Investire negli studi (propri o dei figli) è un sacrificio inutile?

Da Robertopesce

Alcuni giorni fa un inserto del Corriere della Sera online pubblicava un articolo a firma Giovanna Pezzuoli secondo il quale investire negli studi dei figli risulterebbe un sacrificio perlopiù inutile (CLICCA QUA per leggere l’articolo originale).

La cosa ha attirato la mia attenzione anche perchè ne è seguito un dibattito abbastanza interessante ancorchè minimalista sulle pagine di Facebook, dibattito nel quale sono stato coinvolto un pò a forza.

In effetti il tema è interessante anche perchè si pone nel filone del rimettere in discussione molti dei paletti ideologici con cui sono cresciute tutte le generazioni dal secondo dopoguerra ad oggi, dal “mito del posto fisso” a quello dell’importanza della pensione.

Rimanendo sul tema degli studi, e allargandolo anche agli studi personali e non solo a quelli dei figli, credo che la domanda sia molto importante: “Vale la pena dedicarvi ingenti e importanti risorse di tempo e denaro?

La prima considerazione che mi viene in mente al proposito è che occorra definire per bene di quali tipi di studi si stia parlando e per quali prospettive possano considerarsi utili piuttosto che inutili.

In effetti la giornalista del Corriere non allarga molto il campo riferendosi esclusivamente agli studi universitari canonici e alle prospettive da lavoro dipendente e devo dire che, se ci limitiamo a questo ambito, le conclusioni appaiono tutto tranne che sorprendenti anzi, a dire il vero, tutto ciò sa un pò di scoperta dell’acqua calda.

Che una laurea (soprattutto se una laurea di quelle “minori” e più generaliste ma il discorso vale in parte anche per le più prestigiose ingegneria, medicina, giurisprudenza & C.) non garantisca di per sè un buon posto di lavoro mi sembra tutto tranne che un discorso nuovo ma anche francamente un concetto parecchio ovvio. Basta fare un semplice ragionamento in termini di domanda-offerta e, verificato che esiste una sovrabbondanza di laureati rispetto alla necessità presente sul mondo del lavoro, la conclusione appare scontata.

Ciò detto, penso che sparare ad alzo zero sull’inutilità degli studi generalizzando il concetto sia in sè tanto sbagliato quanto pericoloso.

E’ sbagliato perchè studiare e formarsi sono assolutamente fatti importanti e che continuano a fare una grande differenza nella vita, nel mondo del lavoro ed in relazione al proprio successo economico.

E’ pericoloso perchè preso così com’è non presenta ai giovani e alle famiglie un’alternativa potenziante a quanto si va demonizzando.

La conoscenza, la cultura e il saperesono, in generale, sempre utili e importanti.

Incidono sull’ampiezza della propria capacità di esprimersi in più ambiti e, fattore non secondario, sull’autostima, sulla propria fiducia in sè stessi e sull’immagine nei confronti degli altri.

Il sillogismo di Giovanna Pezzuoli secondo il quale visto che tra due sorelle gemelle di cui la prima, non laureata, ha molto più successo nel lavoro della seconda allora ciò significa ipso facto che gli studi universitari siano totalmente inutili se non persino dannosi mi sembra suoni molto della serie: “Mio nonno fuma, il treno fuma, mio nonno è un treno!!!

Insomma, penso si possa anche essere tutti d’accordo sul fatto che:

  1. una laurea di per sè non sia garanzia di ottenere un posto di lavoro
  2. i piani di studi universitari e, aggiungerei, anche i metri di giudizio per il superamento degli esami e per il conseguimento della laurea (così come del diploma) andrebbero rivisti in maniera profonda

Tutto ciò detto, penso che l’accento più che sul demonizzare gli studi tradizionali vada posto sulla necessità di completarli con qualcosa che punti maggiormente sull’aspetto pragmatico e concreto così come sia importante ribadire che per avere successo e risultati nella vita occorra metterci del proprio in termini di carattere, impegno, disponibilità, creatività etc.

Ogni volta che ho chiesto a imprenditori o a chiunque fosse nella condizione di poter assumere del personale quali fossero le condizioni in presenza delle quali avrebbe assunto un nuovo elemento nel proprio team di lavoro a prescindere dalla necessità contingente, la risposta che ho ottenuto è stata immancabilmente sempre la stessa: “Assumerei in ogni istante una persona capace e motivata, in grado di fornire alla mia impresa e al mio business un contributo di valore e di valore superiore al costo che mi dovrei assumere per retribuirla!”

Certo, in un mondo ideale sarebbe una bellissima cosa che la formazione scolastica e universitaria lavorasse anche su questi aspetti caratteriali e di atteggiamento ma da che mondo è mondo questo tipo di contributo alla crescita personale lo si cerca e lo si trova essenzialmente in altri ambiti.

Fermando qua la mia argomentazione, mi piacerebbe coinvolgerti come lettore del blog e chiederti esplicitamente di esprimere un tuo parere in merito LASCIANDO UN COMMENTO in calce all’articolo.

Cosa ne pensi? Gli studi sono davverotempo e denaro buttati? Quali sono le tue opinioni sull’argomento? Quali le tue distinzioni? Quale la tua esperienza personale?

Mi raccomando, non tirarti indietro a dire la tua, il confronto e lo scambio di idee sono uno dei veicoli migliori per crescere ed espandere le proprie prospettive.

Aspetto il TUO COMMENTO, ci risentiamo più in basso.

Roberto Pesce



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