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La dialettica principale, all'interno del Pd, è quella tra il segretario Renzi ed il premier Letta, apparendo marginali, nel dibattito, le posizioni di Cuperlo e Civati. Renzi e Letta hanno la stessa matrice "cattolico-popolare" - un modo elegante per dire "ex democristiana" - per cui il confronto in corso sembra incentrato su chi occuperà la casella di Palazzo Chigi in un futuro più o meno prossimo. Nemmeno ai tempi della Dc succedeva questo, perché i contrasti tra i cosiddetti "cavalli di razza" (Moro, Fanfani, Andreotti, Taviani, Forlani) vertevano sulla linea politica, in particolare sulle alleanze: aprire o meno ai socialisti e poi ai comunisti (a parte, forse, Andreotti, il quale, all'opposizione interna a Moro-Zaccagnini, guidò tra il 1976 e il 1979 i governi di "solidarietà nazionale" che includevano il Pci nella maggioranza). Nel Pd non è dato capire se Letta e Renzi abbiano idee diverse sulla sostanza dei problemi all'ordine del giorno. Almeno fino ad ora.
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