Inutili attese

Creato il 11 marzo 2011 da Fabio1983
Il Consiglio europeo ha stabilito dopo il vertice di oggi a Bruxelles che Gheddafi “deve abbandonare il potere immediatamente”. La storia insegna che la tempistica, per lo più dettata da diversi fattori, non è mai dalla parte dei leader politici. Altrimenti non si spiegherebbero i tentennamenti dinanzi alla tirannie di inizio ‘900 e neppure quelle nei confronti del Colonello libico e dei dittatori ancora sparsi per il mondo. La “transizione democratica” tanto evocata dalle democrazie occidentali emerge esclusivamente durante le crisi: in Tunisia, in Egitto e adesso in Libia. Dopo settimane di scontri e guerriglie vengono (finalmente) congelati i beni libici nel vecchio continente e i Ventisette, in aggiunta, intimano a Gheddafi di farsi da parte il prima possibile. Non so perché, ma lo scenario mi fa tornare alla mente questo articolo di Francesco su T-Mag.
La comunicazione di crisi ha il compito di trasmettere lucidità di fronte al caos, e di comunicare una reazione razionale: “riconoscere” una crisi è il primo fondamentale passo per superarla. Ma come dicevamo questa è solo la teoria e la storia insegna quanto sia difficile mettere in pratica il principio. I fatti sono ben diversi e dicono che le crisi sono generalmente affrontate sempre nel peggiore dei modi. Il panico e l’immobilità fanno da padrone, e la legge di Murphy coi relativi postulati ha troppo spesso buon gioco. L’esempio tipico è quello delle crisi diplomatiche e dei conseguenti conflitti: è quello il momento esatto in cui una buona comunicazione di crisi si dovrebbe preoccupare di smentire Hiram Johnson, lo stesso che nel 1917, in pieno conflitto, disse: “Quando scoppia una guerra, la prima vittima è la verità”.

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