“Spetta a noi il peso di questi tristi tempi.
Dobbiamo dire ciò che sentiamo dentro
e non perché siamo costretti a dirlo.
Il più vecchio di noi ha sofferto
Noi che siamo giovani
non vedremo mai così tante cose
e non vivremo certo tanto a lungo.”
W. Shakespeare
Amanti del teatro popolare e non solo, udite, udite, stasera, domani 27 e sabato 28 settembre alle ore 20,45 al Silvano Toti Globe Theatre di Roma si svolgeranno tre repliche straordinarie dell’opera shakespeariana “Re Lear”, con la brillante e ormai riconoscibile regia di Daniele Salvo, che affronta nuovamente questo testo inesauribile con una compagnia formata quasi interamente da giovani interpreti.
Noi di The Freak abbiamo avuto il piacere di scambiare due parole con Daniele Salvo, alla vigilia di queste importanti repliche.
Intanto è necessaria una breve presentazione del regista. Nato a Reggio Emilia nel 1970, si diploma presso la Scuola Attori del Teatro Stabile di Torino; si perfeziona, nella recitazione, al Teatro di Roma, sotto la direzione di Luca Ronconi e, nella regia, presso la Royal Shakespeare Company di Stratford Upon Avon (Unione Teatri d’Europa). Daniele Salvo in questi anni ha “visitato” e interpretato autori di ogni genere e tempo, con profondità e versatilità: Shakespeare (Giulio Cesare, Re Lear), Eliot, Lord Byron, Pasolini (Lettere Luterane), ma anche lo scrittore israeliano Amos Oz, l’autrice indiana Anita Desai, la sudafricana Nadine Gordimer.
In ultimo Daniele Salvo ha riportato in scena la storia di Re Lear, leggendario sovrano della Britannia, che impersona la tragedia dei padri, incapaci di capire i loro figli e ciechi di fronte alle loro adulazioni. Un’analisi del Potere e dei suoi effetti sulla mente umana: l’ego smisurato che acceca gli occhi del sovrano e del politico fino al totale isolamento affettivo.
Come mai hai deciso di affrontare di nuovo questo testo e di avvalerti di una compagnia formata quasi totalmente da giovani attori?
Viviamo in un Paese dove il consenso è predeterminato e il mondo del teatro, così come altri settori, è dominato da invidie e forme di raccomandazione. Shakespeare in questo testo affronta vari temi, tra i quali il rapporto generazionale tra padri e figli, questi ultimi assetati di potere ma incapaci di gestirlo, in una realtà dove imperversano invidia e corruzione. Personalmente volevo uscire fuori da questo contesto sociale e dare una possibilità concreta a giovani che hanno studiato e hanno dimostrato di possedere grande professionalità e tecnica, ma che non hanno avuto molte occasioni di dimostrarlo.
Cosa significa oggi essere giovani in Italia?
In Italia essere giovani è un problema. In altri Paesi un ragazzo di venti, ma anche di trent’anni ha a disposizione gli strumenti meritocratici per crearsi una opportunità di lavoro. In Italia no, non c’è meritocrazia. Domina il sentimento dell’invidia.
Con questo lavoro, anche se è un testo di Shakespeare, lanci messaggi sociali e politici attualissimi, ma cosa ti dà e cosa cerchi tu dal teatro?
Per me è fondamentale la necessità artistica di confrontarmi con le grandi drammaturgie perché l’Autore, il grande Autore per me è uno stimolo, e una guida. Io instauro un dialogo a distanza con l’Autore, ad esempio con l’Autore settecentesco. E poi lavorare a teatro mi dà la possibilità di lavorare con dei codici, come quelli della recitazione, delle luci, del suono e mettere in pratica le regole dell’arte teatrale.
Qual è l’elemento imprescindibile che caratterizza il tuo teatro?
L’emotività. L’elemento emotivo, senza dubbio. Lo scambio umano di emozioni, professionalità, serietà. Quella energia positiva che l’attore trasmette ai suoi colleghi, e che poi io spero trasmetta allo spettatore.
Gigi Proietti, il direttore artistico del Globe Theatre ha deciso di prolungare la rappresentazione di Re Lear con tre repliche eccezionali da stasera a sabato. Vuoi ringraziarlo pubblicamente?
Certo. Io devo molto a Gigi Proietti e alla sua generosità. Non è la prima volta che lavoriamo insieme con opere di Shakespeare al Globe Theatre e a differenza di altri, mi ha sempre lasciato lavorare con libertà dimostrandomi grande fiducia, e anche se a volte capita di lavorare con budget non altissimi, questo non è un problema, ma uno stimolo per trovare diverse soluzioni artistiche e alternative utili alla nostra crescita professionale e artistica. Gigi è un uomo fuori dal coro, serio, incorruttibile. Lui è un vero artista, e ce ne sono pochissimi in giro.
Domenica scorsa ero in prima fila ad assistere alla tua rappresentazione teatrale. Ti chiedo una considerazione su Graziano Piazza, interprete di Lear, a mio avviso la sua interpretazione è stata superlativa.
Si, allora, Graziano è un attore molto esperto. Ha solo 50 anni e non è stato facile interpretare il ruolo di Lear. Abbiamo lavorato insieme e ci siamo ispirati a Paul Scofield, grande attore britannico che negli anni settanta, a poco più di quarant’anni d’età interpretò Lear. Graziano è eccezionale. Ma devo dire che sia Graziano Piazza sia Francesco Biscione, l’altro veterano, hanno messo la loro esperienza e professionalità al servizio del gruppo, non hanno mostrato atteggiamenti di divismo o protagonismo, hanno capito che l’armonia del gruppo avrebbe potenziato la loro interpretazione. E così è stato.
Daniele, progetti futuri?
Si, farò un Laboratorio sulle Baccanti e poi porterò Le Coefore e le Eumenidi dell’Orestea di Eschilo al teatro greco di Siracusa e al teatro di Epidauro in Grecia. Quindi mi appresto a lavorare e a studiare molto.
In bocca al lupo!
Crepi, grazie.
The Freak invita i suoi lettori ad andare a vedere un grande spettacolo. Daniele Salvo e la sua compagnia vi aspetta questa sera, domani e sabato al Silvano Toti Globe Theatre di Villa Borghese a Roma per le ultime repliche di Re Lear.
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