Amori fedifraghi, lupi pedofili, boschi oscuri e gigantesse vendicative, la morale della fiaba si spezza all'interno del film stesso. Ho particolarmente apprezzato "Into the woods" di Rob Marshall per come, passo dopo passo, ricostruisce una vera e propria morfologia della fiaba, per poi smembrarla radicalmente: i confini famigliari e rassicuranti dell'archetipo (i luoghi, gli eroi, le avventure, i sodalizi) vengono spezzati con brio e inaspettata intelligenza, mentre tutto nel film si capovolge, proiettando le sue ombre deformi in una selva oscura. L'alone dark, inoltre, non è mai edulcorato dalla confezione di film per famiglie ma, unito a un'ironia nerissima, sovrasta l'intera operazione. Con malizia, Marshall confeziona il suo film migliore, dove la messa in scena è a completo servizio di corpi cinguettanti, seppur sgraziati, e canzoni figlie della miglior tradizione disneyiana. E, come ogni buon musical dovrebbe fare, l'intero mondo sembra ballare e tremare, in una giostra teorica che smonta e rimonta, risemantizza perfino, alla ricerca di nuove, deformi fiabe da poter narrare. La stessa divisione del film in due parti (la prima tradizionalissima e quasi accademica, la seconda cupa, libidinale e anarchica), appare tutt'altro che difettosa, ma anzi, rende "Into the Woods" un film strepitosamente libero, a cui si perdonano volentieri anche una ventina di minuti di troppo.
Amori fedifraghi, lupi pedofili, boschi oscuri e gigantesse vendicative, la morale della fiaba si spezza all'interno del film stesso. Ho particolarmente apprezzato "Into the woods" di Rob Marshall per come, passo dopo passo, ricostruisce una vera e propria morfologia della fiaba, per poi smembrarla radicalmente: i confini famigliari e rassicuranti dell'archetipo (i luoghi, gli eroi, le avventure, i sodalizi) vengono spezzati con brio e inaspettata intelligenza, mentre tutto nel film si capovolge, proiettando le sue ombre deformi in una selva oscura. L'alone dark, inoltre, non è mai edulcorato dalla confezione di film per famiglie ma, unito a un'ironia nerissima, sovrasta l'intera operazione. Con malizia, Marshall confeziona il suo film migliore, dove la messa in scena è a completo servizio di corpi cinguettanti, seppur sgraziati, e canzoni figlie della miglior tradizione disneyiana. E, come ogni buon musical dovrebbe fare, l'intero mondo sembra ballare e tremare, in una giostra teorica che smonta e rimonta, risemantizza perfino, alla ricerca di nuove, deformi fiabe da poter narrare. La stessa divisione del film in due parti (la prima tradizionalissima e quasi accademica, la seconda cupa, libidinale e anarchica), appare tutt'altro che difettosa, ma anzi, rende "Into the Woods" un film strepitosamente libero, a cui si perdonano volentieri anche una ventina di minuti di troppo.
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