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Intervista inedita a Aldo Augieri, a proposito di “H.H., la confessione di un vedovo di razza bianca”/Teatro d’Ateneo, andato in scena il 15 aprile 2014 a Koreja/Lecce

Creato il 17 aprile 2014 da Lucianopagano

Intervista inedita a Aldo Augieri, a proposito di “H. H., la confessione di un vedovo di razza bianca” tratto dal romanzo “LOLITA” di Vladimir Nabokov, andato in scena il 15 APRILE 2014, presso Cantieri Teatrali Koreja, a Lecce (Via Guido Dorso, 70).

Intervista inedita a Aldo Augieri, a proposito di “H.H., la confessione di un vedovo di razza bianca”/Teatro d’Ateneo, andato in scena il 15 aprile 2014 a Koreja/Lecce

Il desiderio e il suo differimento, la realizzazione visiva del desiderio prima ancora di quella tangibile, in tutto questo c’è un’oscenita primigenia. La psicanalisi entra in scena quando gli stessi Deleuze-Guattari affermano che l’inconscio è un teatro. La Compagnia "Teatro di Ateneo" all’interno di Comunità Creativa (Università del Salento, 14 marzo 2014) ha realizzato un momento di letture intitolato "Gli inganni degli istinti" ispirato al sogno e ai sogni letterari. Quanto conta l’attività onirica, quanto entra in gioco nel vostro percorso creativo?

Quando sogno sono la persona più educata del mondo saluto chiacchiero vado in chiesa lavoro guadagno penso un teatro educato ben predisposto… ma quando mi sveglio getto al vento le coperte e una foga un desiderio di smaterializzare di connettere fluire… tutto diviene inganno… e si comincia a correre… Nabokov non perde mai occasione per punzecchiare l’analisi psichiatrica leggerlo e introdurlo in scena significa darsi da fare con un’analisi paranoico critica del caso…

"Com’erano diversi i suoi movimenti da quelli della mia Lolita, quando lei mi faceva visita con quei suoi cari blue jeans sporchi, olezzando dei frutteti di ninfolandia". È uno dei tanti passi di LOLITA di Vladimir Nabokov dove più forte è l’elemento ossessivo-ricorsivo del desiderio. C’è un aspetto che viene forse poco affrontato, quando si tratta questo romanzo, mi riferisco alle diffusissime descrizioni di abiti, indumenti, capi di abbigliamento che nascondono, celano, si sporcano, vengono tolti e infilati. È come se LOLITA celasse un’ansia per la superficie che si fa essenza, spessore. Le tue regie si sono sempre contraddistinte per un’ottima cura della scenografia e dei costumi. In "H.H., la confessione di un vedovo di razza bianca" che tipo di lavoro avete condotto sulla "superficie"? E sull’ossessione?

La superficie è quella della memoria… ricordi si sbiadiscono… ma perché ricordare?!? Tutto viene incontro… bisognava far apparire i ricordi le evocazioni senza entrate uscite solo far apparire ecco perché la scena scorre continuamente seguendo le parole… le parole queste note su partitura… sogno spettacoli in cui ogni frase è una musica una vibrazione niente di riferito di detto tutto da deviare da musicare da canticchiare…

"Picchiarla lì per lì, in mezzo alla strada,come avrebbe potuto fare un onesto plebeo, era impensabile". La forza di questa scrittura sta forse nel suo essere agli antipodi delle buone maniere, pur aggirandosi sempre attorno alla perfezione della forma. Un modo per dare scandalo, semmai fosse possibile. Che cosa significa, nel teatro di oggi e nel teatro di Aldo Augieri, la parola "scandalo"?

Boh non è una questione che mi alletta… a me interessa il perverso… ciò che quasi appare quasi è come sembra… mi interessa darmi da fare per sfiduciare questo maledetto senso comune… lo scandalo lo vedo come qualcosa di molto semplice molto banale… una scena di sesso e via… ecco lo scandalo… a me sembra scandaloso quello che scrive celine sotto i bombardamenti quando fa ballare le paroline danzatrici in punta di piedi…



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