Sono nato a Perugia sotto il segno del Leone 33 anni fa, città nella quale vivo tuttora. Dopo la laurea in Scienze Politiche ho collaborato per alcuni anni con l’Università e attualmente insegno in corsi specialistici dedicati alla conoscenza dell’Unione Europea. Oltre all’attività di scrittura – la mia vera passione – faccio però anche parecchie altre cose, tra le quali ne citerò una soltanto: al momento partecipo alla produzione di un documentario sulle ferrovie umbre, in particolare sulla dismessa e spettacolare Spoleto – Norcia. Quanto al mio amore per la storia, non posso negarlo; è una “malattia” che affligge tutta la famiglia.Il tuo romanzo d'esordio "Le ali del falco" racconta le vicende del cavaliere Manuel D'Antognolla. La vicenda, ambientata nel medioevo, si snoda in parte nel territorio umbro e in parte in terre straniere. Come è nata l'idea di scrivere questa storia e come sei arrivato alla pubblicazione?“Le ali del Falco” è nato essenzialmente dal desiderio di scrivere una storia tutta mia dopo aver letto svariati romanzi di autori famosi. Ricordo che lo scrissi di getto, in poco più di due mesi (parliamo di un tomo piuttosto poderoso), proprio perché avevo una gran fretta di arrivare in fondo ed iniziare a farlo leggere ad amici fidati. Si tratta del classico romanzo storico, che intreccia un protagonista di fantasia ad altri reali, con molta azione e ben due grandi battaglie. L’idea di legare la storia locale a quella internazionale, ossia la Guerra dei Cent’Anni tra Francia e Inghilterra, è stata ben ponderata, tanto che ho scelto il periodo nel quale ambientarlo proprio a causa dei molti spunti disponibili sui due fronti; in pratica, ho voluto scrivere una storia che potesse essere spendibile sia sul territorio che al di fuori, e devo dire che il mio primo scritto mi ha dato molta soddisfazione. Come sono arrivato alla pubblicazione? Piuttosto semplicemente, direi. Come fanno gran parte degli esordienti, ho mandato il manoscritto ad alcune case editrici (non molte, per la verità), e ho accettato la prima proposta che mi è stata fatta. Il romanzo "Oro, sole e sangue", fresco di stampa per i tipi della Leone, è incentrato sulla figura di Giovanni Giustiniani, figlio illegittimo e omicida, che fugge nel Nuovo Mondo per scampare alla legge. Un racconto epico che annovera tra i suoi protagonisti anche Hernan Cortés e nel quale si racconta di come, con efferatezza e grande spandimento di sangue, venne conquistata la civiltà azteca. Come si è svolto il lavoro di documentazione e quanto tempo ti ha impegnato?Per rispondere a questa domanda devo fare una premessa: pur non essendo un esperto dell’America Latina, sono sempre stato affascinato dalla spedizione di Cortés e da come pochi uomini siano riusciti a far collassare un impero. Furono favoriti in realtà di una serie di circostanze incredibili tanto che, dopo aver scritto “Le ali del Falco” ed essermi messo alla ricerca di un evento storico di prima grandezza che potesse far da cornice ad un’altra avventura, il pensiero mi è andato subito alla spedizione di Cortés. Come detto però non ero affatto un esperto della materia, né della cultura dei popoli precolombiani, tanto che inizialmente mi sono trovato di fronte a grosse difficoltà, tali quasi da farmi rinunciare al progetto. A poco a poco però mi sono documentato, acquistando libri dedicati all’argomento e facendo ricerche in rete. Insomma, dar luce ad “Oro, Sole e Sangue” ha richiesto un lavoro di documentazione molto più accurato rispetto al mio precedente romanzo (non perché il primo non fosse accurato, ma semplicemente perché padroneggiavo meglio la materia!), e anche una quantità di mesi molto maggiore. Certo ho dovuto fare piccoli aggiustamenti in grado di rendere il racconto più fluido, sfoltendo, ad esempio, le scene troppo ripetitive e semplificando alcuni aspetti. Se alla fine il tutto è riuscito, lo giudicheranno i lettori. Quali sono i tuoi riferimenti letterari e quanto hanno pesato nel plasmare il tuo stile?
ritratto di Cortés, uno dei personaggi
del romanzo "Oro, Sole e Sangue"