Magazine Cucina

Intervista gastronomica ad Alice Basso

Da Anginapectoris @anginapectoris

L'amore per i libri e l'incontro fatale tra una ghostwriter e uno scrittore affascinante e famoso

Un giorno leggevo le recensioni dei giovani autori italiani e mi sono imbattuta nella recensione del libro di Alice Basso, "L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome", e l'ho acquistato in e-book, e, nel giro di tre giorni, utilizzando un termine che mi confa (a me e la mia rubrica) l'ho divorato avidamente, nel frattempo pero' avevo già contattato Alice, chiedendo di intervistarla, e lei mi disse che in cucina era una frana, pero' poi ha accettato, e si è divertita, non solo lei, ma anche io che nel frattempo leggevo il suo racconto, e dove trovavo man mano che procedevo, tutta una serie di spunti gastronomici. La sua scrittura, vivace e divertente ha catturato la mia attenzione e all'istante mi sono trasferita anche io a Torino, osservando da dietro le quinte le vicende della nostra eroina Vani Sarca, darklady e di mestiere ghostwriter.
Sul sito della Mondadori la sua biografia recita pressapoco così:
Alice è nata nel 1979 a Milano, e ora vive in un ridente borgo medievale fuori Torino.
Lavora in una casa editrice. Nel tempo libero finge di avere ancora vent'anni e canta in una band di rock acustico per cui scrive anche i testi delle canzoni. Suona il sassofono, ama disegnare, cucina male, guida ancora peggio e di sport nemmeno a parlarne.

E veniamo alla divertente intervista che mi ha rilasciato dove conferma il fatto che non sa cucinare e ci preannuncia che nel secondo libro che vedrà protagonista Vani Sarca le componenti cibo e cucina occuperanno posti di un certo riguardo.

Angie: - Se fossi un dolce, quale saresti?

Alice:- Un bigné alla crema pasticcera. Mi sa che gli somiglio anche un po' fisicamente.

mandorle, noci e nocciole da tritare e disseminare sopra sughi o piatti di vario genere. (Sì, cucino da schifo e non so fare cose complicate, ma certi piccoli sfizi, come sentire il croccantino della mandorla tostata sotto i denti, ce li sappiamo togliere anche noi imbranati).

Angie: - Di cosa sei più goloso? E cosa proprio non ti piace?

Alice:- Come ho detto, farei qualsiasi cosa per della carne cruda (e se gli animalisti vogliono uccidermi, be', un po' li capisco anche. Però non ci posso fare niente, mi fa impazzire). E il whisky torbato, che tra l'altro ha anche delle ricadute sociali ottime (sembri fighissima quando lo ordini al pub la sera). Non riesco invece a stare nella stessa stanza con un formaggio stagionato.

Angie: - L'ultimo libro che hai letto?
Alice:- Ho appena finito "Tempi glaciali", l'ultimo di Fred Vargas.

Angie: - Hobby?

Alice:- Direi scrivere, se non fosse di recente diventato qualcosa di più. Amo anche disegnare. Ma soprattutto cantare con le mie due band (una di rock-folk acustico, gli Spare Wheels, e un'altra di rock alternativo composta da tutte ragazze, le Soundscape).

Angie: - Oggi si parla di federalismo. Secondo te, esiste anche in cucina?
Alice:- Io parlerei più che altro di "unione che fa la forza": diversi piatti e prodotti tipici da diversi luoghi, e l'Italia diventa un appetitosissimo collage. (Madonna, questa frase pareva uno spot dell'Expo. Chiedo se mi pagano).

Angie: - Quale piatto eleggeresti come simbolo dei 150 anni dell'Unità d'Italia?

Alice:- O la pizza o la pasta al pomodoro, direi. (Ma come facevamo, noi italiani, prima che dall'America ci arrivasse il pomodoro?!?)

Angie: - Stai pensando alla trama da mettere su carta, sei preso dal vortice dell'ispirazione: dove ti percepisci? (Es. in un agrumeto, in un campo di pomodori, in una distesa di mais, in un vigneto ecc.)

Alice:- In un'enoteca, a un tavolo di legno solitario e un po' in penombra, con della musica d'atmosfera in sottofondo.

Angie: - Tre aggettivi per definirti come scrittore/ice:
Sono ironica, o almeno ci provo; sono leggera, perché gli argomenti seri li lascio affrontare a quelli più seri di me; sono veloce, sia io a scrivere, sia la mia scrittura a farsi leggere.

Angie: - Il libro della tua vita?
"La principessa sposa" di William Goldman.

Angie: - Qui nel nostro paese c'è un gran bel "fermento letterario", a Napoli forse più che nelle altre città: secondo te ci industriamo, o siamo bravi? Chi tra gli autori campani preferisci e reputi più bravo, ed a quale piatto lo paragoneresti?
Alice:- Guarda, effettivamente quest'anno ho conosciuto due miei colleghi esordienti, entrambi napoletani, che sicuramente stanno portando alto il vesillo della città: Lorenzo Marone e Lavinia Petti. Il libro di Lavinia, "Il ladro di nebbia", lo devo ancora cominciare, ma conoscendola sarà di certo molto ben fatto; quello di Lorenzo, "La tentazione di essere felici", è meraviglioso. E sembra una pastiera: preparazione meticolosa e curatissima, gusto che fa impazzire qualsiasi palato.

Angie: - In conclusione, una tua ricetta per i miei lettori!

Alice:- ... Ed eccomi appunto qua con i dolcetti di Natale di mia nonna. Non so come si chiamassero, non so nemmeno se fossero una sua invenzione, un esperimento ben riuscito, o se facciano parte della tradizione emiliana... Erano come dei tortelli di pastafrolla, delle mezzelune ripiene grosse da stare nel palmo della mano; la pastafrolla era spessa ma molto chiara e molto friabile. Dentro, un ripieno di trito di nocciole, cacao e uva sultanina (poca). Credo ci fosse anche della scorza d'agrumi. Se qualcuno dei tuoi lettori li conosce, li prepara abitualmente, e magari vuole anche mandarmene un po' il prossimo Natale, gli mando in omaggio tutte le copie che vuole!


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