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Interviste rampanti: MARCO MISSIROLI

Creato il 09 settembre 2013 da Lalettricerampante
Ed ecco qui la prima intervista rampante! Protagonista è Marco Missiroli, che ringrazio tantissimo per aver accettato di rispondere alle mie domande.
Marco Missiroli, classe 1981, è nato a Rimini ma vive e lavora a Milano. Il suo primo romanzo, Senza coda, è stato pubblicato dalla casa editrice Fanucci nel 2005 e ha vinto il Premio Campiello opera prima. Ha poi pubblicato altri tre libri con la casa editrice Guanda, Il buio addosso nel 2007, Bianco nel 2009, e Il Senso dell'Elefante nel 2012.
Io l'ho scoperto per caso, sfogliando la rivista Il Librario e poi facendomi prestare Il senso dell'elefante da una mia amica che lo aveva acquistato. Un libro che mi ha colpita moltissimo e che sono andata avanti a consigliare per mesi e mesi. Dopo, incuriosita, ho letto anche Il buio addosso, una storia altrettanto intensa e particolare, che mi ha confermato l'incredibile bravura di questo scrittore.

Interviste rampanti: MARCO MISSIROLI

Foto tratta dalla pagina Facebook dell'autore, ©Graphicmas


Da bambino dicevi “da grande farò lo scrittore”? No, assolutamente. Dicevo: “Farò l’acrobata”. Poi il biologo. Poi ho smesso di chiedermelo.
Il tuo ultimo libro, Il senso dell’elefante, per me è stata una vera scoperta (anche perché da bambina avevo un peluche di un elefantino che amavo tantissimo). C’è qualcosa di autobiografico nella sua trama? E nelle trame degli altri tuoi libri? Nei miei libri tendo sempre a non mettere mai niente di personale dal punto di vista diretto. Il senso dell’elefante è un’eccezione: ha abbastanza di autobiografia. Nella figura di Luca, di Pietro e in alcune dinamiche e sentimenti. E’ stato un libro catartico.
Come sei stato scoperto (o come sei riuscito a farti scoprire) dalle varie case editrici che ti hanno pubblicato (la Fanucci prima e la Guanda poi)? Avevo scritto Senza Coda, l’avevo inviato a 10 case editrici. Sergio Fanucci mi ha chiamato per primo, gli era piaciuto il romanzo a lui e al suo direttore editoriale, Luca Briasco. E a una editor speciale: Chiara Belliti. A loro devo i grazie più potenti.
Qual è il tuo rapporto con i critici professionisti e con i book blog? Li leggo, a volte mi trovo d’accordo, a volte no. Fa parte del gioco.
Qual è la cosa più bella che è stata detta riguardo a un tuo romanzo? E la più brutta? La più bella: il potere di farti cambiare modo di sentire il mondo. La più brutta: che un personaggio era una macchietta.
Hai qualche mania come scrittore?  Che so,  riesci a scrivere solo in un posto preciso o a una particolare ora del giorno o della notte? Sempre il solito formato di impaginazione, il font (Garamond), sempre di mattina (generalmente dalle 7 alle 10), sempre una pagina al giorno.
Io ho un’ossessione per le copertine dei libri, che condizionano molto la mia decisione di leggere o meno un’opera. Hai avuto voce in capitolo nella scelta di quella dei tuoi libri? Sì, perché sono fondamentali. E quando ho potuto, ho insistito per cambiarle.
Cosa consiglieresti a un aspirante scrittore ? Scrivi quando hai un’idea dall’inizio alla fine.
Cosa pensi dell’editoria a pagamento? E dell’autopubblicazione? L’editoria a pagamento non è editoria. Non pubblicate se vi chiedono soldi o “sponsorizzazioni”. Meglio autopubblicare, allora. 
Ebook o cartacei? Carta, sempre.
Qual è il romanzo, non tuo,  a cui sei più legato? Di cosa parliamo quando parliamo d’amore”, Raymond Carver (racconti). E Il commesso, Bernard Malamud.
Un autore/autrice italiana che stimi tantissimo? Consigliaci un suo libro. Il deserto dei tartari, Dino Buzzati.
Hai letto le Cinquanta Sfumature? Sì, hanno dato un po’ di ossigeno all’editoria dal punto di vista economico.
Qual è Il tuo colore preferito? Da piccolo era il verde. Ora è il blu.

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