Sono sempre stata affascinata dal mito greco, e ne scrivevo racconti brevi. Elena per me era un enigma – nel mito non è nemmeno un’eroina nera come Clitemnestra o Medea, ma una sagoma di cartone, una figura fatta di fumo. Volevo darle una voce e un’identità, e il racconto breve è diventato romanzo prima che me ne accorgessi.
In "Memoria di una cagna" la voce narrante (Elena) dice: "scelsero per me un nome atroce; Elena, la distruttrice". Un nome, un destino. Credi che esista una predeterminazione per il destino di ognuno di noi?Sì e no. A volte è difficile negare che gli eventi sembrano avere una vita loro, e che non possiamo che seguirli; ma al tempo stesso sento sempre il peso delle mie decisioni da prendere, e la fragilità di una scelta e le sue conseguenze. La libera volontà è una responsabilità immensa, ma anche un dono a cui sarebbe doloroso non credere.
Dopo il romanzo "Il rovescio del buio", che narra di un amore giovanile ed ha un'ambientazione contemporanea, con il tuo ultimo lavoro "Nel sangue" sei ritornata al romanzo storico: perché questa scelta?
La mia immaginazione ama sorprendermi. Il rovescio del buio era nato da una visita alla cava dove si ambienta il prologo; Nel sangue da una riflessione storica. Amo questo lato della mia ispirazione: quando ho cominciato a scrivere pensavo che avrei scritto soltanto romanzi storici, e scoprire questa flessibilità è stato un piacere.
"Nel sangue" racconta il controverso legame tra Cesare Borgia e la sorella Lucrezia. I Borgia sono e sono stati il fulcro di una vasta produzione letteraria: perché hai scelto di scrivere della nota dinastia valenciana?È stata un’ispirazione improvvisa…stavo parlando dei Borgia con un’amica e mi sono detta, perché non provare. Ero in centro a Firenze; ho comprato un quaderno, mi sono seduta sulle scale del Duomo, e ho cominciato a scrivere. Si può dire che l’atmosfera rinascimentale abbia aiutato…
Come si è svolto il lavoro di documentazione per la scrittura di "Nel sangue" e quali sono stati i tuoi riferimenti?
Si può dire che si sia trattato del risultato naturale di un’educazione di liceo classico. Avevo già in mente Il principe di Machiavelli, Guicciardini, e altri…a quel punto si è trattato soltanto di controllare alcuni fatti, e adattarli alla trama. Il romanzo storico non è mai un libro di storia…la trama esige degli adattamenti.Si è da poco conclusa la fiction "The Borgias" di Neil Jordan, qual è la tua opinione su questo prodotto mediatico? Pensi che possa avvicinare il pubblico alla letteratura sull'argomento?Vivendo in Inghilterra ho avuto occasione di vedere un paio di stagioni. Era una bella idea, con dei costumi stupendi; poi chiaramente si sono un po’ persi nella soap opera, preoccupandosi più di inventare storie d’amore che degli eventi in corso. Ma François Arnaud, che interpreta Cesare Borgia, è stato bravissimo, e Jeremy Irons come sempre è immenso. È chiaro comunque che come sempre la TV può essere un ponte per nuovi lettori.Grazie a Francesca per la sua disponibiltà.Qui sotto trovate un video di una della presentazioni dell'autrice.