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Provo una strana sensazione ogni qualvolta decido di guardare un film horror anni '80. Una sensazione positiva, un'eccitazione fanciullesca, uno strano ribollire del sangue e la voglia di infilarmi sotto le coperte, lì dove niente e nessuno può farmi del male, e di aspettare l'uomo nero solo per vederlo andare via. Ecco, tutto questo - con le dovute eccezioni - mi succede solo con i film horror anni '80. E Intruder non fa eccezione.Ora, che questo film di Scott Spiegel sia semi sconosciuto, proprio non me lo riesco a spiegare. Ho provato a cercare informazioni in rete, curiosità e notizie, ma devo dire che se ne trovano ben poche. Non certo in italiano, che qui a malapena conosciamo Raimi e solo perché ha girato Spiderman. In Spagna, ad esempio, un'edizione in dvd di questo film non è mai uscita, mentre noi almeno ne abbiamo una. Però la maniera in cui questa pellicola viene sottovalutata (nel resto del mondo, 'ché negli U.S.A. è considerato un cult) è sicuramente ingiusta, non perché si tratti di un capolavoro ma perché è un film genuino e divertente, con tanto splatter fatto in casa.
In un supermercato, dopo l'oriario di chiusura i dipendenti rimasti: A) scopriranno di stare per perdere il posto di lavoro perché il supermarket è stato venduto B) si troveranno alle prese prima con l'ex psicopatico di Jennifer la cassiera C) se la dovranno vedere con un intruso senza volto pronto a farli letteralmente a pezzi.
Partendo da una situazione che saccheggia la tradizione horror precedente fatta di killer misteriosi, luoghi angusti e labirintici e gore a palate, Spiegel realizza un'opera che non si farà certo ricordare per la propria originalità ma che ci ricorda, ancora una volta, cosa rendeva speciale quel certo modo di fare cinema. Un modo guardato con nostalgia in epoca attuale, quell'esuberanza eccentrica fatta di sangue e humor nero e la ricerca continua di nuovi modi per coinvolgere - e sconvolgere - lo spettatore in un gioco al massacro grottesco e fumettistico. Tutto ebbe inizio nel 1987 con La Casa 2 di Raimi, che annovera tra i suoi autori proprio Spiegel in qualità di sceneggiatore. Sam e Scott, del resto, erano amici e non a caso il secondo gira il suo lungometraggio d'esordio nel 1989 grazie all'aiuto del primo ormai divenuto famoso (e presente nel cast nel ruolo di uno dei protagonisti), cercando anche in questo caso di contaminare la tipica storia slasher di ironia grottesca e irriverente.
Si respira ansia in questa pellicola, la telecamera gira tra gli scaffali del supermercato e la sensazione che ci sia qualcuno in agguato lì, tra una scatola di cereali e una di detersivo, è costante. Non ci si sente al sicuro, sappiamo che qualcosa accadrà di lì a poco ma siamo costretti a rimanere in compagnia dei simpatici commessi mentre svolgono il loro lavoro pur sapendo che presto saranno licenziati. E alla fine qualcosa accade. Parte del merito va al modo in cui il film stesso viene girato, come la macchina da presa che spunta dai posti più inusuali, che ci circonda e ci spia non lasciandoci tregua senza, tra l'altro, che in questo ci sia nulla di morboso. Siamo sull'orlo del '90, c'è voglia di divertirsi e divertire e il sangue non è più metafora sociale o politica. La location di Intruder potrebbe ricordare benissimo quella dello Zombi di Romero ma in questo caso e solo pretesto, un altro modo per chiudere i personaggi in una scatola e permettere al killer di turno di farli a pezzi. Anche le soggettive dell'assassino rappresentate in maniera tipicamente "argentiana" (o fulciana) sono spudoratamente giocose, mai malate come lo erano nel cinema italiano. Ce ne rendiamo conto soprattutto quando l'identità del "mostro" diventa di pubblico dominio, quando finiamo di aver paura di lui e cominciamo a comprender la sua funzione ironico/grottesca fino al finale fuori di testa (dove compare anche un sempreverde Bruce Campbell).
Anche solo per i notevoli effetti gore questo Intruder meriterebbe più considerazione. Anche solo per la crudeltà degli omicidi, veramente atroci. Un film che da quello che promette, forse leggermente fuori tempo massimo ma che non rischia mai di prendersi sul serio. Non è poco. Fosse stato girato cinque anni prima adesso lo ricorderemmo come una pietra miliare del genere. Eppure i fan lo osannano ancora. Un motivo ci sarà. Magari tra qualche anno un produttore americano qualsiasi se ne ricorderà e uscirà l'ennesimo remake. E quello sì che avrà successo, ci scommetto.
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