INTERVISTA: Il romanticismo fotografico di Sara Esposito

Da Simonettha


"Nessun artista è mai morboso. L'artista può esprimere qualsiasi cosa.
Il pensiero e il linguaggio sono per un artista strumenti di un'arte." (Oscar Wilde)
Girovagando nel mondo del web ho avuto la grande fortuna di scoprire Sara Esposito, una giovane fotografa che riesce a realizzare degli scatti davvero speciali, molto emotivi. Le sue fotografie sono romantiche e anche la stessa Sara, pur non avendola conosciuta personalmente, attraverso le sue parole mi ha trasmrsso un romantico senso di dolcezza e poesia. L'arte é ovunque e Sara riesce a scovarla e catturarla anche negli angoli piú nascosti del mondo suscitando delle piacevoli sensazioni in tutti coloro che hanno la fortuna di poter ammirare i suoi scatti. Questa é sicuramente l'intervista piú lunga che ho pubblicato finora e ció mi rende davvero felice! Finalmente qualcuno che ha voglia di raccontarsi con tanta passione.


"Ho 21 anni appena compiuti e sono di Bergamo, anche se il cognome suggerisce origini mediterranee. Infatti mio nonno era napoletano mentre i entrambi i miei genitori sono di Reggio Calabria.
Ma mia madre fa l’insegnante e nel lontano 1980 si trasferì a Bergamo per insegnare in una scuola superiore. Esattamente dieci anni dopo il 7 agosto del 1990 all’ospedale riuniti di Bergamo nascevo io, 3 chili e 350 di morbida carne olivastra e riccioli scuri. Ho sempre studiato qui nella mia città e mi sono appena diplomata al liceo Artistico statale Giacomo e Pio Manzù fuori corso a causa di due anni trascorsi in un liceo scientifico ( la giusta scelta è arrivata tardi e la scoperta che la sintassi logica non può convivere con la creatività esplosiva l’ho scoperto sulla mia pelle ) Ora che mi sono diplomata invece che godermi le vacanze come tutti (molti) fanno, aspetto impazientemente l’inizio dell’università alla quale esattamente un mese fa mi sono immatricolata con il numero 2273: la L.A.B.A. ( libera accademia di belle arti) indirizzo fotografia."


Quando è nata la tua passione per la fotografia?
Ho in mente esattamente il giorno, il momento in cui mi sono resa conto che la fotografia sarebbe entrata a far parte della mia vita senza uscirne più.
Ero in visita scolastica a Varese con una della migliori professoresse che io abbia mai avuto la fortuna di avere, insegnante non solo di scuola ma soprattutto di vita a cui devo maggior parte della mia formazione artistica.
Mi accorsi che nella mia macchinetta fotografica, ai tempi una semplice compatta, era rimasta pochissima memoria. Il problema era che non avrei potuto nemmeno cancellare alcune foto precedenti poiché si trovavano in una cartella che potevo visualizzare solo tramite computer.
Quasi impaurita all’idea di non poter fotografare ciò che avrei visto, decisi di fare un’accurata scelta di soggetti da inquadrare, di attimi da cogliere e mi resi conto di quante fosse bello studiare la storia che sta dietro un’immagine prima di restituirne il corrispettivo digitale.
È uno dei miei momenti più felici ed alla quale sono molto legata.
Non so come mai ma mi rendo conto di avere un’ossessione nel voler ricordare
“ l’inizio” dei momenti importanti, mi piace poter ricordare l’attimo precedente di qualcosa di felice, che mi riempie il cuore ancora di più del fatto stesso.
Come se ricercassi la causa, il segreto di quella stessa felicità.

Ma tornando a noi, e alla domanda che mi hai posto, fu in effetti solo qualche anno dopo che mi resi conto che questa passione era già intrinseca tra i miei muscoli e le mie vene. Tra sangue ed ossigeno. Guardando tra vecchie foto ne scorsi una dove mio padre mi incoraggiava a farmi scattare con una macchina fotografica analogica ( cioè con un rullino) il mio primissimo autoritratto allo specchio, e già allora percepì una buona luce ed un buon taglio. Ed avrò avuto si e no 6 anni!!


Cosa cerchi di raccontare attraverso le tue fotografie?
Prima ti ho accennato di questa ossessione per “ l’inizio” dei momenti importanti.
Ed è un’ossessione che si ripercuote anche nella mia fotografia.
Sento il bisogno di raccontare i miei momenti felici e quello che mi capita o semplicemente ho attorno, in qualsiasi momento e con qualsiasi strumento, anche con un cellulare.
Certe volte racconto quello che ho attorno come se stessi girando il film della mia vita, certe volte invece ricreo la sceneggiatura, scrivo il copione per altre persone.
Nella prima situazione raccolgo foto di strada, momenti di famiglia, mercatini di risate e splendidi paesaggi.
Nella seconda divento a pieno padrona della situazione e gioco con la persona che ho davanti trasformandola in qualcosa che voglio io.
Utilizzo le potenzialità e la bellezza del mio soggetto per ottenere la foto che mi sono già prefigurata in testa.

Ma in tutti e due i casi penso che ciò che racconto sia semplicemente il mio io.
Il mio modo di vedere, vivere e colorare il mondo.
Ritengo la fotografia una cosa talmente intima da pensare che chi ha coraggio di mostrarla al resto del mondo sia veramente una persona audace o comunque molto sicura di se.
Ciò che mostri quando imponi agli occhi degli altri una tua fotografia è esattamente il tuo modo di pensare e di vivere. Perché tutto parte dalle TUE sinapsi e scende sulle TUE spalle per poi scaricarsi con un ultimo impeto di emozione su un TUO solo semplice dito, che schiaccia un solo semplice bottone e crea un Mondo intero. Il TUO mondo. E se lo mostri agli altri, sei un coraggioso…o un folle.


Cosa pensi sull’uso di photoshop?
Premettendo che io stessa non so usare Photoshop se non per piccoli ritocchi, ho capito che, soprattutto nel mondo in cui lavoro ( cioè la moda) l’uso di questo software è molto importante. Lavorando con la blogger di moda Valentina Fradegrada ho colto quanto sia importante la cura dei minimi dettagli e l’attenzione per ogni aspetto. Spesso chi guarda la foto, o meglio la persona che è ritratta in essa, non aspetta altro che la presenza di un errore per poter darle contro.
In quei casi la foto post prodotta ( cioè modificata ) assume tutto un altro aspetto e salva da situazioni spiacevoli come queste.
In generale comunque preferisco mantenere la naturalezza dello scatto modificando solo luci e colori ma mi rendo conto delle necessità che un editore di blog o giornali di moda possa avere.
Purtroppo la nostra società è stata abituata ad un certo standard di bellezza ed è piuttosto ancorata ad esso nonostante tutto quello che si dica. Quindi si a Photoshop ma solo se usato a piccolissime dosi e in situazioni estremamente necessarie.


Per fare un bella fotografia è necessaria una buona macchina fotografica?
Come ho già sostenuto per me la fotografia parte da un’idea già precedentemente sbocciata nella testa.
Ma indipendentemente da questo, una buona torta è buona se le uova sono fresche, se la farina è di buona qualità e se lo zuccherò è zucchero e non sale.
Con questo voglio far intendere che le due cose sono estremamente complementari.
Un bravo fotografo rimane tale anche con un cellulare in mano, ma a parità di bravura se mettessimo due fotografi a scattare la stessa foto ad uno stesso tramonto ma con un cellulare e una macchina fotografica professionale e se queste due foto venissero esposte in mostra, quanti si fermerebbero davanti alla foto scattata dal primo e quanti davanti a quella del secondo?

Indiscutibilmente le capacità di una macchina fotografica professionale portano ad altissimi livelli un’immagine che spesso non ha le giuste caratteristiche per essere una bella foto e con la risoluzione di un cellulare ne avrebbe ancora di meno.
Ecco il motivo per la quale spesso mi arrabbio quando vedo persone che semplicemente perché hanno una macchina fotografica e un obbiettivo giusto si sentono grandi fotografi e spesso rubano il lavoro a persone più competenti e capaci.
Con questo non voglio dire che mi sento arrivata e che io stessa mi definisco grande fotografa ( anche perché se così fosse non mi sarei iscritta all’università di fotografia per imparare ciò che fino ad ora non ho mai studiato) ma soprattutto nel periodo in cui ho lavorato in un giornale di Bergamo mi sono resa conto che troppe persone si sentono migliori di altre in questo campo. Molti hanno visto me lavorare per questo giornale e hanno creduto che fosse facile essere al mio posto, tentando di rubarmi il lavoro, credendo che se ce l’avevo fatta io loro avrebbero facilmente potuto spodestarmi, e devo dire che una delle più grandi soddisfazioni è stata quella di averli mandati tutti a casa e avergli dato una giusta lezione: una buona macchina fotografica è condizione necessaria ma non sufficiente per avere una bella fotografia.

Chi è il tuo fotografo preferito?


Helmut Newton, fotografo di giornali come Vogue, Elle, Marie Clair e American Playboy.
In lui rivedo una mia possibile ( e alquanto sperata) carriera.
Lo ritengo uno dei pochi fotografi contemporanei capaci di polarizzare l’attenzione nel mondo dell’arte divisa tra la cerchia dei fan che ammirano le sue fotografie e gli oppositori accaniti che vogliono sminuirlo.
Un po’ come succede a tutti i bravi fotografi che ricevono molti complimenti ma ancor di più critiche da parte di gente invidiosa e incapace di arrivare a tali livelli.
In realtà Newton ha creato un nuovo stile della fotografia di moda e di nudo che ha un successo tanto grande poiché rivela una sensibilità profonda per il tempo in cui ha vissuto.

Con che aggettivo descriveresti le tue foto?
Non è un aggettivo propriamente mio ma più che altro un aggettivo che molte volte mi sono sentita dire.
Le persone con la quale ho avuto il piacere di lavorare definiscono le mie foto romantiche.
Il termine "Romanticismo" in questo caso sta a indicare qualcosa che rappresenta non la realtà ma quello che viene artisticamente raffigurato e soprattutto si fa riferimento al sentimento che ne viene suscitato al momento della visione della foto.
Si tratta di un "modo di sentire" a cui poi tutto si adegua.
Il modo di esprimersi artisticamente, pensare e vivere.
E direi che ho accettato di buon grado questo aggettivo perché mi rappresenta a pieno.

Tra tutte le foto che hai scattato qual è la tua preferita?
Non ho fotografie preferite perché sarebbe come per una madre scegliere il preferito tra i suoi figli. Diciamo che però ogni volta che faccio uno shooting sono alla ricerca della fotografia del giorno che solitamente diventa la copertina dell’album intero. Una volta trovata quella fotografia mi carico al massimo e do sempre di più, per questo cerco sempre di partire in quinta per arrivare a fine giornata pienamente soddisfatta del mio lavoro.


Cosa apprezzi maggiormente nelle foto altrui?
Apprezzo quando sono simili alle mie ho quando posso imparare qualcosa da esse. Infatti spesso posso sembrare antipatica perché rifiuto collaborazioni a fotografi che sostanzialmente non mi “attirano”.
Ritengo che il mio lavoro sia arrivato ad un certo punto grazie alla mia creatività e alla mia conoscenza di luoghi che credimi, nella foto fanno la differenza.
Ma quando mi arrivano richieste da fotografi che fondamentalmente non esprimono gran ché nelle loro foto, intuisco l’intenzione di voler carpire il mio segreto ( della quale sono molto gelosa) e non trovo in questa collaborazione alcuno scambio che possa essere positivo per entrambe le parti.
Per questo collaboro con pochi fotografi della quale apprezzo creatività e stile.
Ecco, questo è quello che apprezzo non solo nelle foto altrui, ma soprattutto nel fotografo autore della foto stessa.

Chi sono i tuoi idoli?
Non ho idoli ben precisi, in generale stimo le persone che portano avanti le loro idee e che esprimono le loro passioni in maniera totale a 360 gradi. Le persone coerenti con loro stessi e che credono fermamente in ciò che fanno.


Quale forma d’arte ami di più oltre alla fotografia?
L’arte in generale mi attrae molto. A partire dalla musica ( 3 anni di canto in accademia) passando per la danza ( 5 anni in una scuola di Bergamo) e la recitazione ( alcuni anni scolastici e due interpretazioni: l’imperatrice senza vestiti e la tartaruga dell’arca di Noè.) Poi c’è la pittura, la scultura, la moda e anche la cucina ( che io interpreto come arte anch’essa) insomma è questo che intendevo quando parlavo di persone che esprimono le loro passioni in maniera totale a 360 gradi. Farsi totalmente bagnare da questo mare e vivere la vita cullandosi delle onde di tutto ciò che può far esplodere la propria vena artistica.

Qual è il tuo motto?
Più che un motto è una citazione. Una della frasi più vere che il mondo abbia mai sentito durante la sua eterna vita. E’ una frase di Goethe, l'icona per eccellenza della cultura tedesca, che centra in pieno il mio lavoro quotidiano.

“Il migliore dei risultati si ottiene solo con il massimo della passione”


Ringrazio Sara per la sua grande disponibilità e le auguro tutto il meglio!


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