Parliamo del progetto LifeGate e dell’eco jeans. LifeGate vuole promuovere e denominare un nuovo lifestyle e l’abbigliamento è uno dei tanti ambiti in cui tale modo di essere e di vivere si esprime.
LifeGate Ecojeans è prodotto in Italia usando cotone biologico coltivato senza l'uso di pesticidi e prodotti chimici. Il tessuto è tinto con puro indaco, il lavaggio avviene con pietra pomice e acqua. L’anidride carbonica emessa durante la produzione degli Ecojeans è compensato dalle attività di rimboschimento e il 5% dei profitti finanziano un progetto che diffonde consapevolezza.
Stiamo facendo da incubator a un progetto eco fashion di denim italiano, così come lo sono facon e l’intero progetto eco fashion. Abbiamo iniziato con gli eco jeans, adesso ci stiamo concentrando sulle t-shirt e altri prodotti.
Il fatturato di LifeGate è di circa 12 milioni di euro, mentre il progetto eco fashion attualmente vale poche centinaia di migliaia di euro. Per ora il fatturato non ha importanza, stiamo cercando di capire cosa chiedono le persone.
Crede che il consumatore italiano sia pronto per comprendere ed apprezzare l’abbigliamento eco-sostenibile?
Le persone si esprimono e raccontano in tanti modi, per esempio attraverso l’automobile e l’abbigliamento. Nel caso dell’auto il cambiamento è già avvenuto, le persone fanno scelte consapevoli scegliendo per esempio l’auto ibrida o elettrica. Ciò perché vogliono mostrare di appartenere a una fascia sociale evoluta. Lo stesso cambiamento deve ancora avvenire, pienamente e in modo consapevole, per quanto riguarda l’abbigliamento.
Negli ultimi anni ha notato qualche cambiamento nella percezione del consumatore verso il prodotto di abbigliamento organico? Cosa sta avvenendo nel food?
La percezione del consumatore italiano nei confronti del prodotto da abbigliamento organico non è ancora matura, mentre lo è certamente rispetto al biologico, che ha visto un incremento nel 2009 di circa il 10%.