Per un investimento in azioni il risparmiatore deve possedere determinati requisiti. Quali sono i fattori da analizzare
– il lungo termine
– alta propensione al rischio.
Ma di recente questo approccio è stato ritenuto incompleto.
Anzitutto, per lungo termine si intende un investimento in azioni per un periodo di almeno 10 anni. Di solito, però, il periodo entro il quale i risparmiatori tendono a valutare il proprio investimento è quello annuale. Il che comporta spesso che il risparmiatore possa interrompere l’investimento stesso entro un anno o poco più, soprattutto quando il prezzo delle sue azioni è inferiore a quello di acquisto, e quindi in perdita.
In secondo luogo, individuare la propensione al rischio di un investitore è abbastanza
complicato per un promotore o un consulente finanziario. I risparmiatori, infatti, dichiarano spesso di accettare il rischio influenzati dagli andamenti quotidiani dei mercati se sono positivi. Viceversa, se i mercati sono negativi, la propensione al rischio è molto bassa o negativa. L’accettazione del rischio, dunque, da parte del risparmiatore deve essere continuamente monitorata dal consulente professionalmente preparato, anche a distanza di brevi periodi di tempo, in quanto la propensione al rischio varia nel tempo.
Ma oltre ai due requisiti sopra esposti, ci sono altri fattori da tenere in considerazione.
Il primo fattore da analizzare è quello della ricchezza detenuta da un investitore: tanto essa è maggiore tanto più risulta alta la capacità di prendere rischi e quindi tanto è più disposto ad investire in Borsa.
Un’indagine condotta negli Stati Uniti ha confrontato le ricchezze degli investitori in azioni o in fondi azionari. E’ risultato che, chi ha investito almeno 500 dollari in Borsa ha una ricchezza finanziaria media di 795mila dollari, mentre chi non ha un investimento in azioni conta una ricchezza di 168mila dollari. Dunque, ha investito in Borsa non solo chi ha una più alta tolleranza al rischio, ma anche chi possiede una ricchezza finanziaria superiore di almeno 4 volte.
Se si fa riferimento ai dati statunitensi, in Italia il consulente finanziario dovrebbe valutare se il cliente è idoneo ad un investimento in azioni in base ad una ricchezza posseduta superiore ai 600mila euro, visto che, secondo i dati Banca d’Italia del 2011, la ricchezza media è pari a 132mila euro. Sono numeri fuori dalla norma che in pratica non vengono mai tenuti in considerazione né dai consulenti né dagli investitori.
Un altro fattore da valutare è il grado di sopportazione di perdita annuale, calcolata intorno al 40% (che è la perdita massima storica annuale).
Disponendo di queste informazioni, e se il cliente possiede le caratteristiche di cui sopra, il consulente può quindi proporgli un investimento in azioni.
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