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Intervista Esclusiva - Remo Guerrini

Creato il 22 luglio 2013 da Letteratura Horror @RedazioneLH
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Pubblicato Monday, 22 July 2013 16:35
Intervista Esclusiva - Remo GuerriniLetteratura Horror ha avuto l'onore e la possibilità, grazie all'interessamento della casa editrice Newton Compton Editori di intervistare in esclusiva Remo Guerrini, uno dei massimi scrittori italiani di thriller e non solo. Da pochi giorni Guerrini è uscito in libreria con una nuova edizione de “L'estate nera” e l'occasione è stata ghiotta per poter parlare di questo romanzo ma non solo. Buona lettura!
D) “L'estate nera”. Chi ha letto questo romanzo l'ha definito un thriller che va al di la della semplice e limitativa etichetta di genere. Insomma a Remo Guerrini non piace imbrigliare una storia in determinati canoni: è giusta come affermazione?
R) Sì e no, nel senso che io non mi sono mai definito un autore di thriller, di noir o di altri generi. Le definizioni le hanno sempre date gli altri. Io mi limito a scrivere delle storie, che a volte hanno connotati "gialli", a volte "noir", a volte - come è già successo - connotati ancora più diversi: da spy stories (Singapore, ma come fanno i marinai e Mosca, il cielo in una stanza, per Segretissimo), da urban fantasy (Sirena d'aprile) o da romanzo storico (Strega, uscito a gennaio da Fanucci)... Insomma, le categorie te le appioppano dall'esterno, forse per un bisogno di sicurezza, perché mettere una etichetta è sempre rassicurante, anche dal punto di vista del mercato. Ma Bradbury è solo un autore di fantascienza, o King solo di horror, o Simenon solo di gialli? Non direi proprio. Una bella storia è una bella storia, indipendentemente dalle categorie. Certo, ammetto che fare l'autore di genere è molto comodo... ma non è il mio caso.D) Ci racconterebbe da dove è nata l'idea de “L'estate nera”?
R) Dal bisogno di raccontare qualcosa di nuovo, una storia che in Italia non fosse ancora stata mai raccontata: non dimentichiamo che la prima edizione del romanzo è del 1992 (ma quella attuale è praticamente identica, abbiamo dato solo una ripulita). A quel tempo nessuno parlava di "noir" italiani, non si sapeva neppure che cosa fossero. Inoltre a me interessava affrontare il tema dell'adolescenza e dell'infanzia, con tutte le loro pulsioni. All'estero era trattato splendidamente da Stephen King, in storie come Stand by me. Ne parlai in Mondadori - al tempo l'editor era Antonio Franchini - e ne venne fuori il romanzo.D) Lei come definirebbe "L'estate nera"?
R) Una storia complicata, di bambini (crudeli senza rendersene conto) che sognano un futuro e di adulti (crudeli consapevoli) ormai senza futuro.D) Nei suoi libri ha spesso parlato del mondo preadolescenziale e adolescenziale. Cosa la colpisce di questa età?
R) Be', si tratta dell'età probabilmente più importante. Quella che ci prende bambini e ci restituisce adulti, o quasi. L'adolescenza, con la scoperta del sesso e del mondo in tutte le sue sfumature, è l'età che ci definisce per sempre. C’è un saggio bellissimo su questo tema, di molti anni fa: Il labirinto della solitudine, di Octavio Paz (poi premio Nobel).Per un adolescente ogni cosa è forte, mitica, definitiva, passionale... dunque esagerata. Con reazioni quasi sempre spropositate, rispetto alle azioni. Nel romanzo, un gruppo di ragazzini decide di uccidere un "barbone", e ciascuno spiega le proprie ragioni. Ebbene si vede subito come siano chiaramente tutte fuori luogo.D) Altra interessante caratteristica che ritorna nei suoi lavori è l'ambientazione nella provincia italiana, soprattutto quella compresa tra Liguria e Piemonte che conosce bene. Quanto influisce nei suoi romanzi l'aspetto ambientale?
R) Se intendete "quanto l'ambiente ispira la storia?", direi in genere poco o nulla (a parte Strega, dove la storia delle streghe di Triora non poteva essere raccontata altrove). Se intendete, "è necessario costruire la storia con conoscenze approfondite dell'ambiente?", la risposta è ovviamente sì. Un lettore si accorge immediatamente se l'autore conosce in modo speciale i luoghi dove ambienta la storia. E dunque se essa è credibile o no. Io non riuscirei a mettere una storia in un luogo che non conosco bene. È accaduto nei romanzi per Segretissimo, ambientati a Singapore o a Mosca (quella del 1980, non quella facile di oggi), ed è accaduto per Strega, o appunto per L'estate nera, costruita nei luoghi della mia infanzia.D) Come mai ha deciso di dedicarsi al thriller?
R) Vi rimando alla prima risposta. Aggiungo solo che la struttura "a thriller" è forse quella che meglio si adatta alla realtà odierna... ma non è detto.D) Che consigli darebbe a (tanti) giovani (e meno giovani) aspiranti scrittori italiani?
R) Di leggere tantissimo, e di scrivere pochissimo. Io in oltre quarant'anni di lavoro ho firmato storie che stanno sulle dita di una mano o poco più... Poi, di fidarsi delle agenzie indipendenti, quelle serie che non chiedono denaro solo per dare ragione agli aspiranti autori (posso segnalarvi: www.puntozeta.eu ? Ci metto la firma). E di fidarsi degli editor delle case editrici (non tutti, eh?): io debbo tantissimo ad Alessandra Penna, di Newton Compton. E anche: scrivere e buttare via, scrivere e buttare via, scrivere e buttare via. E ricordarsi che in Italia tutti scrivono e nessuno legge. E, infine, potendo: che meraviglia poter scrivere direttamente in inglese!D) Secondo lei il mondo dell'editoria italiana in che direzione sta andando?
R) Domanda complessa, e risposta semplice: non lo so, non sono un editore.D) La letteratura di genere italiana è davvero così in crisi di idee che spesso si vedono autori italiani trarre ispirazione da scrittori di altri Paesi senza provare a sviluppare pienamente una letteratura del thriller e dell'orrore tutta italiana?
R) Questa è una questione antica. La narrativa italiana è sempre stata estranea a certi generi, e giustamente, forse. Ma bisogna specificare: se il thriller e l'orrore italiani si adagiano sulle forme anglosassoni generano mediocrità, o comunque prove senza originalità. Anche perché nel nostro substrato culturale non ci sono mai stati vampiri e zombie (per fortuna): la cultura cattolica ha avuto figli diversi da quella protestante... Una notte dei morti viventi ambientata al Monumentale di Milano farebbe ridere. Però noi abbiamo avuto in passato autori come Scerbanenco, e al presente come Camilleri, che dimostrano come una narrativa di genere italiana ai massimi livelli sia possibile. Attenzione: se poi si vogliono seguire stilemi di tipo anglosassone, rinunciando alla originalità, anche noi abbiamo buone firme.D) Chi considera il suo maestro?
R) Domanda trabocchetto. Risposta: nessuno. In senso tecnico, come regole per la costruzione di un prodotto standard: Grimaldi e Tropea, ai tempi di Gialli-Urania-Segretissimo. Insuperabili in assoluto. In senso più lato, potrei indicare molti autori di riferimento: Simenon soprattutto, diversi americani. Richard Matheson. Perfino Ray Bradbury, i cui momenti rococò sono comunque invidiabili.D) Qual'è il miglior libro thriller o horror che abbia mai letto?
R) Ne ho la casa piena (sono quattro piani di libri). Se ne dimentico uno, gli altri mi inseguono su per le scale, quando viene buio. Il problema è che c'è un ridotto numero di libri che hanno generato tutti gli altri, dal Dottor Jekill a Dracula il vampiro. Sicuramente, da ragazzo, mi fece una grande impressione l'antologia che Fruttero&Lucentini pubblicarono su Urania, firmata da Lovecraft: Colui che sussurava nel buio. Anche Stephen King ha rimasticato in modo straordinario temi antichi. Come si fa a dire? E se vi dicessi la Divina Commedia, primo episodio, l'Inferno?D) E il peggiore?
R) E no! Anche perché rivendico il diritto di piantare un libro dopo qualche pagina, se proprio non ce la faccio. Dunque il peggiore non c'è mai: chiudo prima. Ma - e qui parlo da lettore, ovviamente - chiudo l’80 per cento dei libri che apro! Anche i superfamosi che stanno per mesi in cima alle classifiche.D) Vorrebbe dire qualcosa ai lettori di Letteratura Horror?
R) Di non fermarsi solo a quanto indica la vostra testata. Di allargare il concetto. Basta guardarsi intorno, dare una occhiata alla cronaca di ogni giorno, per accorgersi che l'horror è una dimensione talvolta impalpabile, talvolta concretissima, dietro la porta di casa. Che cosa lo è? Che cosa non lo è? Ci riguarda? Non ci riguarda? Tutto è horror e niente è horror.
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