L’intolleranza al lattosio è un disturbo frequente e facilmente diagnosticabile.
Da questa settimana nell’ambulatorio di gastroenterologia pediatrica della Fondazione Policlinico San Matteo disponiamo dell’apparecchio per fare la diagnosi.
L’intolleranza al lattosio è l’incapacità dell’intestino a scindere lo zucchero complesso lattosio (si trova nel latte di mucca, di capra, di asina oltre che nel latte di donna) in due zuccheri semplici: glucosio e galattosio che sono assorbibili dall’intestino.
Tale incapacità è data dalla mancanza totale o parziale di un enzima (lattasi) che si trova a livello della superficie delle cellule che rivestono l’intestino.
Se non viene digerito, il lattosio che rimane nel lume intestinale viene fatto fermentare dalla flora batterica presente nell’intestino stesso con produzione di gas e di diarrea.
Frequenza del problema
Raramente si può avere un deficit congenito di lattasi, mentre più frequentemente si può assistere al progressivo declino dell’attività di questo enzima che si manifesta con incidenza crescente dall’età prescolare a quella adulta.
L’incidenza dipende anche dal gruppo etnico di appartenenza: si ha nel 80-95% dei neri e degli orientali, nel 50% dei popoli mediterranei e nel 15% nei popoli del nord Europa.
Esistono anche delle forme secondarie di solito dovute ad un deterioramento della mucosa intestinale secondario ad un processo infiammatorio o infettivo. Il problema in questo caso è temporaneo e dura fino a che non si sia risolta la causa primaria.
I sintomi più comuni dell’intolleranza al lattosio sono:
– dolori addominali di tipo crampiforme;
– meteorismo intestinale;
– diarrea;
– in rari casi è anche presente perdita di peso e malnutrizione.
La gravità della sintomatologia dipende dalla quantità di lattosio che ogni individuo riesce tollerare. Molto spesso i sintomi, soprattutto i dolori addominali e la diarrea, compaiono poco dopo l’assunzione di alimenti contenenti lattosio.
La diagnosi
Molto spesso una storia clinica accurata che mette in evidenza un rapporto di causa-effetto tra assunzione di lattosio e comparsa dei sintomi è già sufficiente per porre diagnosi di intolleranza al lattosio.
Nei casi dubbi il test che ci permette di fare diagnosi di certezza è il breath test al lattosio.
È un test di semplice esecuzione che si può effettuare in regime ambulatoriale.
Consiste nel far soffiare il paziente (deve essere a digiuno) dentro un speciale apparecchio portatile.
Si fa bere poi al bambino una quantità definita di lattosio (calcolata in rapporto al peso del bambino). Quindi il bambino dovrà soffiare, sempre dentro l’apparecchio, ogni 30 minuti per le quattro ore successive.
Il respiro così raccolto viene esaminato dall’apparecchio che valuta nel respiro il contenuto di idrogeno proveniente dalla fermentazione del lattosio non digerito che rimane nel lume intestinale.
Se nel respiro raccolto dopo l’assunzione di lattosio, il contenuto di idrogeno è molto superiore a quello presente nel respiro raccolto prima di aver bevuto il lattosio, vuol dire che il paziente è intollerante al lattosio. In questo caso nelle ore successive al test si potranno osservare dolori addominali transitori e alcune scariche di diarrea che confermano la diagnosi.
Il cardine della terapia è l’esclusione dalla dieta degli alimenti contenenti il Lattosio.
La quantità di lattosio tollerata dai vari soggetti è variabile, pertanto è opportuno eliminare gradualmente gli alimenti iniziando da quelli a più alto contenuto in lattosio in modo da valutare la soglia di tolleranza del paziente.
Poichè il lattosio viene spesso utilizzato nell’industria alimentare come conservante, sarà opportuno leggere la composizione degli alimenti in scatola e surgelati, al fine di evitare l’introduzione accidentale di quote di lattosio. Anche alcuni farmaci contengono lattosio come eccipiente, compresi i granuli omeopatici: attenzione, quindi, ai foglietti illustrativi.
I prodotti alimentari che potrebbero contenerne anche una piccola quantità sono:
– Pane ed altri prodotti da forno
– Corn flakes per prima colazione
– Patate precotte, minestre, bevande per prima colazione
– Margarina
– Preparati a base di carne e insaccati (prosciutto cotto, salsiccie)
– Condimenti per insalate
– Caramelle ed altri snack
– Preparati frittelle, biscotti e dolci
– Integratori.
I formaggi a pasta extradura, come il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano, e quelli a pasta dura (Emmenthal, Groviera) non contengono lattosio, eliminato durante il processo di stagionatura.
Non contengono lattosio (o ne contengono in modesta quantità) i seguenti formaggi: Asiago, Caciocavallo, Caciotta toscana, Certosino, Emmental, Fontina, Gorgonzola, Grana Padano e Parmigiano-Reggiano, Mascarpone, Pecorino fresco, Pecorino romano, Provola affumicata, Provola dolce, Provolone piccante, Robiola, Scamorza, Stracchino, Taleggio.
Poiché gli alimenti contenenti grandi quantità di lattosio contengono anche grandi quantità di calcio, è consigliabile una supplementazione di calcio in tutti i pazienti sottoposti ad una stretta dieta di eliminazione ed in particolare nei bambini che richiedono grandi quantità di calcio per lo sviluppo osseo.