Succede che un paio di giorni fa un amico mi fa leggere l’intervista a un blogger che un tempo si occupava di fantastico.
In questa intervista, dove si parla di tutto e di niente, il soggetto in questione ci tiene a ribadire di aver superato la fase infantile in cui si occupava di narrativa di intrattenimento (in particolare di horror), perché ora che è grandicello (credo viaggi verso i 50 anni) preferisce la letteratura in grado di suscitare vere emozioni e di lasciare qualcosa dentro. Frasi alla Fabio Volo, che fanno specie soltanto perché è un ex addetto ai lavori a pronunciarle.
La cosa non dovrebbe toccarmi più di tanto – tutti fanno scelte, e pure io ho annullato alcune passioni che fino a una decina di anni fa mi sembravano irrinunciabili – ma ogni volta che il sano lavoro di intrattenitore viene svilito non riesco a stare zitto e a far finta di nulla.
Ebbene sì, io sono senz’altro un autore che si occupa di scrittura atta a divertire e a distrarre. Anche come blogger ho la medesima aspirazione, sebbene qui su Plutonia gli argomenti proposti sono piuttosto variegati.
Non mi dispiace affatto essere un intrattenitore.
Io stesso sono cresciuto con la compagnia di film, fumetti e libri che mi hanno divertito, che mi hanno fatto compagnia, che mi hanno aiutato a evadere e a superare i momenti no. Talvolta – molto più spesso di quanto immaginate – queste opere mi hanno anche insegnato concetti e nozioni che mai avrei imparato altrove (con buona pace di chi sostiene che vale la pena leggere soltanto saggistica). Altre volte mi hanno anche emozionato e mi hanno avvicinato a concetti quali la comprensione del diverso e il saper riconoscere il populismo mascherato da democrazia. Ma questi sono solo due esempi tra i tanti: in realtà la narrativa d’intrattenimento mi ha insegnato moltissime cose.
La fantasia non fa castelli in aria, ma trasforma le baracche in castelli in aria. (Karl Kraus)
L’intervista in questione (no, niente link, non voglio polemiche, flame o altro) arriva pochi giorni dopo alcuni commenti demenziali riguardanti The Martian, che alcuni lettori hanno bocciato perché “non si riescono a immedesimare” nel protagonista.
Immedesimare?
Ma è così necessario? Voglio dire: voi cercate forse di immedesimarvi in tutte le opere di cui usufruite?
Cercavate immedesimazione in Zanna Bianca, L’Ombra dello Scorpione, La Maschera di Innsmouth? Cercavate immedesimazione in Indiana Jones, Grosso Guaio a Chinatown, Piramide di Paura?
Inoltre, sappiatelo, anche immedesimarsi nei personaggi di film come Carnage, Le Invasioni Barbariche o Il Grande Freddo è improprio. Perché, pur raccontando storie più attinenti al reale rispetto, che ne so, ai film di George Romero, si tratta pur sempre di finzione scenica.
Quindi basta, per carità, con queste baggianate sul neorealismo, l’immedesimazione e i prodotti culturali per adulti, definizione che sta a cuore ai tanti snob che popolano questo tristissimo paese dove molti soggetti – politici, sociali o filosofici – hanno tentato di limitare la diffusione di libri e film a una ristretta élite. Se coi film hanno fallito, complice l’inarrestabile contagio di quella che mi piace definire “arte popolare”, coi libri ce l’hanno fatta. Li hanno chiusi in una riserva custodita da insopportabili radical chic, il cui unico scopo nella vita è quello di credersi migliori di noi.
Migliori di te, che mi stai leggendo.
Ecco, un serio intrattenitore serve anche a questo: ad abbattere i recinti dell’elitarismo, a diffondere la cultura partendo da un punto di vista dinamico, divertente, fantasioso.
La fantasia è la figlia diletta della libertà. (Leo Longanesi)
(A.G. – Follow me on Twitter)