Intervista: Romina Mondello, dalla tv alla poesia di Terrence Malick
Creato il 04 luglio 2013 da Valentinaariete
@valentinaariete
L'attrice romana protagonista di tante fiction tv è nel cast di “To The Wonder”, l'ultimo film del regista di culto Terrence Malick: a TvZap ha raccontato l'esperienza sul set americano, dove pettinava i capelli a Olga Kurylenko, rideva al trucco con Ben Affleck e mangiava burritos con il regista, dei suoi futuri progetti e di come il divismo sia un fenomeno tutto italiano
Romina Mondello
Esile, di una bellezza semplice ed elegante e con gli occhi pieni di entusiasmo: una volta vista dal vivo e apprezzata la sua sensibilità, si capisce come mai Terrence Malick abbia voluto Romina Mondello nel suo ultimo film, "To the Wonder"- presentato lo scorso anno al festival Venezia e dal prossimo 4 luglio nelle sale cinematografiche italiane -, nel ruolo di una donna affamata di vita e libertà. L'attrice romana, da 20 anni nel mondo dello spettacolo, è qui al ruolo di una vita, l'occasione che pochi hanno il privilegio di ottenere: i set del regista americano sono infatti leggenda, così come lo stesso Malick, cineasta di culto e figura quasi mitologica, celebre per la straordinaria luce dei suoi film e per la volontà di evitare a tutti i costi la mondanità e i giornalisti. Come in una fiaba, o come nella fiction "Le ragazze di piazza di Spagna" che l'ha resa celebre, l'avventura americana di Romina ha del romanzesco: il primo provino, svoltosi quasi tre anni fa, è stato fatto quasi per gioco, poi è arrivato il secondo e infine il terzo, in cui Malick ha studiato le sue mani, le labbra, il modo di guardare. Contrariamente a quanto si pensa, il regista texano è gentile, sereno, molto pacato e affettuoso, quasi paterno, tanto da far indossare all'attrice un naso da clown durante il provino e da abbracciarla al momento del saluto in ascensore. Dal racconto di Romina esce un ritratto che non ci si aspetta del regista americano e anche di lei, attrice spesso etichettata nel nostro paese come "televisiva" ma in grado invece di stregare un autore esigente come Malick, che, grazie alla purezza del suo sguardo, ha saputo andare oltre il cliché.
Romina Mondello in "To the wonder" di Terrence Malick
Durante le interviste allo scorso festival di Venezia hai detto che con Malick si è creata una forte intesa durante i provini e poi sul set, addirittura ti ha abbracciato in ascensore al momento del saluto e ti ha fatto indossare un naso da clown: com'è quindi davvero questo regista che da fuori sembra un eremita e fa parlare solo i suoi film?
R.M. "Io credo che lui sia una persona molto selettiva, si è costruito il suo mondo fatto delle cose che gli piacciono e che si è conquistato, quindi se tu entri nel suo mondo, se entri a far parte della sua famiglia e riesci a fare breccia nel suo cuore ottieni tutto questo: un uomo meraviglioso, molto aperto, sorridente, sensibile e semplice. Se non entri in quel caso può sembrare un orso. Io ho avuto la fortuna di conoscere questa parte bella, l'altra credo serva a preservare e conservare il suo mondo".
E sul set com'é?
R.M. "Sul set è un regista che incita, è un regista che se vede che stai andando nella giusta direzione ti dice "bravissima" in italiano! E questo scalda il cuore, ti fa aprire un sorriso da qui a qui, ti fa sentire che hai vinto. Quindi è molto bello lavorare con lui sul set. E' un regista molto attento a quello che gli accade intorno, è talmente concentrato che è spesso chiuso nel silenzio, ma anche se non parla è molto vigile e pretende che gli attori che lavorano con lui facciano la stessa cosa, che siano elastici, morbidi, pronti a cogliere insieme a lui quel momento; come quando mi ha sussurrato nell'orecchio "sono l'esperimento di me stessa": in quel momento voleva che dicessi quella cosa, questa frase rispecchiava la sua ispirazione e la sua sensibilità in quell'istante".
Quindi è un regista che improvvisa molto sul set? Le vostre parti erano già scritte o vi ha lasciato liberi?
R.M. "La cosa meravigliosa è che, soprattutto in "To the Wonder" ma anche nei precedenti, lui sta andando sempre più in questa direzione: non esisteva un copione, quando sono arrivata in Texas ho trovato libri scritti sul mio personaggio, su Anna, dove si descriveva lo stato d'animo di questa donna, le caratteristiche fisiche, similissime alle mie, ma soprattutto il suo sentire. Era molto complicato leggerli, non solo perché erano scritti in inglese, ma perché l'inglese di Malick è un filosofeggiare, è ricco di significati, è difficile capire veramente quello che ti vuole dire. Quando c'è stato il confronto con lui per studiare il personaggio è stato bellissimo perché è veramente una persona che si dedica con tutta se stessa al lavoro, ti guarda negli occhi per cercare di scoprire e di trovare qualcosa di unico e meraviglioso".
Nel film il tuo personaggio ha una sola scena: avete girato di più?
R.M. "Sì, assolutamente, abbiamo girato molto di più di quello che si vede. Io ho però avuto la certezza da subito che ci sarei stata nel film, non ho mai avuto paura di essere tagliata: non sapevo quanto ci sarebbe stato di me, però ho capito che lui ci teneva veramente, me l'ha detto e me l'ha fatto intuire, a lasciarmi nel montaggio finale, anche solo con un omaggio".
In seguito si è saputo che attrici come Jessica Chastain e il premio Oscar Rachel Weisz sono state tagliate dal montaggio finale: come ti sei sentita quando hai visto che la tua scena invece c'era ed è anche importante?
R.M. "Sicuramente lei avrà fatto un'ottima performance, però si vede che la sua scena non serviva alla storia che lui voleva raccontare. E' una cosa che certamente inorgoglisce: per me lavorare con lui è stato veramente gratificante".
Romina Mondello e Olga Kurylenko alla conferenza stampa di "To the wonder" al Festival di Venezia 2012
Sul tuo personaggio: Malick aveva da subito chiaro in mente che sarebbe stata una donna italiana oppure l'ha deciso perché colpito da te e dalla tua performance?
R.M. "Io credo di aver concorso per il ruolo della protagonista: lui cercava delle attrici che avessero delle determinate caratteristiche e fino alla fine io non sapevo per quale ruolo stessi facendo il provino, non si capiva, anche perché ho recitato un brano tratto da "Medea". Quindi no, non cercava un'italiana come non cercava una russa nel caso di Olga (Kurylenko, la protagonista del film), cercava degli attori che potessero raccontare la sua storia. So che non cercava un'americana perché voleva raccontare una storia di stranieri in terra straniera, quindi ha cercato ovunque degli attori che lo ispirassero. Io il primo provino l'ho fatto con il suo casting inglese che cercava attori in Europa".
A proposito di ansia da provino: che differenza c'è tra la te di "Le ragazze di piazza di Spagna", dove interpretavi un'aspirante modella che fa diversi provini per entrare nel mondo della moda, e la te di ora, che ha affrontato un'odissea per arrivare sul set di uno dei registi più importanti del mondo?
R.M. "Questo è il risultato di un percorso di crescita sia artistico che personale. Ho sempre creduto moltissimo nel lavoro che faccio, col tempo sono diventata sempre più metodica, attenta e rispettosa. Ho iniziato che ero una ragazzina quindi piano piano ho capito quello che volevo realmente fare e che volevo diventare, ho imparato quanto in realtà questo sia un vero e proprio mestiere, che richiede anche sacrifici. L'ho capito ancora di più quando è nato mio figlio, prima era tutto più semplice, oggi devo fare delle scelte che spesso so che mi porteranno lontano da casa. Quest'anno ho fatto sei mesi di tournée e non appena avevo una giornata libera, ovunque fossi, tornavo a casa per stare con lui. Fare la mamma e l'attrice è una cosa impegnativa, come fare la mamma e qualsiasi altro lavoro. Il fatto di viaggiare tanto e non essere lì presente con tuo figlio è la difficoltà maggiore che incontri".
Sempre a proposito della televisione: come mai un'attrice che come te ha cominciato con la tv, con programmi come "Non è la Rai", nel suo paese si porta dietro questo marchio e non riesce a fare cinema e invece poi al di fuori dell'Italia riesce ad arrivare sul set di un regista come Malick? Perché secondo te da noi c'è questo pregiudizio?
R.M. "Perché per Malick ero un foglio bianco, non era prevenuto ed ha voluto incontrarmi. Quindi quello che posso augurarmi oggi è di poter incontrare delle persone che abbiano la voglia di mettermi alla prova come attrice. Tutto qui. Oggi non sono prevenuta come attrice: sono pronta ad accogliere qualsiasi tipo di proposta. Questa esperienza non mi ha cambiato, non voglio fare solo cinema d'autore o americano, anche se grazie al film di Malick mi stanno arrivando diverse proposte, anche dalla Francia. Sono aperta a qualsiasi tipo di progetto ma amo l'Italia, è il mio paese e mi ha dato l'opportunità di iniziare: sono testarda e rimango qui".
Romina Mondello sul red carpet del Festival di Venezia 2012
Dopo la televisione e il cinema ultimamente ti stai dedicando molto al teatro, recentemente hai portato in tournée "Eva contro Eva", e sei stata protagonista di una versione particolare di "Alice nel paese delle meraviglie": cosa ti piace di più? Trovi differenze nei vari mezzi di comunicazione?
R.M. "Ho sperimentato molto in questo mestiere proprio per cercare di capire quale forma espressiva fosse più congeniale per me e il palcoscenico è casa mia. Il palco è casa mia perché riconosco l'odore del legno e delle tavole del palcoscenico: mio padre faceva l'antiquario, era un restauratore, e l'odore del legno è un odore che ho sentito fin da piccola quindi mi aiuta a rilassarmi. Ci sono tanti attori che hanno l'ansia da palcoscenico, anche perché in teatro non puoi sbagliare, invece io mi sento molto tranquilla; è chiaro c'è sempre il brivido della prima, senza dubbio, però mi sento rilassata e a casa. La possibilità di studiare un testo teatrale e di portare in scena un personaggio è un'esperienza unica, anche perché di solito non c'è tutto quel tempo per approfondire un ruolo. Il teatro per me vince. Per quanto riguarda lo spettacolo su "Alice", creato da Matteo Tarasco, è un progetto a cui tengo tantissimo: è tratto dai tre testi di Carroll, "Alice nel paese delle Meraviglie", "Attraverso lo specchio" e "Alice sotto terra", è uno spettacolo unico nel suo genere e incanta. Per ora lo porteremo in tournée solo a Milano l'anno prossimo per due settimane, dall'undici marzo al Teatro Menotti, però spero di portarlo anche altrove".
Che differenza c'è tra gli attori italiani e quelli americani? Gli americani sono più professionali? I nostri fanno più i divi?
R.M. "Questa è una bella domanda: io di attori stranieri e internazionali ne ho incontrati tanti, soprattutto grazie a progetti televisivi, ho incontrato grandi come Bill Cosby, Peter Weller, Harvey Keitel, e posso dire che il divismo in Italia c'è, e forse in nessun'altra parte del mondo. Questo piedistallo su cui vengono messi attori o calciatori forse davvero esiste qui in maniera speciale; è ovvio che è il lato divertente di questo mestiere, ma solo se uno lo prende per il verso giusto, non bisogna mai prendersi troppo sul serio. Questo è un mestiere che va fatto giocando e mettendosi in gioco, quindi chi si prende troppo sul serio perde. Gli attori americani in questo sono più abituati, sanno trattare solo con il mestiere e non con tutto quello che c'è intorno. La vetrina esiste se stai sul red carpet, altrimenti se vai in giro per una città o se sei sul set sei una persona che sta facendo un mestiere, quindi lo fai seriamente e ti impegni, non c'è questo aspetto "con i glitter"".
A proposito di red carpet: Malick ti ha fortemente voluto a Venezia per presentare "To the Wonder": come è stata questa esperienza?
R.M. "Questa cosa è stata l'altra sorpresa: dopo la scelta è arrivata la seconda scelta! Lui ha voluto che rappresentassi il film insieme a Olga a Venezia: credo che sia stato un omaggio che lui ha voluto fare a me e alla città, lui ama molto l'Italia, Roma in particolare, ma ama tutto il nostro paese, quindi la scelta di Venezia non è stata casuale. Per me è stata veramente una bella sorpresa".
Romina Mondello e Olga Kurylenko sul set di "To the wonder"
Com'è Olga Kurylenko sul set?
R.M. "E' una persona molto carina. Olga è insicura, come tutte le modelle, è meravigliosa e bellissima però estremamente insicura: mi chiedeva di pettinarla la mattina sul set perché diceva che ero più brava di lei, l'ho anche truccata, si lamentava perché diceva di avere le occhiaie. E' estremamente fragile. E' di una bellezza che ti lascia davvero senza fiato".
E Ben Affleck invece?
R.M. "Lui è molto simpatico, davvero: ho questa immagine di lui con gli auricolari che ascolta la musica sul pullmino mentre andiamo sul set, sempre con questo grade sorriso. E' proprio tranquillo e simpatico. E' più carismatico di persona che in video: sicuramente come regista ha dimostrato il suo valore, mentre, almeno per quanto mi riguarda, l'ho trovato molto più carismatico dal vivo che non sullo schermo".
Com'é la luce sul set di Malick? E' davvero così meravigliosa come si vede nei film?
R.M. "Ho amato profondamente tutti gli addetti ai lavori, ed in particolare il fonico e il direttore della fotografia: sono persone di una disponibilità e di una semplicità disarmante, come lo è Malick. Con loro abbiamo condiviso cene dove ci siamo molto divertiti, abbiamo mangiato burritos e panini con hamburger proprio alla texana, parlavamo di noi e ci raccontavamo esperienze l'un altro, è stato un bellissimo momento. Loro sono straordinari: la fotografia è incredibile, già in "The Tree of Life" Malick era alla ricerca della grazia, la grazia della semplicità della vita, ha rappresentato come si muove l'uomo in mezzo alla vastità dell'universo, in mezzo a questa meraviglia che ti lascia sgomento. La luce racconta questo: io non trovo le parole per descriverla. Non è una bellezza patinata, non è mai una bellezza stucchevole o troppo voluta: è la bellezza della verità, c'è sempre una verità dietro a quella luce, lascia davvero a bocca aperta".
A questo proposito hai detto una frase bellissima: "sono stata baciata dalla poesia di Malick". E' davvero così magico il suo set?
R.M. "Non vorrei che sembrasse una cosa detta con una certa pesantezza, l'ho detto ma in senso leggero: non è una frase per chiudersi in un'aura di intellettualismo, lo dico davvero con il sorriso sulle labbra. Sono stata davvero baciata dalla poesia e dalla leggerezza di Malick: "To the Wonder" è un film che, nonostante tocchi dei temi profondi - la religione, la ricerca dell'io e del significato dell'esistenza, il posto che noi abbiamo nel mondo, la relazione tra Dio e l'uomo e la relazione tra gli esseri umani, il tema più importante qui è l'amore tra un uomo e una donna o comunque tra due esseri umani che si amano -, è sempre permeato da questa leggerezza: Olga nel film saltella spesso e questo rispecchia il film, è un'opera che ha le ali e che cammina in punta di piedi ma lascia delle impronte, come l'immagine iniziale a Mont Saint-Michel. Malick in questo momento è così, poi è un uomo che è alla continua ricerca di qualcosa che lo possa sorprendere, che si chiede costantemente i perché della vita, è un uomo che non è mai fermo, studia in continuazione e si mette sempre in discussione. In questo momento credo si senta così, un po' come quando mi ha detto all'orecchio "sono l'esperimento di me stessa": può sembrare una frase pomposa ma vuol dire molto di più, non bisogna fermarsi a una lettura superficiale, significa semplicemente che noi siamo qui su questa terra a cercare di capire il perché di quello che ci accade e una persona che ha questa mentalità si meraviglia spesso. Malick è una persona estremamente positiva ed è questa la sua bellezza, stare con lui ti fa sentire leggero, nonostante tutti sappiamo che la vita ha il suo peso specifico".
Romina Mondello in "Alice", spettacolo teatrale scritto e diretto da Matteo Tarasco
Visto che ormai hai già raggiunto un traguardo immenso, ci sono altri registi, non solo americani, o anche italiani, con i quali ti piacerebbe lavorare?
R.M. "In Italia i nomi li sappiamo tutti: Sorrentino, Tornatore e Garrone. Mi piacerebbe molto lavorare con Carlo Verdone: credo che lui abbia una sensibilità affine alla mia, poi mio figlio è un suo grande fan quindi mi divertirebbe molto. Mi piace moltissimo Guy Ritchie, sono una grande fan dei suoi film su Sherlock Holmes, mi piace anche Michel Hazanavicius, l'ho incontrato prima che facesse "The Artist" e mi aveva proposto un ruolo nella sua serie su 007. Ho avuto delle belle proposte, ma vorrei restare in Italia, poi al momento la cosa a cui tengo di più è questo spettacolo su Alice, che veramente ce l'ho nel cuore. "Alice nel paese delle Meraviglie" e "To the Wonder", non credo sia un caso, sono arrivati uno dietro l'altro, tutto torna: io credo molto nell'attimo, vivo la vita nell'oggi e questo è il mio momento della "meraviglia"".
Pubblicato su TvZap.
Potrebbero interessarti anche :