Magazine Libri

Interviste: Artemide Baraldi

Creato il 23 marzo 2015 da Babetteleggepervoi
Sono lieta di dare il benvenuto ad Artemide Baraldi, autrice di “2062. Il castello delle Amazzoni”.
Interviste: Artemide Baraldi
Raccontaci di te, Artemide. E complimenti per questo nome meraviglioso.Mi chiamo Artemide, sono nata a Bondeno (in provincia di Ferrara) il 19 dicembre 1983. Sono originaria di quella Bassa modenese laboriosa, pragmatica e sopraffatta dalle viscere della terra in quel terribile fine maggio del 2012, sono scampata per puro caso alle scosse del 29/5 (l'epicentro della scossa avvenuta alle ore 9.03 era situato a soli 400 metri dall'appartamento di mia mamma).Reduce da anni di battaglie campali contro la burocrazia italiana per vedere riconosciuta la mia identità, sono amante della notte, appassionata di fantascienza distopica e cultrice dell’epica vampiresca; sono altresì ascoltatrice di metal gotico e sinfonico, nonché ammiratrice sconfinata delle sinuosità muliebri.
Sono diplomata al liceo linguistico, parlo inglese, francese, spagnolo e portoghese, adoro i gatti e sono tifosissima del Rayo Vallecano (la squadra del quartiere operaio di Madrid).Sono bibliofila da sempre. E vi spiego perché. Da piccola abitavo nell'ultima via di un comune della Bassa Modenese (Finale Emilia) che a sua volta sta al confine fra cinque province diverse (Modena, Ferrara, Bologna, Rovigo e Mantova) rimanendo lontano da tutti i capoluoghi di provincia e quindi, metaforicamente, dalla “vita”. Quella via, peraltro, era abitata solo da pensionati e, per concludere in bellezza, il panorama di fronte a casa mia offriva la visione dell'argine di un fiume (il Panaro), mentre quello a fianco una distesa chilometrica di terra brulla e incolta. La lettura, perciò, divenne fin da subito il miglior mezzo per “evadere la mente” da quelle desolazioni visive e quegli isolamenti logistici.
Che tipo di scrittrice sei e qual è il genere che più ti rappresenta?Sono una scrittrice istintiva, la cui creatività deriva dall'elaborazione di guizzi più o meno spontanei di ispirazione.Sono una scrittrice che vive nel mito del “Delta di Venere” di Anaïs Nin, di “Thérèse e Isabelle” di Violette Leduc e del film “Vampyros Lesbos” che ha reso immortale la bellezza malinconica e aristocratica dell'attrice iberica Soledad Miranda: desidero perciò che le mie opere siano riadattamento, riflesso, riproposizione e rivisitazione di queste tre opere, tanto per le tematiche trattate, quanto per le stile utilizzato (a partire dalla minuziosità con la quale descrivo le scene di seduzione e amplesso).Sono una scrittrice che ha riscoperto, grazie all'unica ex fidanzata della mia vita, una passione adolescenziale rimasta troppo a lungo latente, quella per la fantascienza.Infine, una delle mie migliori amiche si chiama Jessica Costanzini e, oltre a essere una studiosa sopraffina della psiche umana, è anche un'autrice di racconti fantascientifici, post-punk e post-apocalittici. Non arriverò mai ai suoi livelli (che garantisco essere sublimi), ma indagare quest'ambito letterario è una specie di ossequio nei suoi confronti.
Hai un autore (o un’autrice) al quale (alla quale) ti ispiri, oltre a quelli citati prima?Non c'è alcun autore o autrice in particolare che prendo a modello. Di solito mi appassiono alle opere di alcuni filoni peculiari, come quello del saggio o del romanzo storico (a proposito di argomenti quali le streghe durante l'Inquisizione, il periodo franchista se leggo libri in spagnolo, o di donne che in un determinato contesto hanno sfidato le convenzioni sociali per affermarsi in ambiti considerati prettamente maschili), il filone spionistico, quello fantapolitico e, ça va sans dire, l'erotico e il vampiresco, di cui scrivo e leggo con incommensurabile diletto.
Qual è il primo romanzo che hai pubblicato?Dopo la raccolta di undici racconti e quattro poesie intitolata “Soavi Feticismi”, e il romanzo in e-book “Il festival degli atti impuri”, redatto a quattro mani con la scrittrice e modella gotico-alternativa Ermione, il primo romanzo “vero” che ho pubblicato è “2062. Il castello delle amazzoni”.2062. Il castello delle amazzoni” narra di uno stuolo di soldatesse, di differenti nazionalità, che sognano di costituire un Paese di sole donne (l'Etruria Amazzone), e che alla fine della quarta guerra mondiale si trovano al confine fra le odierne Ungheria e Romania dopo alcuni mesi di rotta. La trama segue alternativamente le loro vicende e lo svolgimento delle trattative post-belliche a Parigi fra vincitori (Francia e alleati) e vinti (Prussia). Oltre a massicce dosi di erotismo saffico, nel libro è presente anche una forte impronta fantapolitica (si narrano gli avvenimenti che hanno condotto al conflitto, corredati di cartine e bandiere per una loro maggiore comprensione) incorniciata da pennellate di fantascienza distopica. Mi piacerebbe che “2062. Il castello delle amazzoni” stimolasse alcuni ragionamenti, tipo sulle eventuali correlazioni fra sviluppo tecnologico, erotismo, desiderio muliebre e i cambiamenti sociologici che eventualmente ne risulterebbero, oppure sulla possibilità di un cameratismo femminile, e come esso potrebbe estrinsecarsi, oppure ancora su una probabile evoluzione della geopolitica internazionale ventura, con le alleanze strategiche che si aggregano in macro-nazioni.
Quale sarà il prossimo?Nel prossimo libro ho intenzione di sviscerare ancora la fantascienza distopica associata all'erotismo, stavolta relegando in secondo piano la fantapolitica.Intrecciare due aspetti percepiti come apertamente contraddittori (per non dire agli antipodi), la “calda” corporeità con le sue intense passioni e le sue indicibili fantasie, col “freddo” futuro dall'estetica e dall'organizzazione sociale asettiche/disumanizzate, è una sfida che adoro affrontare.
Da dove arriva l’ispirazione?Non c'è alcuna fonte di ispirazione particolare, all'infuori della mia mente. La quale lavora in due modi: o crea dal nulla schegge di potenziali trame, che poi riordino a mano a mano che il raziocinio si affianca alla estemporaneità creativa (lavoro parecchio sfibrante, tra l'altro). Oppure un film, una serie TV o un video musicale mi "folgorano", e nel giro di qualche minuto ho già introiettato l'ispirazione, elaborando il conseguente canovaccio. Negli ultimi due anni e mezzo ho divorato parecchie decine di serie TV (mi piacciono soprattutto quelle inglesi, di sopraffine qualità autoriali, recitative e fotografiche, nonché quelle canadesi), con annesse letture dei forum degli spettatori, delle interviste degli attori e dei registi, studio dei pregi e dei difetti delle relative sceneggiature, ecc ecc ecc... Questo immane “lavoro” ha comportato un miglioramento nella mia elaborazione di trame, a livello di profondità e ricerca del dettaglio. Una volta che la nebbia iniziale da cui è avvolta una trama comincia a diradarsi, non la “aggredisco” subito, ma la lascio decantare, fino a quando non “matura” per inerzia, e solo a quel punto inizio la stesura del testo.
Hai un luogo speciale nel quale ti rifugi per scrivere?Sul letto, con la porta della camera chiusa a ventiquattro mandate. Il bisogno di silenzio e di distacco dal mondo, quando redigo, è direttamente proporzionale al numero di astruse posizioni che assumo sopra il materasso durante l'atto e, di conseguenza, la mutevole ubicazione dello schermo del portatile rispetto al mio corpo.
Qual è il tuo metodo di scrittura?Come dicevo prima, non sono una di quelle che schematizza tutto prima di cominciare. Magari descrivo a grandi linee gli snodi principali della trama, tratteggio un po' i personaggi principali, accenno a una possibile ambientazione. Parto quando l'ispirazione si è “decantata”.In compenso, rileggo istantaneamente quanto scritto, e non di rado impiego delle mezzore abbondanti alla ricerca dei sinonimi più appropriati, delle parole desuete che possono rendere gli stessi concetti, di modi per rendere le mie frasi più “magniloquenti”: questo è il principale motivo per cui il mio stile comporta un'immane fatica, tanto nell'elaborazione, quanto nella successiva revisione.
Come tieni separate (se ci riesci) la vita di tutti i giorni e l’attività di scrittrice?Sono un’autista professionista: da quasi un anno e mezzo guido una navetta di nove posti che fa il giro del centro di Modena; in passato ho guidato anche scuolabus da 19, 32, 35 e 40 posti.Scrivo nei giorni di riposo o, quando copro il turno dalle 14 alle 21, di mattina. Di sera non riesco a scrivere, il mio stile arzigogolato e baroccheggiante richiede un intelletto lucido ed è molto dispendioso a livello di energie mentali.

Interviste: Artemide Baraldi
http://www.amazon.it/2062-Il-castello-delle-amazzoni/dp/8868102005/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1427122791&sr=8-1&keywords=il+castello+delle+amazzoni
2062. Fine della quarta guerra mondiale. Una presidentessa francese vincente e disinibita. Una studentessa lorenese che entra nelle stanze e nei meccanismi del potere. Dodici soldatesse intrappolate in un castello ungherese a causa di un'energia misteriosa. Una presenza telematica che le costringe a sottoporsi alle prove erotiche più disparate. Un sogno d'indipendenza lungo quattro lustri, e un dispositivo che cambia per sempre le dinamiche del piacere femminile.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :