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Intervista Revenant - Redivivo: Leonardo DiCaprio e Alejandro González Iñárritu

Creato il 18 gennaio 2016 da Lightman

In occasione dell'uscita nelle sale cinematografiche italiane di Revenant - Redivivo, il protagonista Leonardo DiCaprio e il regista Alejandro González Iñárritu hanno incontrato a Roma la stampa.

Intervista Revenant - Redivivo: Leonardo DiCaprio e Alejandro González Iñárritu

Uno, californiano classe 1974, rientra tra gli attori maggiormente quotati dalla critica e amati dal pubblico (soprattutto quello femminile), divo del Titanic di James Cameron, nonché cinque volte attore per Martin Scorsese, da Gangs of New York a The Wolf of Wall Street.
L'altro, messicano classe 1963, è uno dei cineasti più apprezzati d'inizio terzo millennio, aggiudicatosi il premio Oscar grazie a Birdman o (l'imprevedibile virtù dell'ignoranza), suo quinto lungometraggio.
Leonardo DiCaprio e Alejandro Alejandro González Iñárritu sono rispettivamente l'interprete ed il regista di Revenant - Redivivo, storia epica sul tema della sopravvivenza e della trasformazione sullo sfondo della frontiera americana del XIX secolo che, ispirata a eventi realmente accaduti, si è guadagnata ben dodici candidature all'ambita statuetta, tra cui quelle relative a film, regia e attore protagonista (DiCaprio, appunto).
In occasione dell'uscita della pellicola nelle sale cinematografiche italiane, dove è distribuita da 20th Century Fox Italia a partire dal 16 Gennaio 2016, sono approdati a Roma per incontrare la stampa.

Redivivi a Roma

Uno degli elementi di spicco del film è sicuramente l'aspetto visuale. Quanto è stata forte, a tal proposito, l'influenza del direttore della fotografia Emmanuel Lubezki? Alejandro González Iñárritu: Il processo per mettere in piedi un film è molto complesso e interattivo, nel senso che richiede il coinvolgimento di tanti reparti e personalità. Emmanuel l'ho conosciuto che eravamo circa ventenni, poi ci ho lavorato in alcuni cortometraggi e in Birdman o (l'imprevedibile virtù dell'ignoranza). Quando ci vediamo prima della realizzazione di un film, gli parlo di quale sia il mio intento e lui, di conseguenza, si occupa della macchina da presa, della scelta degli obiettivi e della ricerca tecnica. Praticamente, io progetto tutto prima, ma il suo contributo è eccezionale e la sua conoscenza dell'uso delle luci è assolutamente fantastica. Il suo lavoro, in fin dei conti, riguarda anche l'aspetto del linguaggio della pellicola.

In questo film si avverte l'alito sull'obiettivo, il sangue che lo sporca e molto altro. Raramente, in un film, la macchina da presa 'si sente' così tanto...
Leonardo DiCaprio: Credo che il mio respiro, il sangue e tutto ciò che vediamo nel film consenta allo spettatore di entrare in profondo contatto con ciò che i personaggi stanno vivendo. La capacità di Alejandro ed Emmanuel è stata proprio quella di permettere di emergere alle sensazioni più profonde del personaggio e all'epicità dei paesaggi. Penso di non aver mai partecipato a film che, come questo, godono di una padronanza tale da farti sentire i sentimenti più profondi del personaggio.
Alejandro González Iñárritu: Quando ho iniziato questo progetto, il mio interesse principale era proprio quello di creare la sensazione del documentario, come se fossimo lì presenti durante la visione. Infatti, mi sembra che recentemente, parlando del film, un giornale abbia scritto National Leographic anziché National Geographic (ride). Sicuramente, se lo avessi realizzato cinque anni fa, non lo avrei potuto girare come ho fatto ora, in quanto la tecnologia era diversa da quella odierna.
Il personaggio di Glass ha rappresentato una sfida?
Leonardo DiCaprio: Questa è una storia che si racconta intorno al fuoco. Noi ci siamo avvicinati al film cercando di rimanere assolutamente aperti. È un racconto riguardante la capacità dell'essere umano di dominare la natura, di saccheggiarla ricorrendo alla propria avidità.
Quali influenze avete subito dal cinema western?
Alejandro González Iñárritu: In realtà, non avevo in mente dei film western, perché il film vuole essere un percorso spirituale e fisico in un periodo in cui il West ancora non esisteva. Ho pensato a lungometraggi come Fitzcarraldo di Werner Herzog, Apocalypse now di Francis Ford Coppola e Dersu Uzala di Akira Kurosawa.
Leonardo DiCaprio: Credo sia piuttosto interessante il fatto che l'ambientazione è quella di un periodo storico non molto distante da noi, ma dove nessuno poteva documentare la vita se non attraverso un diario. Quindi, è stata un po' fantascienza, per noi, ricostruire quei luoghi e quelle persone. Tra l'altro, vi sono state molte poche ricerche e pre-produzione e tanto affidamento all'istinto.
Dopo tanti film e diverse candidature all'Oscar, la conquista della statuetta potrebbe aggiungere qualcosa alla già ricca carriera di Leonardo DiCaprio?
Leonardo DiCaprio: Siamo stati estremamente felici delle numerose candidature all'Oscar ottenute dal film, che io continuo a definire soprattutto un viaggio. Ovviamente, non lo abbiamo messo in piedi per la statuetta, ma essa diventa importante se la sua vittoria può dare una mano a far capire agli studios che vale la pena finanziare pellicole di questo tipo.

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