Posto una parte dell'intervista che ho rilasciato pubblicato qualche mese fa su Lettera43, a cura di Monica Coviello.
Vi ritrovate?
Condividono tutto, anche il cibo. Lei dà un morso a una tartina, poi la porge a lui, perché la assaggi. Insopportabili? In realtà, sono il ritratto della complicità. Non solo: sono pure destinati a stare a lungo insieme. È questa, in sintesi, la conclusione a cui è giunto Thomas Alley, professore di psicologia alla Clemson University, in South California. Che ha chiesto a un gruppo di volontari di valutare con sincerità i video che mostravano una coppia che condivideva il pasto.
IL CIBO COME UN BACIO. Gesti che, a detta del professore, hanno un significato particolare: «Perché il cibo è “contaminato” con i germi dell’altro e quindi c’è qualcosa di simile alla respirazione bocca a bocca. O al bacio, che entrambi decidono di accettare. Poi, questo tipo di scambio aiuta anche a rinforzare il sistema immunitario».
NON SOLO SCAMBI DI AFFETTO. E dello stesso parere è anche lo psicologo e psicoterapeuta Davide Algeri: «In effetti, ognuno di noi ha uno “spazio” personale, in cui decide di fare entrare o meno gli altri, e condividere un alimento vuol dire entrare in intimità. C’è uno scambio di germi, una contaminazione biologica che difficilmente viene accettata se l’unione non è forte. Di certo», ha proseguito l’esperto, «mangiare dallo stesso piatto, con la stessa forchetta, o assaggiando il cibo che un attimo prima è stato morso dal partner, è un modo per “avvicinarsi”, e presuppone l’accettazione dell’altro. Azioni di questo tipo aumentano la vicinanza tra due persone, e le fanno apparire come più intime».
«Il pasto è l’occasione per riunirsi, scambiare idee e migliorare l’intesa»
La pensa così anche Pietro Antonio Migliaccio, medico nutrizionista e presidente della Società italiana di scienza dell'alimentazione: «Il pasto è sempre un momento da vivere, di aggregazione, ed è sempre consigliabile ritrovarsi insieme al partner per mangiare insieme almeno una volta al giorno. È l’occasione giusta per riunirsi, parlare insieme, scambiarsi idee. Mangiare dallo stesso piatto, poi, amplifica l’importanza di questo rito, e non escludo che possa anche aumentare il rapporto d’intesa». Tesi confermata da Algeri: «Il momento del pasto può essere considerato uno spazio di elaborazione: è importante e necessario che ci sia, almeno una volta al giorno. Un partner che mangia da solo, perché l’altro torna tardi da lavoro, invia un messaggio diverso da chi sopporta i morsi della fame pur di cenare e condividere gli eventi della giornata insieme al compagno».
MA GLI SCHIZZINOSI NON SI DEVONO PREOCCUPARE. E chi non ha l’abitudine di spiluccare dal piatto dell’altro, dovrebbe preoccuparsi? «Dipende», ha precisato Algeri, «In teoria, in una coppia affiatata non dovrebbero esserci problemi a scambiarsi un bacio, o a mangiare con la stessa forchetta. Ma è anche vero che, a volte, la cultura, l’educazione ricevuta e le nostre paure possono spingerci a percepire come normali i gesti “socialmente accettati”, come il bacio, e portarci a essere meno disponibili a riproporne altri, come ad esempio la condivisione del piatto, solo perché meno diffusi e percepiti come insoliti. Dall’esterno potrebbe far pensare a un minore affiatamento, ma non è per forza così».
E poi ci sono quelli che, al contrario, lo fanno d’abitudine e dividono i bocconi perfino con gli amici: «Anche in questo caso», ha proseguito lo psicologo, «lo scambio del cibo è un segno di affinità o, comunque, di intimità. Dimostra l’accettazione, a dispetto del normale disgusto e delle comuni resistenze a dividere il piatto o un oggetto personale con gli altri».