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Thomas Melis è nato a Tortolì, in Sardegna, nel 1980. Ha studiato presso le Università di Firenze e Bologna concludendo il suo percorso accademico nell’anno 2008. Nella vita si occupa di progettazione su fondi comunitari e consulenza aziendale per lo sviluppo. Ha collaborato con diverse riviste on line, dedicandosi alle analisi degli scenari internazionali e della politica interna. A un passo dalla vita è il romanzo con il quale esordisce per Lettere Animate Editore.
Quando hai scoperto la passione per la scrittura?
Credo sia nato tutto dalla passione per la lettura, che mi ha accompagnato in tutta la vita. Quando si legge molta narrativa, capita magari di pensare a come potrebbe essere un romanzo proprio. Per me è andata esattamente così, una serie di circostanze personali, che vanno dalla carriera universitaria all’attività professionale effettuata, mi hanno messo nella condizione di poter scrivere A un passo dalla vita e di pensare, seriamente, a una sua pubblicazione. Ho studiato lettere, all’università, e ho lavorato per anni nel campo della consulenza a privati ed enti pubblici dovendo scrivere quotidianamente per ore. Ciò mi ha permesso di costituire un grande bagaglio di competenze teoriche e pratiche attraverso cui tradurre le mie idee, e gli esempi provenienti dai miei autori di riferimento, nelle pagine che compongono il romanzo. Anche in questo momento, nel quale mi sto occupando della promozione del romanzo, l’esperienza professionale pregressa mi sta fornendo gli strumenti per agire nel modo migliore.
Qual è stato il tuo primo testo?
A dire la verità credo di aver scritto qualcosa già da bambino! Avevo intorno agli 11 anni quando scrissi una sorta di racconto sul tema dei vampiri: roba illeggibile, ovviamente! Il materiale più serio, quello che mi ha dato la consapevolezza della possibilità di creare un romanzo, è venuto con gli studi universitari e con diversi lavori di saggistica nei quali mi dovetti impegnare. Pur avendo una forma diversa dal romanzo, i saggi di cui parlo, avevano una struttura complessa che lasciava intravedere la possibilità di utilizzare la scrittura in modo diverso. Poi è stata la volta della scrittura per lavoro, una scuola ferrea, burocratica e asettica che mi ha permesso di affinare le mie capacità e rendere più duttile la mia scrittura. Alcune collaborazioni giornalistiche avute nello stesso periodo, hanno, per ultimo, rappresentato il tassello mancante del mosaico che ha preso forma con A un passo dalla vita.
Quale genere letterario ti è più affine? Quale invece non riesci a leggere e/o a scrivere?
Il genere letterario che mi è più affine è sicuramente il noir/hard boiled, ovvero il genere di A un passo dalla vita. Il libro deve, poi, molto a quello che è stato definito New Italian Epic, di cui il Collettivo Wu Ming, De Cataldo e lo stesso Saviano, secondo la definizione data proprio da Wu Ming 1, sono dei degnissimi rappresentanti. Da questa scuola, peculiarmente e felicemente italiana, ho attinto le idee sugli artifizi letterari migliori attraverso cui manifestare la denuncia sociale presente tra le righe di A un passo dalla vita, che diversamente avrebbe rappresentato una semplice crime story. Non è un debito da poco. Il genere letterario che invece non riesco proprio a leggere è quello dei romanzi rosa. Non sarei in grado di scriverne un romanzo rosa nemmeno con il massimo dell’impegno!
Come è stato il tuo percorso verso la pubblicazione?
Ho scritto il romanzo impiegando circa nove mesi e ho passato i successivi tre a ritoccarlo, tagliarlo e limarlo. Poi ho iniziato a contattare le case editrici che mi sembravano più adatte, prestando un’attenzione particolare a scansare gli editori a pagamento. Dopo circa sei mesi avevo ricevuto diversi rifiuti, molti silenzi e alcune risposte positive. Ho scelto di pubblicare con il mio attuale editore, Lettere Animate, perché sono stato da subito convinto della loro capacità di promozione sul web, che considero fondamentale, e della loro professionalità. A un passo dalla vita sta avendo un buon riscontro di pubblico e critica, posso quindi dire di aver avuto la fortuna di compiere la scelta giusta.
Come è nata l’idea di A un passo dalla vita? Cosa ti ha ispirato?
L’ispirazione è nata semplicemente leggendo i casi di cronaca degli ultimi sette/otto anni e le statistiche sul precariato e sulla condizione della mia generazione. Come ho sottolineato in altre occasioni riferendomi al romanzo, è stato un uomo potente e di grande familiarità con l’establishment globale come Mario Monti a definire la generazione dei nati negli anni ’80 “generazione perduta”. La nostra generazione ha perso tutti i treni di un benessere che pareva certo e, soprattutto, promesso. La storia di Calisto, il personaggio principale, è quella di chi decide di ribellarsi ad ogni costo a questa condizione: di chi decide di farlo violentemente. Se dovessi racchiudere in una sola frase la storia e il senso del romanzo direi che A un passo dalla vita è la storia di coloro che decidono di fare la scelta sbagliata. E Calisto, pur nella sua amletica ambiguità, è uno di questi.
Quanto c’è di te in questo testo?
Di mio c’è una certa visione pessimista della vita e dell’umanità. Diciamo che ho tentato di trasferire il concetto hobbesiano di Homo homini lupus all’interno di un dramma collettivo ambientato nei nostri giorni. Allo stesso tempo ho voluto lasciare una porta aperta a qualcosa di positivo, inserendo qualche personaggio pulito nella storia, perché, in fondo, nemmeno io voglio essere così cinico.
Hai mai affrontato il “blocco dello scrittore”? Come lo hai superato?
Nella mia attività di autore non mi è mai capitato e spero non succeda mai. Come ho precedentemente detto, comunque, ho lavorato per anni alla produzione di documenti che comportavano ore e ore di scrittura quotidiana, una vera e propria palestra di stesura, credo quindi che se mi dovesse capitare saprei come affrontare il momento: con sacrificio. Ritengo che con la disciplina e il sacrificio sia possibile superare il cosiddetto blocco, una volta abbattuto l’ostacolo principale credo che la creatività si possa di nuovo liberare naturalmente.
Cosa vuoi comunicare con il tuo A un passo dalla vita?
Vorrei comunicare il disagio di una generazione e la sua disperazione, ma anche mostrare il rovescio della medaglia: il male che non resta mai impunito. Mi piacerebbe che questo fosse il messaggio lasciato al lettore una volta terminata l’ultima pagina del romanzo. Per questo motivo, pur nella denuncia sociale e in una certa visione cinica della società che traspare dalle righe di A un passo dalla vita, ho voluto inserire degli elementi di speranza, rappresentati da alcuni personaggi speciali, puliti e privi del rancore e della voglia di rivalsa violenta che invece caratterizzano Calisto e gli altri elementi del sodalizio criminale raccontato nel libro. Questo perché credo che la moltiplicazione del male e della negatività, soffocanti nella nostra società, sia un elemento autodistruttivo capace di causare danni potenzialmente irrecuperabili, soprattutto nelle generazioni più giovani e in quelle future.
Cosa pensi del Self-Publishing?
La vedo come una soluzione idonea ad autori che abbiano già pubblicato con una casa editrice tradizionale e, magari, vogliano più libertà d’azione o anche un ritorno economico maggiore dalla propria opera. Non credo invece sia la scelta giusta per un esordiente. Ritengo che il lavoro di un esordiente debba, necessariamente, passare prima il vaglio della critica esperta che solo chi investe tempo e denaro in un autore può permettersi. Molti autori di talento sono passati da quella strada, ne sono consapevole, ma di che percentuali parliamo? Per quanto mi riguarda, essere scelti da una casa editrice, tra decine di altri autori, è fondamentale per comprendere il valore reale di un lavoro, anche se sappiamo tutti che ci possono essere degli errori. Se non avessi avuto delle conferme di questo tipo non avrei mai pubblicato e, A un passo dalla vita, sarebbe sicuramente rimasto chiuso dentro un cassetto. Detto questo, è necessario sottolineare che l’auto-pubblicazione può comunque essere una soluzione accettabile e soprattutto onesta, diversamente dall’editoria a pagamento che invece rappresenta una pessima degenerazione del mondo editoriale.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Non ho ancora ragionato seriamente in questo senso, anche perché sto cercando di lavorare affinché il mio romanzo d’esordio raggiunga il miglior risultato possibile. Ho una piccola idea su quale potrebbe essere il mio prossimo progetto e sto raccogliendo il materiale necessario a dargli forma, ma è tutto molto prematuro. Posso solo dire che, se mai vedrà la luce, il mio prossimo romanzo sarà ambientato nella mia terra d’origine, la bella e triste Sardegna: un’isola meravigliosa ma ferita in profondità da problemi antichi e moderni allo stesso tempo. Poi esiste anche la possibilità di un seguito di A un passo dalla vita, che diversi lettori mi hanno invitato a realizzare e per il quale esiste lo spazio narrativo necessario. Ancora, però, sono solo ipotesi. L’unica cosa certa (o meglio quasi certa) è che a breve A un passo dalla vita sarà disponibile in versione cartacea, grazie al grande lavoro di Lettere Animate. Al momento, quindi, il mio progetto principale è di garantire il massimo successo possibile anche alla nuova versione del romanzo, il tradizionale libro di carta, che poi è proprio quello che ogni aspirante autore spera di vedere realizzato, un giorno.
Grazie a Thomas Melis per averci dedicato il suo tempo. In bocca al lupo e buona scrittura!
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