Magazine Architettura e Design
Eccoci con la seconda intervista proposta che, anche questa volta, vi parlerà di una coppia, non solo nel lavoro ma anche nella vita.La Gp Factory è formata da Martina Becattini e Francesco Biasci, questo binomio lavora in vari ambiti concentrando i propri sforzi sul design e sugli allestimenti di mostre ed esibizioni. La loro produzione è molto varia e dimostra come siano in grado di affrontare problematiche progettuali differenti sia come scala di rappresentazione che come dinamiche realizzative.Il progetto nasce nel gennaio del 2010 ma ha già ottenuto una buona eco per quanto riguarda le pubblicazioni sulla stampa nazionale (D, 90+10, ELLE Decor, Casa Viva, Casa Facile, La cucina italiana); inoltre la Gp Factory ha già esposto in vari eventi in Italia, tra cui il Salone Satellite nello scorso aprile.
Francesco e Martina parlateci un po' di voi.Francesco: sono nato e cresciuto a Livorno, dopo il liceo mi sono trasferito a Firenze per studiare architettura, e qui sono rimasto anche dopo essere diventato architetto.Martina: fiorentina di nascita, ho studiato a Bologna al d.a.m.s. ma per motivi lavorativi, dopo la laurea sono tornata alla mia città natale. Storica dell’arte, sono curatrice presso il Museo Stibbert.Gp Factory è un progetto che unisce due professionisti provenienti da ambiti diversi, come nasce l’idea?F: arredando la nostra casa ci siamo accorti quanto le rispettive competenze si accrescessero a vicenda, progettando componenti di arredo e spazi. Da lì forse abbiamo peccato di superbia, pensando che quello che piaceva a noi avrebbe potuto piacere a tutti!
E il nome da dove deriva?M: Il creativo del “gruppo” è Francesco, Gp è la sintesi del suo soprannome, Geppelin; factory è invece un omaggio da storica dell’arte ai laboratori creativi degli anni ’60 e ’70.Avete realizzato sia oggetti che allestimenti. In quale dei due campi preferite e perché?M e F: sono ambiti molto differenti, gli allestimenti sono frutto di un lavoro complesso, devono coniugare molteplici esigenze, gli oggetti da esporre, gli spazi espositivi, tempi e committenza, è sempre una sfida. Mentre gli oggetti nascono sempre in maniera ludica, traendo ispirazione dagli stimoli che riceviamo di volta in volta, e spesso devono rispondere solo a ragioni estetiche.Come si uniscono le vostre diverse competenze nella fase di progettazione?F: Martina, per studi e passione, conosce bene gli stili e le tipologie di arredamento e di solito è lei che propone l’oggetto che vorrebbe realizzare per completare uno spazio, io mi occupo di sviluppare l’idea e di renderla personale e concreta.Piatti, portaombrelli, case di computer, magliette, la vostra produzione è piuttosto eterogenea, come vi orientate nella scelta degli oggetti da trattare?M: Appartengono a fasi diverse, inizialmente abbiamo lavorato sui materiali, prima il cartone e poi la porcellana, invece in una fase successiva abbiamo provato a sviluppare lo stesso motivo decorativo su supporti differenti, in particolare la tematica della veduta urbana.I piatti sono sicuramente un oggetto che amate, da dove nasce questa passione?M: sono una strenua sostenitrice dell’opera d’arte totale: il bello applicato ad ogni fase del quotidiano. Il pasto è un importante momento di scambio conviviale e una bella tavola apparecchiata rende migliore l’atto che si sta compiendo.Livorno è fortemente presente nelle vostre realizzazioni, com’è il vostro rapporto con la città?F: ogni tanto mi piace tornare nella mia città natale. Anche se Livorno come città non offre molto, ho tentato nel nostro lavoro di far riflettere su come un’apparente normalità possa divenire bellezza se estrapolata dal suo contesto.Il cartone come materiale principale degli oggetti di design, questa scelta da dove deriva? È solamente legata agli aspetti della sostenibilità del materiale?M e F: Il cartone è sostenibile e ci piace un sacco come materiale, ma soprattutto ci piace che si possano ottenere trame differenti a seconda di come lo si utilizzi, creando effetti materici variabili, paragonabili ai tessuti.La seduta “le cardbusier” è chiaramente un omaggio a Le Corbusier, come mai proprio questo architetto? È particolarmente significativo per voi?M e F: LC2, il divano grand confort, è il primo pezzo di design che abbiamo comprato per casa nostra, tanta è la passione che nutriamo per questo architetto. Quando ci siamo accorti che il 2009 era l’ottantesimo compleanno della poltrona abbiamo pensato di renderle omaggio creandone una versione eco-sostenibile, auspicando che il nuovo International Style vada in questa direzione.Altri progetti futuri?M e F: i piatti resteranno al centro della nostra ricerca, con sempre nuovi soggetti, e poi vorremmo creare una nuova sedia che esplori la tradizione, innovandola. Ci stiamo lavorando!
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