Questa volta, nell'intervista che vi propongo, sono uscito dai confini nei quali solitamente si muove Linea di sezione andando così a confrontarmi con il gruppo fotografico Binario7.
Il quintetto di ragazzi (Giulia, Alessio, Chiara, Francesca e Gian Luca) si forma nel 2007 e sin da subito mostra un repertorio vario e articolato, le singole individualità ben si amalgamano tra di loro senza annullarsi, anzi andando ad accrescere il risultato finale come ben si nota dal materiale presentato nelle varie occasioni; ad oggi Binario7 ha già realizzato undici esposizioni e la dodicesima prenderà il via a breve, infatti venerdì 25 febbraio alle ore 18 è prevista l'inaugurazione della loro ultima fatica "OscuraMente", presso lo studio di architettura 70m2 a Livorno. Nella presentazione di questo evento è chiara la dicotomia che sarà il pilastro fondante dell'installazione, cioè il rapporto tra psicoanalisi e fotografia, dove il buio della camera oscura e della mente umana rappresentano un punto d'incontro tra due temi apparentemente distanti.L'occasione dell'intervista è la mostra che inizierà a giorni, partiamo da lì. OscuraMente il titolo è molto criptico, cosa si deve aspettare chi parteciperà alla mostra?Binario7: Non vogliamo anticipare niente, il visitatore, avvolto dal mistero e dalla curiosità, avrà chiaro il significato del titolo "criptico" solo dopo aver visitato la mostra.Il tema sviluppato si lega all'idea di "oscurità" intesa come assenza di luce nello spazio, ma anche come buio della ragione, irrazionalità, stato di alterazione della mente umana.In questo progetto, mi sembra di capire, vi siete concentrati sull'aspetto dell'analisi umana attraverso la fotografia. Da cosa nasce questa scelta?B7: Difficilmente l'arte si allontana da tematiche inerenti all'uomo, soprattutto se legate a disagi o malesseri esistenziali.In particolare, l'analisi della psiche e dell'inconscio ha sempre attratto chi opera intorno all'arte, proprio perché tematiche ancora oggi oscure e perciò ricche di spunti immaginifici e soggetti a interpretazioni personali di qualsiasi genere.Nessuno di noi è esperto di Psicologia, ma tutti noi siamo accomunati da una forte curiosità, perciò è stato facile arrivare a Freud e alla psicopatologia come punto di partenza, affinché i nostri iniziali propositi fossero soddisfatti.Volevamo, infatti, approfondire una tematica comune dalla quale poi allontanarsi per arrivare ad un'interpretazione libera e soggettiva. Volevamo, inoltre, parlare di qualcosa che stimolasse la fantasia e conciliasse la realtà ad elementi quali l'irrazionalità e il sogno.Da quello che si legge nella presentazione, l'allestimento della mostra sembra molto particolare.L'avete sviluppato con il team di 70m2? da chi nasce l'idea per la messa in scena?B7: L' idea di realizzare una mostra completamente al buio è stata nostra, ma da subito Marco, Marta e Lucia, i tre architetti di 70m2, incuriositi dal metodo espositivo, si sono resi subito molto disponibili e propositivi pensando alle varie possibilità per concretizzare questo nostro desiderio.Anche l'udito, oltre alla vista, viene coinvolto nell'esposizione, come si uniscono questi sensi in una mostra fotografica?B7: Abbiamo pensato da subito ad un ambiente sonoro che non facesse da mero sfondo all'esposizione, ma che anzi fosse un elemento indispensabile e significativo per l'esposizione stessa. Ci siamo affidati a Giorgio De Santis, sound designer che collabora spesso con compagnie teatrali per le musiche, il quale ha presentato un lavoro inedito, creato appositamente per questa mostra. Come ci ha spiegato Giorgio, il suo progetto prevede una musica che guida e confonde lo spettatore al fine di destabilizzarlo, e lo fa alternando frammenti dei testi freudiani ad impressioni uditive legate all'immaginario del rimosso dei personaggi. Quando credi di aver capito qualcosa osservando le fotografie, sovrapporre un canale sensoriale diverso (in questo caso l'udito) può essere un modo per rafforzare la suggestione di chi guarda ma anche per instaurare un dubbio, una riflessione alternativa. Del resto con questa esposizione non vogliamo svelare alcuna verità ma tentiamo di spingere lo spettatore a percepire in elementi familiari la sensazione di spaesamento propria del materiale inconscio.Come siete entrati in contatto con 70m2 e come mai avete deciso di esporre in uno studio di architettura?B7: Chiara aveva visitato alcune mostre organizzate dallo studio 70m2 ed era rimasta colpita dallo spazio espositivo che ogni volta veniva trasformato in qualcosa di nuovo con idee molto efficaci ed un linguaggio fresco e creativo. La sensazione che abbiamo provato sin dall'inizio, frequentando la galleria, è stata quella di un ambiente stimolante e propositivo, quasi estraniato da una realtà cittadina come Livorno.Che rapporto vedete tra fotografia e architettura?B7: Siamo fortemente convinti che un dialogo tra le varie discipline artistiche possa portare a grandi esiti e passi avanti nel processo artistico. Oggi esistono vari esempi di commistione di differenti arti, come la multimedialità, le installazioni, i videoambienti, gli ambienti sensibili. Spesso vi è un reciproco accrescimento delle singole arti in questa unione. E crediamo che tale evoluzione riguardi anche Fotografia ed Architettura. Sono molte le possibilità e i progetti che si possono attuare in base a questo confronto, possibilità di costruire insieme nuovi spazi urbani in cui Fotografia ed Architettura possano apportare il proprio contributo, e per fare questo crediamo che entrambe debbano essere pensate specificatamente l'una per l'altra, proprio come nel caso della nostra mostra in cui il metodo espositivo è stato ideato appositamente per la tematica affrontata.Gli altri eventi a cui avete partecipato hanno trattato svariati temi, come decidete il soggetto per un'esposizione?B7: A volte il tema da sviluppare è un qualcosa che ci viene immediatamente, a volte invece è un processo difficile, soprattutto quando questo è unico per tutti noi. E' comunque un qualcosa di stimolante, la sua scelta può dipendere da tanti fattori: dall'influenza di una lettura, dal contesto nel quale le fotografie verranno esposte, dall'idea di un singolo. Il punto di arrivo è sempre quello di un tema abbastanza generale, all'interno del quale ognuno possa sviluppare personalmente le proprie idee e dare sfogo alla propria creatività.Le scelte riguardanti le fotografie da esporre come funzionano? ogni soggetto agisce autonomamente oppure concordate le scelte insieme?B7: Solitamente per i progetti comuni, in cui il nome che compare è “Binario7” e non c'è distinzione di fotografo all'interno, la scelta delle immagini da esporre è ovviamente di tutto il gruppo. Nelle esposizioni in cui ognuno ha uno spazio personale la scelta è sì individuale, ma quasi sempre maturata da un reciproco aiuto e confronto per migliorarsi e non fermarsi ad una prima scelta.Siete un gruppo giovane ed eterogeneo con già molte esposizioni alle spalle, come siete nati?B7: Nella nostra piccola realtà, nel 2007 ancora non era così diffusa la “mania” della fotografia nata con la diffusione del digitale.E' stato quasi spontaneo avvicinarsi a chi coltivava da tempo la fotografia (alcuni di noi hanno iniziato con le vecchie reflex a pellicola) per condividere questa passione e cercare di concretizzarla, ognuno privatamente con la propria esperienza (quasi tutti abbiamo compiuto studi attorno alla Fotografia, il Cinema, le Arti Multimediali, ecc.) portando avanti i propri studi e gli impegni professionali, e nel frattempo collaborando affinché Binario7 diventasse sia uno sfogo artistico, sia un qualcosa che, chissà, un giorno potrebbe crescere.Progetti futuri?B7: Stiamo lavorando "in gran segreto" per la realizzazione di un qualcosa di diverso dalla solita esposizione fotografica, per adesso non vogliamo anticipare niente, diciamo però che se la cosa andrà in porto Linea di sezione sarà la prima a venirlo a sapere.E' una promessa.Grazie ragazzi per tutto e in bocca al lupo per la mostra che si avvicina!Magazine Architettura e Design
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