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Intervista - Mauro Petrarca autore di "Testamento di un poeta cimiteriale"

Creato il 15 novembre 2013 da Letteratura Horror @RedazioneLH
Intervista Mauro Petrarca autore Quest'oggi abbiamo avuto il piacere e l'onore di intervistare Mauro Petrarca, musicista, cantante e poeta gotico italiano di grandissimo successo e tra i maggiori nel genere. L'occasione è stata ghiotta vista l'uscita della sua raccolta di poesie "Testamento di un poeta cimiteriale"  (clicca e leggi la news di presentazione) edito da Neo Edizioni
D) Mauro Petrarca l'ultimo (o forse il primo) dei poeti cimiteriali italiani. Cosa vuol dire essere un poeta Cimiteriale?

R) Vuol dire imporre un limite alla fantasia, mettere dei paletti. E’ importante per me, sono una mente creativa molto fertile e avere delle coordinate da rispettare aiuta. Senza il seminato cimiteriale, godrei di una libertà che non sarebbe libera ma sarebbe dispersiva.
D) Le tue poesie sono molto dure, satiriche e caricaturali, ma anche leggere e divertenti. Come riesci a mantenere questo giusto equilibrio tra serietà e ironia?

R) Hai centrato il punto: l’equilibrio. Sono anche un cantautore e non ho mai pensato ad un verso musicale o ad una melodia come qualcosa di efficace. Efficace può essere solo l’insieme di tutto, ovvero suono-timbro-arrangiamento-testo ecc. Se funziona l’equilibrio allora c’è tutto, e saranno giusti anche tutti i singoli elementi. Altrimenti crolla ogni cosa.
D) Come mai hai scelto la poesia come mezzo di comunicazione?
R) La poesia fissa su carta un mondo di immagini che altrimenti non saprei rappresentare. Di certo la prosa mi affascina di meno perché ha bisogno di tante parole. Affidare ad uno o più versi un mondo narrativo o visionario è la sfida più bella che si possa accettare.
D) Da dove nasce la tua passione per la cultura gotica?
R) Quella credo sia innata, un fatto di pura indole caratteriale. Non amo quello che è spiattellato, alla luce del sole, evidente, ma desidero vedere cose in penombra. Non perché debbano essere misteriose a tutti i costi, ma perché voglio vedere un oggetto per quello che è, insieme all’oggetto per quello che suggerisce, per la sua capacità evocativa.
D) Qual è il segreto del suo successo? Come è riuscito a portare al grande pubblico una cultura così di nicchia?
R) Ahimè, purtroppo di nicchia lo sarò sempre. Mi espongo mediaticamente e lo faccio scegliendo sempre programmi nazional-popolari. Ma non basta ad uscire dalla nicchia, solo una più alta sensibilizzazione alla cultura da parte del nostro paese saprebbe farmi uscire definitivamente allo scoperto. Ma per quello che vedo, guardandomi intorno, credo sia meglio rassegnarsi alla nicchia. Che comunque amo.
D) Quanto peso ha avuto nella sua carriera la partecipazione a X-Factor?
R) Molto. Non l’avrei mai immaginato, ma mi ha segnato anche culturalmente. Prima di quelle esperienze televisive ero molto più contorto nella scrittura, ripudiavo la rima baciata e il ritmo classicheggiante dei versi. Ora invece so che certi fatti retorici aiutano molto la comprensione dell’opera e al tempo stesso non la sminuiscono affatto nei contenuti.
D) Quali sono i suoi scrittori preferiti?
R) Edgar Allan Poe, Lovecraft sul versante dell’horror e del fantastico.
D) C'è qualcuno che considera un maestro? E se si chi è?
R) La beffardaggine della morte, l’ironia della sorte, la modernità dei sentimenti: credo di aver imparato tanto da Pirandello.
D) Qual è il libro horror più bello che ha letto?
R) Ho un bellissimo ricordo della lettura dei Libri di sangue di Barker.
D) ..e il peggiore?
R) Non ne ricordo uno davvero brutto, al massimo mi sono capitate cose brutte leggendo antologie horror, miscellanee di autori più o meno conosciuti: forse in quei volumi sono incappato in brutture di spessore.
D) Quali sono i suoi progetti futuri?
R) Libro e disco con un solo soggetto: lo spaventapasseri. Amo troppo la figura del fantoccio di paglia, l’ho trattato in molti componimenti ma vorrei divenisse ancora più centrale, nella mia produzione.
D) Cosa vorrebbe dire ai nostri lettori e a tutti coloro che sognano di diventare scrittori?
R) Di non scrivere solo un libro ma di definire un mondo intero, ricco, sfaccettato, intrigante e soprattutto riconoscibile o, meglio ancora, unico.
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