Intervista Gastronomica a Marco Parlato

Da Anginapectoris @anginapectoris

Marco Parlato

Marco Parlato, è metese come me, nato a Vico Equense (NA) nel 1986, ci accomuna una grande  passione per la scrittura e per la lettura, vive, studia  e scrive a Roma  (ma anche sul treno,  sul tram e dove si trova:-), il suo blog personale si chiama “Thireos”, dal greco ϑυρεοειδής ossia a forma di scudo oblungo, la tiroide, non a caso è situata nel quinto Chakra  Vishuddha quello della gola, punto di comunicazione verbale, qui vi è concentrata anche la forza della Creatività Superiore, e a quanto pare, Marco di creatività ne ha da vendere. La sua  prima opera, edita dalla Gorilla Sapiens, giovane e

Vishuddha. il quinto chakra

rampante casa editrice romana, indipendente, il libro ha avuto una prima presentazione romana seguita da una organizzata qui, nella sua terra, presso la biblioteca comunale di Piano di Sorrento dove io stessa ho avuto il piacere di essere relatrice insieme ad Antonio Fienga, direttore di Corso Italia News. Il suo romanzo ha avuto moltissimi consensi, tra cui mi fa piacere mettere in evidenza quello sul  blog dell’amico Omar di Monopoli.

Quando Marco mi ha chiesto di presentare il suo libro, sono rimasta un po’ sconcertata, per la cieca fiducia che aveva in me, credo di essere la persona meno indicata, soprattutto quando i testi sono impegnati, seri, tristi od affrontano un certo tipo di problematica, ma lui mi ha detto che non gli importava, e che bontà sua gli andavo bene.

La dedica di Marco

“Tiroide” si legge velocemente e con grande avidità, chi vive qui, in costiera sorrentina, è ben a conoscenza del contesto sociale in cui  agiscono ed interagiscono i giovani, della vita di paese, e, chi ne vive al di fuori, secondo me, manco immagina che in questo posto paesaggisticamente dei più belli del mondo si possano vivere situazioni cosi paradossali, che ti lasciano il sorriso sulle labbra, anche se a volte è un po amaro.

Io, normalmente agli scrittori che intervisto, chiedo di cosa si siano nutriti, durante la stesura del loro libro, a Marco non l’ho chiesto, ma il frutto di tutto questo è secondo me dovuto ad un abuso del bimby, me lo ha scritto anche nella dedica, naturalmente sto

scherzando, e so perfettamente che la vita da studente, lontano dalle grinfie materne, non e delle più facili, e sicuramente, non assicura un pasto genuino giornaliero, normalmente si ci nutre di schifezze, ma se il nutrirsi di schifezze da questi risultati, allora, ben vengano le schifezze.

Angie: – Quanto conta una buona alimentazione per il tuo lavoro?
Marco: – Una buona alimentazione conta molto in ogni ambito. Il problema è riuscire a seguirla!

Angie: – Nel lavoro che svolgi ti sei mai ispirata/o a qualcosa di gastronomico?
Marco: – Certo, soprattutto su come ci rapportiamo con il cibo.
Infatti noto che negli ultimi tempi, a causa anche del fungheggiare di programmi televisivi e talent gastronomici, ci sia una sorta di ricatto inconscio, per il quale una persona è rispettabile solo se brava in cucina.

Masterchef uno dei talent gastronomici più seguito

Lo dimostrano le centinaia di foto di piatti cucinati che ogni giorno i vanesi iscritti ai social network pubblicano sulle loro bacheche. Eppure ci sono persone eccezionali negate per la cucina. Penso a mio padre, che prendiamo affettuosamente in giro in famiglia. È totalmente negato ai fornelli. Però è uno dei lavoratori più dediti e precisi che conosca e una persona formidabile, e non lo dico in quanto figlio. Passerà. Magari tra qualche anno saremo rispettabili solo se capaci di andare in monociclo (ci sarà da ridere!)

Angie: – Cosa significa per te mangiar bene
Marco: – L’insegnante di biologia al liceo ci ripeteva che la risposta sempre giusta è: la stabilità. Trattandosi anche di chimica, mangiare bene è trovare il giusto equilibrio tra bisogno e piacere.

Angie: – Le tue esperienze lavorative?
Marco: – Ho fatto il libraio, ora studio. E scrivo, che può non essere un lavoro, ma di certo è un mestiere.

Marco, in una veste inconsueta, alla presentazione romana da scripta manent

Angie: – Hai un ristorante o un locale dove preferisci andare a mangiare? Se sì, dove?
Marco: – Ce ne sono diversi. Per non scontentare nessun ristorante della mia terra, e per non fare arrossire i miei freschi vicini romani, ne citerò uno neutrale: da Regina a Bracciano. Gestito da Regina in persona insieme al figlio, ha un servizio spartano, orario rigido (di sera, per esempio, apre alle 19.00 e alle 21.00 inizia già a sgomberare), i primi piatti hanno la generosità delle nostre nonne, i secondi di carne sono ottimi. Dolci fatti in casa. Una linea di gestione radicale ed efficiente. Oltre al lago e al castello è una tappa che consiglio.

Angie: – Ti piace invitare amici a cena o a pranzo, o sei più spesso invitato??
Marco: – Entrambe le cose. Negli ultimi tempi ciò che più mi preme, in queste occasioni, è contenere il numero di partecipanti. Per quanto belle a vedersi, le tavolate chilometriche creano confusione, poco si gode del piacere di condividere il piatto con un amico.

Angie: – Sei mai stata/o a dieta?
Marco: – Una terribile dissociata. Odiosa, perché non fatta per dimagrire.
In quella ingarbugliata branca medica che è la dermatologia, la dieta fu un tentativo di trovare la causa del rossore improvviso sulla mia fronte. La dieta non servì, il rossore andò via in seguito senza motivo apparente.

Angie: – Meglio carne o pesce?
Marco: – Facciamo che mi prendo un po’ di tempo per maturare una decisione consapevole. Tipo venti, quarant’anni.

Angie: – Se fossi un dolce, quale saresti?
Marco: – Fatico molto a vedermi come un dolce!

Angie: – Se fossi un ingrediente?
Marco: – Un ingrediente molto deciso, di quelli che si mangiano con gusto oppure si scartano per evitare l’indigestione. Non direi l’aglio, perché sono molto meno insistente del suo aroma. Ma l’idea si è capita.

Angie: – un frutto
Marco: – Limone.

Angie: – Vino, ed in quale ti identifichi caratterialmente??
Marco: – Posto che mi piacerebbe che a queste domande rispondesse chi mi conosce, facciamo un rosso non troppo fruttato. Comunque ambirei a essere un vino del centro Italia. Vini che ritengo imbattibili.

Angie: – Un liquore
Marco: – Whisky scozzese. Esageriamo, diciamo anche quale: McCallan.

Angie: – Il tuo punto debole
Marco: – Non vado certo a dirlo in giro!

Angie: – Nel tuo frigo che cosa non manca mai, e nella dispensa?
Marco: – Formaggio in frigo, miele in dispensa.

Angie: – L’aspetto che più ti attira del fare da mangiare e se c’è un piatto che ti piace cucinare di più in assoluto?
Marco: – Mi interessano i momenti morti, cosa fare quando tutto è pronto, o sui fornelli, e non resta che aspettare. Da questi minuti capisci che tipo di cuoco hai davanti.

Frittata di zucchine

Mi piace cucinare la frittata e farcirla recuperando le rimanenze, che sia un pezzettino di formaggio che ti implora dall’angolo del frigo, oppure le zucchine non utilizzate per condire la pasta. Un giorno vidi in tv il grande Fabio Picchi esaltare la frittata proprio per come si presta all’utilizzo delle rimanenze. Figuriamoci se non mi dissi:”Marco, se lo dice Picchi, continua così!”

Angie: – E quello che ti piace mangiare?
Marco: – Difficile scegliere una sola pietanza. Devo dire che però il buffet ha quel fascino unito al piacere di trovare tutto pronto. Peccato che in ogni occasione ci sia una Banda del Tramezzino pronta a fare blocco e comportarsi come i peggiori accattoni sanno fare.

Angie: – Come ti definiresti a tavola?
Marco: – Alice nel paese delle meraviglie.

Angie: – La colazione ideale e quella che invece normalmente fai

gin-seng coffe

Marco: – Normalmente tè oppure caffè al ginseng e una brioche.
Fette biscottate, burro e marmellata è ancora ritenuta una colazione ideale? Ecco, mi piacerebbe farla sempre così, se non fosse che appena sveglio ho l’apatia di un bradipo pigro.

Angie: – Di cosa sei più goloso? e cosa proprio non ti piace?
Marco: – Datemi un salamino e vi solleverò l’ago della bilancia.
Abolirei il cuscus, che inoltre mi fa sempre pensare a una battuta in Totò contro i quattro.

Angie: – Che ne pensi dei prodotti surgelati, che dimezzano il tempo in cucina?
Marco: – Anche lì si può trovare la qualità – per non parlare delle scoperte che si fanno al banco frigo dei discount. Ma è dura la via del cavaliere di freezer!

Angie: – La cucina e’ fatta anche di profumi, essenze, odori, ne hai uno preferito ed uno che non ti piace proprio?
Marco: – La brace vince sempre. Parlo dell’idea di brace, il profumo che ti prende di domenica mattina, persino nelle grandi città, e tu che passeggi alzi lo sguardo ai tetti per

carne alla brace

individuare il fumo rivelatore che sale dal balcone dei fortunati. Quanto ti piacerebbe ora arrampicarti su quel terrazzino! Sopporto poco i broccoli in fase di cottura, ma li mangio volentieri.

Angie: – Limone o aceto?
Marco: – Entrambi.

Angie: – Non puoi vivere senza…
Marco: – Non mi viene alcun ingrediente o cibo, e sospetto che in caso di mancanza mi abituerei a stare senza.

Angie: – un tuo menù ideale?
Marco: – Che non mi riempia prima della fine.

Angie: – Dici parolacce?
Marco: – Accipicchia, sì!

Foto di Chiara Coppola

Angie: – La parola che dici piu’ spesso?
Marco: – Intesa come parolaccia non saprei. La più gettonata per chiunque è “cazzo” ed è molto svalutata. La vera parolaccia dovrebbe scandalizzare e talvolta scandalizza di più una parola che parolaccia non è.

Angie: – Esiste un legame tra cucina e sensualità? Che cosa secondo te conta di più nel sedurre una donna? Una buona cena, o anche il saper cucinare?
Marco: – Ho molti dubbi circa le famose cene afrodisiache. Nel senso che sono un di più. Il desiderio c’è da prima, si potrebbe fare una cena afrodisiaca come una partita a briscola afrodisiaca. Per quanto riguarda la seduzione, posso dire di avere fatto pessime cene senza che la serata fosse compromessa.

Angie: – Una “fantasia erotico gastronomica”?
Marco: – Le fantasie ci sono, ma unire questi due ambiti mi convince poco.

Angie: – Hai mai conquistato qualcuno cucinando??
Marco: – Per rimanere in termini bellici, ho confermato la mia presenza sul territorio cucinando.

Angie: – Hai mai utilizzato l’ambiente cucina per (scrivere) e lavorare?
Marco: – Sì, ma sempre lontano dai pasti.

Angie: – La verve letteraria, lo stimolo per incominciare a raccontare, avviene a pancia piena o a digiuno?
Marco: – A volte ho saltato il pranzo o la cena per non interrompere. Scrivere e mangiare, proprio non ci riesco. Poi capita anche di mettersi a scrivere perché lo si è deciso. In quel caso si può pianificare meglio la pausa pranzo.

Angie: – Preferisci di più il dolce o il salato quando sei preso dal tuo lavoro?
Marco: – Come appena detto sopra, in fase di scrittura nulla. Al massimo un tè senza altro. In generale il salato vince.

Angie: – Hai qualche episodio legato al cibo da raccontare? O una cosa carina e particolare che ti è successa?
Marco: – Per becera autopromozione non posso che consigliare l’episodio della pasta incucinabile narrato nel mio romanzo.

Angie: – Vai spesso a pranzo/cena fuori, se si’ che tipo di locale prediligi?
Marco: – Cerco di limitare le uscite, anche perché perderebbero senso se fossero la norma. Sfrutto il passaparola o TripAdvisor in caso di locali nuovi. Mentre la scelta per quelli noti dipende anche dal comportamento di gestore e, in parte, del personale. Decidere di lavorare a contatto con la gente richiede per forza una disponibilità nei rapporti. Invece è allucinante annotare i comportamenti sgradevoli. Come se qualcuno li avesse obbligati ad aprire un ristorante.

Angie: – Che fai dopo cena?
Marco: – Dipende dalla serata. Le solite cose che fanno rimandare una salutare infilata sotto le coperte.

Angie: – L’ultimo libro che hai letto?
Marco: – “La biblioteca di Gould” di Bernard Quiriny.

Angie: – Il pezzo musicale che mette in moto i succhi gastrici…
Marco: – Non uno in particolare. Sospetto un pezzo rock.

Angie: – Hobby?
Marco: – Mi suona sempre come la voce Segni Particolari. Allora ci si aspetta davvero qualcosa fuori dalla norma. Come allevare scimmie di mare oppure collezionare carte di identità smarrite. Vado sul sicuro: nessuno.

Angie: – Se fossi un personaggio mitologico chi saresti?

Jacob Peter Gowy, da bozzetto di P. P. Rubens, La caduta di Icaro (1636-1638), olio su tela, Madrid (Spagna), Museo del Prado

Marco: – Un Icaro meno avventato. Potrei evitare i mezzi pubblici e viaggiare più velocemente.

Angie: – Qual è il sogno più grande?
Marco: – Vivere senza preoccupazioni. Dalle minime alle più incombenti.

Angie: – Cosa ti dicono più spesso?
Marco: – “Sei sempre tu” (allora sospetto che mi apprezzerebbero se avessi un disturbo di personalità multipla e provo a causarmi un trauma che mi renda schizofrenico. Alla fine preferisco rimanere me, pensa che assurdità!)

Angie: – Ti fidanzeresti con una cuoco/a?
Marco: – Vedo più probabilità per un contratto di collaborazione.

Angie: – Un piatto della tua infanzia
Marco: – Bastoncini di pesce. Indigesti alla mensa scolastica, accettabili a casa.

Angie: – C’è un piatto che non hai mai provato e che vorresti assaggiare?
Marco: – La lingua. Per la curiosità di parlarne mangiandola.

Angie: – Oggi si parla di federalismo. Secondo te, esiste anche in cucina?
Marco: – La genovese è una ricetta napoletana. È tutto.

Angie: – Quale piatto eleggeresti come simbolo dei 150 anni dell’Unità d’Italia?

Pasta

Marco: – Eleggerei sempre e comunque la pasta. Nel bene e nel male è sinonimo di Italia.

Angie: – Dopo la cucina italiana, ce n’è qualcuna internazionale che preferisci? Se si’, quale?
Marco: – La Mitteleuropa ha delle zuppe gustosissime. Mentre invece alcuni kebabbari, oltre al piatto principale, hanno ottimi stuzzichini. Penso ai falafel o ai kibbeh, per esempio.
In questi casi però bisognerebbe sempre domandarsi se ciò che presentano i locali trapiantati da noi corrisponda davvero alla tradizione e non siano un adattamento turistico. Come capita nei ristoranti cinesi, dove alcune portate che ben conosciamo in Cina non le hanno mai viste.

Angie: – A quali altri progetti ti stai dedicando in questo periodo?
Marco: – Si scrive ancora. Va a finire sempre così!

Angie: – Come definiresti il tuo carattere, da un punto di vista prettamente gastronomico?
Marco: – Pungente.

Angie: – A che piatto paragoneresti Letta, Berlusconi, Renzi, Vendola, Beppe Grillo?
Marco: – Preferisco ridere, con amarezza, della politica. Non riesco a paragonare questi personaggi, e relativi colleghi, a un momento tanto piacevole come lo stare a tavola.

Angie: – La cucina ti ha mai tradito?
Marco: – Solo in caso di elettrodomestici guasti!

Angie: – Se tu dovessi abbinare una pietanza a ogni personaggio del tuo romanzo, quali sceglieresti?

cibo scaduto

Marco: – Stefano, con la sua malattia in rapida evoluzione, è di certo un alimento scaduto che continua a stare in frigo.

Angie: – Quale personaggio del tuo libro potrebbe essere “la mela proibita”?
Marco: – Senza svelare nulla, posso dire che Stefano coglie la mela proibita nel finale.

Angie: – Prova a descrivere il tuo romanzo – o parti di esso – con metafore culinarie, tipo “nutrimento dell’anima”.
Marco: – Ci sono molti bocconi amari da mandare giù per il protagonista.

Angie: – Se tu dovessi scegliere uno scaffale di supermercato (o altro negozio simile), dove immagineresti collocato il tuo libro? E perché?

Vol-au-vent

Marco: – Banco frigo. Tipo una confezione di vol-au- vent rustici. Persistono nel tempo, li cucini in un attimo col microonde, li spazzoli con gusto.

Angie: – Stai pensando alla trama da mettere su carta, sei preso dal vortice dell’ispirazione: dove ti percepisci? (es. in un agrumeto, in un campo di pomodori, in una distesa di mais, in un vigneto ecc.)
Marco: – Mi è capitato di cogliere amarene nel giardino di mio nonno. Ecco, devi avere la pazienza di prenderle tutte, una alla volta. Ma soprattutto non dimenticare quelle lasciate indietro per tornare a coglierle dopo, da una migliore posizione.

Angie: – “Panem et circenses”. Sostituisci ai giochi da circo i libri. Cosa ti evoca a livello sensitivo e immaginifico?
Marco: – Un libro condiviso: mentre lo leggi anche gli altri che l’hanno scelto leggono le stesse tue righe. Fantascienza spicciola, che ci vuoi fare?

Angie: – quale attore sceglieresti per ricoprire il ruolo del protagonista del tuo libro? E di qualcuno dei “secondari”?

Beppe Fiorello

Marco: – Per una fiction italiana: Beppe Fiorello. Vogliamo mica negargli l’ennesimo ingaggio? Un po’ di trucco per renderlo simile a un ventenne ed è fatta.
A parte gli scherzi, un giovane attore che sappia recitare sarebbe già una grande soddisfazione.

Angie: – Il sapore delle tue parole?
Marco: – Non dovrei dirlo io. Intanto ho fatto di tutto per renderle piacevoli.

Angie: – Tre aggettivi per definirti come scrittore/ice:
Marco: – Prolifico, ricco, famoso. Ah, si parlava di uno scrittore? Chiedo scusa.

Angie: – Tre aggettivi per definirti come uomo/donna:
Marco: – Prolifico, ricco, famoso. Ah, si parlava ancora di uno scrittore? Chiedo scusa di nuovo.

Angie: – Cosa c’è di te nel protagonista del tuo romanzo?
Marco: – Una punta di rassegnazione.

Angie: – Il colore della tua scrittura?
Marco: – Rosso, come lo sfondo in copertina. (cambierà quindi per le successive)

Angie: – La colonna sonora del tuo ultimo libro?
Marco: – Di recente stavo pensando di pubblicare una playlist consigliata. Abbastanza elettronica come suoni.

Angie: – Il prossimo libro che scriverai?
Marco: – Qualcuno dice che esiste già, ma io non lo so. Altri invece dicono che io so che esiste, ma il libro stesso invece non lo sa e quindi deve essere convinto da me. Proverò a raggiungere un compromesso.

Angie: – Il libro della tua vita?
Marco: – Ce ne sono diversi e non vorrei fare torto a nessuno.
Facciamo così: trasformo la risposta in consigli.
“Codice della vita italiana” di Giuseppe Prezzolini. Un libriccino che chiunque dovrebbe avere sempre a portata, per tenere bene allenati la memoria e il disincanto.
“Vita e opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo” di Laurence Sterne. Un classico formidabile. Potrei parlarne per giorni.

Angie: – Il libro che avresti voluto scrivere?
Marco: – Quando un libro è ben riuscito, e “Tiroide” lo è, posso dire che è il libro che avrei voluto scrivere.

Angie: – Il libro che non avresti mai voluto leggere?
Marco: – Shhh, che ormai in Italia le querele vanno via come le querele.

Angie: – Qui nel nostro paese c’e’ un bel gran “fermento letterario” a Napoli forse piu’ che nelle altre città secondo te ci industriamo, o siamo bravi? Chi tra gli autori campani preferisci e reputi più bravo, ed a quale piatto lo paragoneresti?
Marco: – Se sei bravo, finisci per forza con l’industriarti. Posso dire di apprezzare molto Dario De Marco, che seguo da un po’, e Gianfranco Di Fiore, recentissima scoperta.

Gianfranco Di Fiore

Campani, poco conosciuti, molto diversi e li consiglio a tutti. Davvero.
Per il paragone con un piatto, entrambi una portata che non conoscevi e che ti lascia un buon ricordo.

Angie: – Le donne secondo te, sono piu’ brave degli uomini a scrivere? e ad affontare il tuo stesso genere letterario?
Marco: – Non farei distinzioni nette. Abbiamo ottimi romanzi scritti da donne e da uomini.
Purtroppo ci sono sempre occasioni in cui viene fuori il peggio delle persone, l’editoria non è esclusa. Dal poco spazio, se non nullo, che di proposito si concede a scrittrici più brave di alcuni scrittori; ai concorsi letterari in cui gli organizzatori hanno già deciso di premiare una donna per fare gli splendidi.

Angie: – Se dovessi riassumere la tua filosofia di vita?
Marco: – Assente.

Angie: – Il tuo dolce del natale preferito e se hai qualche ricordo legato alla gastronomia di questo periodo
Marco: – A Natale zeppole. Anche se mi do molto più da fare con la frutta secca. Decisamente molto da fare. Ho molti ricordi, accomunati dall’atmosfera di quei momenti.

Angie: – in conclusione, una tua ricetta per i miei lettori
Marco: – Per le grandi occasioni, tipo quando ci si è svegliati di buon umore, penne alla

Penne alla Norcina

norcina. Ora so che dovrei indicare ingredienti, quantità, tempi di cottura. Ma come quelle anziane signore di paese, che non hanno la minima intenzione di svelare i loro segreti culinari, e che dunque fanno le vaghe per mantenere i buoni rapporti:
E che ci vuole! Prepari la panna con i funghi e la salsiccia, butti la pasta, un po’ di pepe, il tartufo (se non l’avete fatene a meno, disperandovi per qualche minuto), poi metti tutto insieme e mangi! Facilissimo.
(va bene, non vi lascio proprio così. Alcuni elencano la cipolla tra gli ingredienti. Voi allora prendete la cipolla e la mettete da parte per qualche altra ricetta.)

Tiroide

Titolo del Libro: Tiroide
Autore :  Marco Parlato
EditoreGorilla Sapiens
CollanaCaramella acida
Data di Pubblicazione: 2014
GenereLETTERATURA ITALIANA: TESTI
Pagine128
ISBN-108890719796
ISBN-139788890719790

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