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Interviste//About Wayne: l'amicizia, la passione, la buona musica

Creato il 31 agosto 2011 da Suami7 @suami7
Interviste//About Wayne: l'amicizia, la passione, la buona musica
Cinque ragazzi in quella fascia d’età che precede il quarto di secolo. Nella vita di tutti i giorni studenti universitari, adorano divertirsi in compagnia, ma a differenza dei loro compagni hanno già all’attivo un album musicale e numerosi concerti a fianco di note band internazionali. Gli About Wayne nascono a Roma nell’aprile del 2008 dall’incontro di Giampaolo Speziale (voce), Daniele Giuili (chitarra), Jacopo Antonini (chitarra), Giovanni De Sanctis (basso) e Francesco Maras (batteria). E quella che sembrava essere una semplice passione da condividere in un garage in nome dell’amore per la musica, in poco tempo si trasforma in un importante successo e un accurato studio di sonorità lontane dai soliti clichè tipicamente italiani.
Interviste//About Wayne: l'amicizia, la passione, la buona musica
Un rock coinvolgente ed energico, per certi versi alternativo (almeno rispetto alle solite band nostrane e per la loro volontà di cantare esclusivamente in inglese) e ispirato alle grandi formazioni d’oltremare, come i 30 Seconds To Mars, i Panic! At The Disco e i My Chemical Romance. I testi invece esprimono un disagio e un senso di rivalsa tipico della loro, la nostra generazione, disposta a tutto pur di cambiare le cose che non funzionano.
Da cover band a gruppo con un proprio stile ben preciso, gli About Wayne iniziano così a suonare live in tutta Italia, partecipano a numerosi contest, vincono premi e salgono sul palco dell’Heineken Jammin Festival, lo stesso che lo scorso anno ha visto protagonisti anche Ben Harper e i Pearl Jam. Poi finalmente il loro disco d’esordio: "Rushism" esce ad aprile, composto da 10 tracce, tra le quali anche un bellissimo arrangiamento della cover dei Beatles “Eleanor Rigby”.
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La volontà di intervistarli nasce dal desiderio di scoprire come cinque coetanei ce l’abbiano fatta in un periodo non proprio facile e conoscere i progetti futuri, che sicuramente vedranno il supporto di numerosi fans, gli stessi che da tempo li incoraggiano e seguono attraverso i canali sparsi per la rete o li hanno scoperti per caso in situazioni diverse dal solito concerto (hanno infatti firmato anche la colonna sonora di Freaks, la prima web serie italiana in onda su Youtube).
Ciò che ne viene fuori è il ritratto di cinque ragazzi semplici ma con le idee ben chiare, col cuore ancora chiusi  in quel box in cui instancabili condividono idee e arrangiamenti, ma già ben proiettati nel panorama della buona musica, di notevole livello, influenzata dai propri idoli e in grado di far esibire live con una grinta travolgente e tanta personalità e professionalità.
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Chi sono gli About Wayne sul palco e nella vita reale?
Siamo cinque ragazzi che si divertono a mostrare alla gente la propria passione, con il sogno di diventare delle rock star affermate. Nella vita di tutti i giorni siamo persone semplici e tranquille, suoniamo tutti da tanti anni e quasi tutti lo facciamo anche per lavoro.
Come nasce il gruppo e qual è il vostro percorso musicale?
Io (Daniele Giuili) e Giampaolo (Speziale) ci siamo conosciuti nel 2006 e abbiamo iniziato a collaborare a vari progetti. Tra di noi c'era feeling, ma sentivamo che mancava qualcosa. Giovanni (De Sanctis) lo conoscevamo già e lo stimavamo come musicista. Io studiavo chitarra nella stessa scuola di musica di Jacopo (Antonini). Venivamo messi sempre in competizione e questa cosa paradossalmente ci ha permesso di legare molto. Francesco invece ce l’ha presentato Jacopo. Dopo esserci conosciuti abbiamo subito capito che avevamo un obiettivo comune, quello di scrivere musica originale e diffonderla. Quindi senza indugi ci siamo messi al lavoro.
Avete spesso dichiarato che il nome della vostra band deriva dal termine inglese “Wane” (con l’aggiunta della y), che corrisponde ad un modo un po’ retrò e letterario di definire il declino. Da quale punto di vista? Magari anche in riferimento ai nostri fatti quotidiani attuali?
Viviamo sicuramente in un periodo di declino e di recessione economica e culturale. Quanto a noi, piace parlare dei problemi quotidiani dei giovani della nostra età, con ironia però, senza vittimismi. Buttarci giù di certo non aiuterebbe nessuno. Infatti l'aggiunta della “Y” rende tutto più esotico e ottimista.
Siete saliti sul palco dell’Heineken Jammin Festival con alcuni dei più grandi del panorama musicale internazionale e nel 2010 avete anche vinto l’edizione 2010 dell’Aré Rock Festival. Che ricordo avete di quell’esperienza e del premio tutto pugliese?
E' stata un’esperienza bellissima, soprattutto perché ci siamo trovati benissimo con il pubblico pugliese e in particolare con quello di Barletta. La vittoria è stata molto soddisfacente, visto che gareggiavamo con gruppi molto validi. Abbiamo un ricordo fantastico.
La scorsa primavera invece è uscito il vostro album d’esordio, “Ruscism”, risultato di anni di sperimentazioni e intenso lavoro. Cosa contiene e quanto di vostro c’è in questo album? Chi scrive i vostri testi e come nascono?

La maggior parte dei testi li scriviamo io (Daniele Giuili) e Giampaolo, ma anche Giovanni, Jacopo e Francesco hanno partecipato in maniera attiva. In questo album c'è molto di nostro, ma assolutamente non tutto. E' normale che nel primo disco ci siano ancora molte influenze. Credo che i veri About Wayne in versione integrale, si ascolteranno nei prossimi dischi, sicuramente dopo aver raggiunto la quasi totale maturità artistica.
Avete firmato un bellissimo arrangiamento della cover dei Beatles “Eleanor Rigby”. Perché proprio questo pezzo che in qualche modo ha segnato uno spartiacque per il gruppo di Liverpool?
Amiamo i Beatles, li consideriamo quasi delle divinità, se non fossero fatti di carne ed ossa. Eleonor Rigby è un pezzo che ci ispirava moltissimo in ambito di riarrangiamento musicale. Ci si poteva lavorare sopra con molta libertà.
Da cosa nasce la voglia di cantare in inglese e quali sono le vostre ispirazioni?
Tutti noi ascoltiamo musica estera da quando siamo nati. Non siamo dei grandi estimatori della musica italiana. Quindi la scelta di cantare in inglese è venuta spontanea, e nulla potrà farci cambiare idea.
Che idea avete quindi del panorama musicale italiano? Davvero non vi piacerebbe collaborare con nessun nostro artista?
Non abbiamo assolutamente un’opinione favorevole del panorama musicale italiano. O meglio, ci sono un sacco di gruppi e musicisti strepitosi nel nostro Paese, che però non trovano spazio a dispetto di “cariatidi” prive di talento e creatività. Ci piacerebbe pero’ lavorare con un membro dei Verdena, un gruppo valido che a noi piace molto.
Impeccabili sul palco, ottimi brani e una particolare cura nell’arrangiamento dei pezzi e nei video. Chi cura le atmosfere e come avviene la scelta dell’ambientazione?

Tiriamo giù qualche bozza, ma sono i nostri registi di fiducia Claudio Di Biagio (youtuber di “Non aprite questo tubo”) e Matteo Bruno ( Cane Secco) a curare tutto in modo più dettagliato. Sono due grandissimi talenti e lavorare con loro è anche uno spasso.
La copertina dell’album è un incrocio dei vostri volti: quanto siete legati nella vita reale?
Siamo legatissimi, ormai quasi come una famiglia. Sono tre anni che ci frequentiamo assiduamente sia per lavoro che per svago. E questo non fa che aiutare nella riuscita del progetto.
Avete da poco firmato la colonna sonora di “Freaks”, la prima web serie tutta italiana su Youtube che ha registrato migliaia di followers e fan. Com’e’ stato collaborare con altri giovani di talento e quanto è importante credere in progetti nuovi e interessanti come questa serie ispirata ai telefilm d’oltremare?
E' stato fantastico lavorare con persone preparate, giovanissime e piene di idee. Ormai in Italia l'unica strada per affermarsi è avere delle idee vincenti e innovative e saperle sviluppare per conto proprio. Freaks è stato realizzato praticamente senza budget e ha dato tantissima visibilità a molte persone che lo meritavano.

Quanto conta per voi oggi la tecnologia e poter farsi conoscere e comunicare on-line?

E' fondamentale. Ed è anche molto divertente, visto che permette facilmente di confrontarsi con i fan.
Il 23 agosto c’è stata la Rocca Malatestiana, dove avete aperto addirittura il concerto dei Panic!At the Disco. I vostri progetti futuri? Quali sono le prossime tappe del tour?

C'è un tour autunnale in programmazione. Faremo il giro della penisola per continuare a promuovere il nostro disco. Poi subito un secondo disco. Ci chiuderemo nel nostro garage e ricominceremo a fare quello che più ci piace, scrivere.
Concludendo, che cosa ricorderete di questo periodo?

Credo che l'emozione più grande è stata il Rock In IdRhro, dove abbiamo suonato prima di uno dei nostri gruppi preferiti, i Foo Fighters e lo abbiamo fatto davanti a 5000 persone in festa. Indimenticabile!
  
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