e suggestioni differenti a seconda della sensibilità di ciascun spettatore, ma che di certo lascia qualcosa dentro a chiunque lo veda.
Written by Sarah Mataloni