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Intorno a I sommersi e i salvati di Primo Levi

Creato il 17 aprile 2015 da Martinaframmartino

Intorno a I sommersi e i salvati di Primo LeviC'è un motivo ben preciso per cui ho voluto dividere i miei commenti e le mie citazioni delle frasi di Primo Levi da I sommersi e i salvati in due brani distinti. Ieri ho riportato la voce di Levi e ho parlato di lager e di testimonianza. Oggi uso le sue parole per parlare di letteratura. La letteratura può parlarci dei lager, anche quando apparentemente parla d'altro, ed è un aspetto molto importante della letteratura, ma almeno per un giorno ho preferito evitare di allargare il discorso e focalizzarmi sulla nuda testimonianza di Levi.

"Non esiste proporzionalità tra la pietà che proviamo e l'estensione del dolore da cui la pietà è suscitata: una singola Anna Frank desta più commozione delle miriadi che soffrirono come lei, ma la cui immagine è rimasta in ombra. Forse è necessario che sia così; se dovessimo e potessimo soffrire le sofferenze di tutti, non potremmo vivere." (pag. 41)

Intorno a I sommersi e i salvati di Primo LeviPer questo reputo Le variazioni Reinach di Filippo Tuena un libro fondamentale. Al di là della bellezza della sua prosa Tuena ci restituisce l'immagine viva di una famiglia ebrea durante tutto il crollo del loro mondo, dal ricco e nobile ambiente parigino in cui vivevano all'inferno dei lager in cui sono morti. C'è il mutare dell'atmosfera nel romanzo di Tuena, l'incredulità, la confusione, c'è tutta quella gamma di sentimenti umani che arriva prima dell'orrore che travolge, della sofferenza assoluta, ed è bene non dimenticare quei sentimenti, non dimenticare il percorso attraverso cui così tante persone sono passate. Se è impossibile soffrire per tutti, il numero è talmente alto da essere diventato una statistica, Le variazioni Reinach ci ricorda che quella statistica è stata fatta sulla pelle di persone come noi, che avevano una vita e dei sogni e che hanno perso tutto. Un altro brano di Levi mi ha fatto pensare con forza a Le variazioni Reinach:

"non siamo noi, i superstiti, i testimoni veri. È questa una nozione scomoda, di cui ho preso coscienza a poco a poco, leggendo le memorie altrui, e rileggendo le mie a distanza di anni. Noi sopravvissuti siamo una minoranza anomala oltre che esigua: siamo quelli che, per loro prevaricazione o abilità o fortuna, non hanno toccato il fondo. [...] sono loro, [...] i sommersi, i testimoni integrali, coloro la cui deposizione avrebbe avuto significato generale. Loro sono la regola, noi l'eccezione." (pag. 65)

Levi e tutti gli altri testimoni raccontano quello che hanno visto loro, ma loro sono sopravvissuti. Tuena riporta in vita la storia di alcune persone che invece sono morte. Può sembrare insensibilità dire che leggendo Se questo è un uomo di Levi o La notte di Elie Wiesel o qualcuno degli altri innumerevoli memoriali alla fine si tira un sospiro di sollievo, ma la nostra mente non può, in un piccolo angolo, fare a meno di pensare "almeno lui ce l'ha fatta". E allora va raccontata la storia di chi invece non ce l'ha fatta, anche attraverso la finzione narrativa, per ricordarci in pieno l'orrore di quanto è avvenuto.

Fra questi due brani Levi ci parla delle Squadre Speciali (Sonderkommando) costituite da ebrei costretti a collaborare con le SS.

"Perché hanno accettato quel compito? Perché non si sono ribellati, perché non hanno preferito la morte? [...] Non tutti hanno accettato; alcuni si sono ribellati sapendo di morire." (pag. 42).

Intorno a I sommersi e i salvati di Primo LeviSe con Tuena eravamo almeno nell'ambito di narrativa legata alla Shoah ora entro nel fantasy. In Il Drago rinato, terzo volume di La Ruota del Tempo di Robert Jordan, veniamo a sapere di una cosa che ci sconvolge e che ci preoccuperà per tutto il resto della serie. Il lavoro combinato di 13 Myrddraal e 13 incanalatrici (anche gli uomini possono fare la loro parte, ma all'inizio della saga gli uomini capaci di incanalare l'Unico Potere scarseggiano) può forzatamente convertire una persona che è a sua volta capace di incanalare. La vittima di questo trattamento quindi può essere costretta a servire il Tenebroso anche contro la sua volontà, e anzi diventerà uno dei suoi servitori più zelanti.

Quello che ti rende forte è anche una debolezza, viene detto a un certo punto nella saga. L'Unico Potere rende le Aes Sedai capaci di fare cose che un normale essere umano neanche si sognerebbe, ma proprio perché sa incanalare l'Unico Potere un'Aes Sedai può essere forzatamente convertita all'Ombra. Perché allora con Levi mi viene in mente Jordan? Perché c'è sempre una scelta, per quanto brutta possa essere. L'incanalatore, se ha un animo forte, può resistere per un certo periodo di tempo ai tentativi di conversione, ma alla fine sarà comunque convertito perciò la resistenza non è fra queste. No, le opzioni a sua disposizione se davvero non vuole aiutare il Tenebroso sono brutte ma esistono: può spingere i suoi tormentatori a ucciderlo o può rinunciare all'Unico Potere. Fare qualcosa che spingerà chi lo tiene prigioniero a ucciderlo, come hanno fatto alcune vittime dei nazisti, o in questo caso scegliere l'opzione fantasy di tagliare il contatto con la Vera Fonte. Nella saga ci viene detto più volte quanto quest'opzione sia brutta, quanto gli uomini domanti o le donne quietate desiderino la morte. Siuan, che riesce a trovare un motivo per vivere nonostante la quietatura, è un'eccezione. Setalle Anan, la locandiera di Ebou Dar, un'altra. Ma sono rarissime.

Intorno a I sommersi e i salvati di Primo LeviGli ebrei del Sonderkommando avrebbero potuto scegliere di morire. Non sto condannando la loro decisione di non farlo, nessuno avrebbe mai dovuto trovarsi in una situazione del genere. Lo stesso Levi, alla pagina successiva, ammonisce " credo che nessuno sia autorizzato a giudicare, non chi ha conosciuto l'esperienza del Lager, tanto meno chi non l'ha conosciuta ". La difficoltà della situazione delle Squadre Speciali però può aiutarci a capire meglio le situazioni narrate da Jordan o forse, se mettiamo da parte i paraocchi che tanta gente indossa quando si parla di fantasy, Robert Jordan in una narrazione fantastica ha sollevato un punto fondamentale per le nostre coscienze.

Vi lascio con il link a un mio vecchio articolo sul Giorno della Memoria e la narrativa, in particolare quella fantastica: http://www.fantasymagazine.it/approfondimenti/11701/27-gennaio-il-giorno-della-memoria/.


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