E dopo un week end all’insegna del mio compleanno, ma non solo, ecco che riprendono le interviste: oggi è il turno di Carmelo Barbaro con “Cieli d’avorio”.
1) Come mai hai iniziato a scrivere?
Bella domanda. Da che ho memoria, ho sempre scritto. Il primo racconto lo sfornai a sette/otto anni: avevo visto “Star Wars” e lo scopiazzai (più o meno) in una decina di pagine: pensai che se c’era riuscito George Lucas(!!!) potevo benissimo farlo pure io. La mente dei bambini… Mi divertii molto. Crescendo e approfondendo le conoscenze, anche il bisogno di esprimermi si è fatto più pressante e ho trovato nella scrittura il mio mezzo preferito di tirare fuori aspetti della mia personalità che tendo a nascondere, per i più vari motivi. Ho scritto di tutto: romanzi, racconti, novelle, poesie, cercando sempre di raccogliere quello che ho imparato e riproporlo in maniera originale, per quanto possibile. In sintesi e conclusione, la scrittura mi serve da antidepressivo e risulta più economico di uno psicologo.
2) Se potessi tornare indietro, rifaresti la stessa esperienza?
Il mio modo di scrivere, le tematiche che tratto, il carattere dei miei personaggi sono dirette conseguenze delle mie esperienze, belle o brutte. E accumulando dati, si arricchisce il bagaglio che mi porto dietro, a tutto vantaggio della mia opera. Rifarei tutto, forse non in maniera proprio uguale ma non rinnego nulla poiché tutto ciò che ho fatto mi ha portato qui dove sono.
3) C’è qualche autore a cui ti ispiri?
Lungi da me infangare il nome di autori leggendari! Mi spiego. Per come la vedo io, uno scrittore è anzitutto un avido lettore quindi sul mio comodino c’è una pila di libri che può comprendere: Victor Hugo, Valerio Evangelisti, Sergio Nazzaro, Marco Travaglio, Italo Calvino e Isaac Asimov. Nelle mie opere non troverete traccia precisa di questo o quello scrittore ma ognuno di essi, ogni libro che ho letto ha contribuito a migliorare il mio stile, talvolta facendomi capire come NON volevo scrivere.
4) Che tipo di libro è il tuo “Cieli d’avorio”?
Cieli d’avorio è il mio personale omaggio alla fantascienza. Ne ho letta tanta, di fantascienza: ottima, buona e meno buona. A un certo punto, ho deciso che era ora di portare su carta le mie idee. In Cieli d’avorio, c’è molto di quel poco che ho imparato nella vita, all’università, nei miei viaggi. Ci sono richiami a libri che mi hanno segnato, la particolare divisioni in capitoli, chiamati con titoli di canzoni attinenti alla trama, mi è stata suggerita da “Il birraio di Preston” di Andrea Camilleri, tanto per fare un esempio. Nel romanzo ci sono i miei amici, le mie vittorie, le mie sconfitte, le mie speranze e le mie paure. Le soluzioni ai problemi che ho trovato e quelle che avrei voluto trovare. Si dice che il primo romanzo sia autobiografico, anche inconsciamente; confermo e sottoscrivo, solo che in Cieli d’avorio vi è una trama particolare e qualche colpo di scena.
5) Parli di orbita geostazionaria, di navi molto particolari e dell’umanità che sta migrando. Che cosa vuoi comunicare ai lettori con questo tuo scritto?
Credo che ogni lettore trovi all’interno di ciò che legge il messaggio che gli è più congeniale. Ho una formazione scientifica (sono laureato in astronomia) e per questo motivo il mio sguardo sul futuro ha una certa inclinazione. Mi premeva far capire anzitutto che viviamo in un universo soggetto alla relatività: ciò implica che la velocità della luce è un limite invalicabile, almeno con la matematica che abbiamo sviluppato. In secondo luogo, sono convinto che per fare il salto di qualità e spostarci nello spazio dobbiamo renderci conto di essere una razza, una specie e non etnie divise da religione, politica e ricchezza. Per come la vedo io, fondare colonie fuori dalla Terra, magari su Marte, per esportare il peggio che abbiamo, la guerra, il razzismo, gli estremismi religiosi, non solo è una perdita di tempo, è veramente dannoso. Non dico di aver ragione o torto, quello che m’interessa è mettere la pulce nell’orecchio. Ognuno deciderà cosa tenere di Cieli d’avorio e cosa buttare.
6) Pensi di scrivere altri libri su questo modello?
Non lo escludo. Cieli d’avorio è nato come opera singola ma cimentarsi con altri scenari, altri personaggi, altri mondi mi stimola parecchio. Se trovassi una bella idea per un trama accattivante e politicamente scorretta, lo farò di sicuro. Anzi, ora che ci penso un’ideuzza mi è già venuta…
7) Convinci la gente a comprare il tuo libro con qualche motivazione convincente.
Non sono molto ferrato in questo genere di cose ma ci provo lo stesso. È una vicenda molto estesa e complessa, con personaggi tridimensionali in cui ci si può immedesimare. Sono partito dal nostro presente, con tutti i suoi difetti e le sue contraddizioni, per costruire il futuro che nessuno vorrebbe avere. Lasciatevi guidare dalla curiosità, è sempre un bene.
8) Un link dove i lettori possano trovarti.
Eccolo:
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