Medicina Tradizionale Cinese intolleranze alimentari
La tradizione cinese non parla di intolleranze alimentari ma vede il problema come conseguenza di uno squilibrio energetico: ristabilire l'equilibrio è quindi l'obiettivo della terapia.Medicina tradizionale cinese intolleranze cibi
Negli ultimi decenni, soprattutto nel mondo occidentale, le reazioni avverse agli alimenti nelle loro svariate manifestazioni sono diventate un problema sempre più frequente, perché molte sono state le modifiche avvenute nell'ambito sia delle abitudini alimentari che della preparazione e coltivazione dei prodotti agricoli nonché dell'allevamento degli animali. Che cosa dice a tal proposito la Medicina tradizionale cinese (MTC)?Se già nella medicina occidentale identificare una intolleranza alimentare può essere un problema, a parte le intolleranze legate a sicuri deficit enzimatici quali l'intolleranza al lattosio e al glutine diagnosticabili con certezza mediante appositi esami, a maggior ragione nella medicina tradizionale cinese parlare di intolleranze alimentari diviene ancora più difficoltoso anche perché, come tale, questo concetto non esiste.
Quando i medici devono dare consigli dietetici, in linea di massima, in occidente, siamo abituati a sentire dal medico una valutazione qualitativa e quantitativa degli alimenti, valutazione basata cioè sul mero computo calorico e sulla composizione chimica. Nella medicina tradizionale cinese invece, il computo calorico non esiste: esiste una classificazione degli alimenti in funzione delle modificazioni energetiche che essi inducono nell'organismo che li assimila.
Molto importanti a questo riguardo, sono i concetti di Si Qi e Wu Wei: il primo, Si Qi, la natura di un alimento, indica l'azione specifica dell'alimento o se vogliamo dirlo in altre parole, indica in quale campo, Yin o Yang, viene spostato l'equilibrio dell'organismo che lo assume. Una sostanza secondo la sua natura può essere calda o tiepida esprimendo una natura Yang, fresca o fredda nel caso la sua natura sia Yin.
Wu Wei, il sapore, rappresenta invece la qualità dinamica del cibo e la sua essenza, cosa che prescinde dalla nostra idea occidentale di sapore. Esso esprime un concetto complesso dalle implicazioni molto profonde: nella medicina cinese il sapore indica certamente il gusto, ma anche la parte più sottile e pura dell'energia prodotta dall'alimento, che nutre e fortifica l'essenza degli organi ed esprime anche la qualità particolare di organi e tessuti del nostro corpo, letti come facenti parte di logge energetiche. Dunque in medicina tradizionale cinese, quando si parla di sapore non si parla solo di ciò che il nostro palato percepisce ma ci si riferisce a tutti questi concetti.
Significato del sapore nella medicina cinese
Ogni sapore è correlato a un organo e in particolare abbiamo che il piccante (xin) è collegato al Plmone, il dolce (gan) alla Milza, l'acido (suan) al Fegato, l'amaro (ku) al Cuore e il salato (xian) al Rene, a questi devono essere aggiunti anche il sapore neutro e l'astringente. Va tenuto presente poi, che piccante dolce e neutro sono sapori che attengono alla categoria dello Yang, mentre acido, amaro, salato e astringente sono sapori che attengono allo Yin. Quindi attraverso il sapore dei cibi interveniamo sull'equilibrio Yin e Yang.
Gli alimenti assunti devono comunque essere assimilati dall'organismo; per la Medicina tradizionale cinese la digestione è il risultato della funzione di più strutture : essa è coordinata dal Triplice Riscaldatore, in particolare quello Medio e Inferiore, che interessa e coinvolge gli organi e i visceri. La trasformazione dei solidi e liquidi segue vie differenti, ma entrambi vengono sottoposti a successivi passaggi di estrazione con separazione del puro dall'impuro.
Anche se per la medicina tradizionale cinese l'organo chiave del processo digestivo e assimilativo è la Milza (motivo per cui buona parte della dietetica è rivolta al sostegno della loggia della Terra a cui la Milza appartiene) in questi processi di selezione sono coinvolti anche lo stomaco, l'intestino tenue e il grosso intestino che inviano le parti pure e sottili dell'energia derivante dagli alimenti ai vari organi, mentre le parti impure vengono inviate verso l'eliminazione. Gli organi destinatari, a loro volta, distribuiscono l'energia ricevuta nella grande circolazione energetica: in caso di un loro cattivo funzionamento, si avranno turbe energetiche con manifestazioni differenti in funzione dell'organo o delle viscere maggiormente interessate dal problema.
Cosa è l'intolleranza per la Medicina Tradizionale Cinese
Dopo queste necessarie premesse torniamo al problema delle intolleranze alimentari: per la Medicina Tradizionale Cinese, l'intolleranza per un alimento, anche se questa definizione non è così chiara come nella medicina occidentale, può essere dovuta al malfunzionamento del processo di separazione tra puro e impuro. La disfunzione assimilativa che ne deriva spiega i sintomi che si presentano anche in soggetti che seguono una dieta apparentemente corretta sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, poiché la disfunzione è a sua volta alla base di vuoti di Yine/o di Yang.
Lo squilibrio energetico derivante da una cattiva assimilazione delle sostanze comporta un coinvolgimento di logge energetiche di volta in volta diverse e questo rende conto del fatto che i sintomi si possono manifestare anche in distretti corporei apparentemente non correlati con l'apparato digerente, come per esempio la pelle con gli eczemi, le vie urinarie con le cisti ricorrenti o il capo con la cefalea.
Le intolleranze alimentari verso un alimento variano in funzione dell'organo o del viscere coinvolto in maniera prioritaria: la prima fase dell'approccio a questo problema da parte della medicina tradizionale cinese, consiste dunque nel fare una corretta diagnosi (cosa che spesso non fanno più i nostri medici) ma a livello energetico per individuare l'organo la cui funzione alterata e/o deficitaria è alla base dei sintomi che il paziente lamenta; solo dopo si potrà pensare a un trattamento che non può, e non deve, essere limitato alla semplice eliminazione degli alimenti non tollerati, ma deve andare oltre, prevedendo un trattamento energetico degli organi o dei visceri interessati.
Sicuramente il primo intervento è l'eliminazione dell'alimento non tollerato, ma per ottenere un risultato duraturo è indispensabile anche l'assunzione di una dieta costituita da alimenti che siano capaci di correggere lo squilibrio energetico dell'organo o del viscere colpito.
Spesso però si deve ricorrere anche all'utilizzo di fitoterapia o di agopuntura (da noi la prima non è riconosciuta dai medici mentre la seconda pur praticata da medici occidentali, viene applicata spesso a casaccio senza rispettare le regole guida dell'analisi che ne precede l'uso senza la quale essa tende a non sortire effetti positivi) per ripristinare più rapidamente quell'equilibrio energetico sovvertito che è alla base dell'intolleranza alimentare: per esempio in caso di diarrea o feci poco formate con astenia, lipotimia o episodi pre-lipotimici, pallore, può essere utile l'assunzione di Si Hun Zi Tang, 2 cp da 500 mg 2 volte al giorno lontano dai pasti, prestando attenzione ai soggetti ipertesi (per andare ad agire a un evidente vuoto di Qi alla milza).
In funzione del tipo di alimento non assimilato, possiamo sapere qual'è l'organo in sofferenza energeticamente e intervenire pe riequilibrarlo, se per esempio, dovesse essere interessato il fegato, ci sarà una intolleranza verso il cioccolato, per i fritti e per i sughi forti, mentre un interessamento della milza determinerà una intolleranza alimentare verso gli amidi, i vini rossi e i dolci.
Come si può ben vedere, per quanto negli ultimi anni gli stessi dottori occidentali abbiano cercato di portare discredito alla medicina tradizionale cinese, essa mantiene maggiore rilievo per quanto concerne la cura vera e totale dell'essere umano, guardando anche la parte interiore e non solamente la parte meramente chimica come invece accade nella medicina occidentale.