di Lucio Causo
Michele Cammarano, "La breccia di porta Pia (1871)", Museo Nazionale di Capodimonte, Napoli
Francesco De Renzis, Capitano di Stato Maggiore e Ufficiale di ordinanza di Vittorio Emanuele II, fece rappresentare il suo dramma teatrale intitolato “Il medico del cuore”. Lo spettacolo fu felicemente applaudito fino alla fine del secondo atto, ma durante il terzo atto “un sibilare assai forte” costò all’autore due mesi di arresti nella fortezza di Alessandria, imposti da re Vittorio, il quale fu colpito “dal declino del teatro nazionale” e da una insospettata umiliazione toccata ad una diletta attrice.
Il De Renzis nel mese di giugno del 1870 stampava il primo numero del “Fanfulla” a Firenze insieme ad altri due affermati giornalisti, Giovanni Piacentini e Giuseppe Augusto Cesana, il primo occupato nella compilazione della Gazzetta Ufficiale ed il secondo nella direzione del “Corriere Italiano”.
Il “Fanfulla” fu sovvenzionato da Pasquale Baldassarre Avanzini (E. Caro), che assunse la direzione del giornale al quale collaboravano Piacentini (Silvius), Cesana (Tom Canella), De Renzis (F. Scapoli) e successivamente Carlo Lorenzini (Collodi), Piero Ferrigni (York), Ugo Pesci (Ugo) ed Oreste Baratieri (Fucile).
Nel 1871 la direzione del “Fanfulla” fu trasferita a Roma, divenuta capitale effettiva del Regno, per aggiungere alle sue firme quella prestigiosa di Ferdinando Martini, il quale dirigerà il “Fanfulla della Domenica” dal 1879 al 1882, prima di essere nominato Ministro della Pubblica Istruzione (sotto la presidenza di Giolitti) e successivamente Governatore dell’Eritrea.
Nel 1874 il De Renzis entrò in Parlamento. Quando nel 1876 la sinistra assunse il governo diretto da Agostino De Pretis, il “Fanfulla” pubblicò la seguente dichiarazione:
Il mutamento avvenuto nelle cose politiche non ha trovato tutti i proprietari ed i redattori d’accordo nella linea di condotta che il “Fanfulla” dovrebbe seguire… La direzione avverte che si ritirano Avanzini, Piacentini, Cesana e Pesci.
Ugo Pesci, già combattente a Custoza nel 1866, in occasione dello scontro alla breccia di Porta Pia (20 settembre 1870), fu inviato speciale del “Fanfulla” ed ebbe l’ardire di far notare che nella campagna romana mancava l’acqua ai soldati piemontesi e che gli stessi non ricevevano il cibo con la dovuta regolarità. Egli scrisse ancora che le divisioni comandate da Cosenz e Mazè de la Roche si erano concentrate sotto le mura di Roma pronte ad attraversare il Tevere passando sopra un ponte costruito di notte per permettere alle truppe di entrare a Roma alle ore 8 antimeridiane del 20 settembre, difese dal fuoco degli artiglieri schierati contro la porta Salaria e la porta Pia.
A raccontare contemporaneamente questi avvenimenti vi fu un altro inviato speciale, reduce anch’esso della battaglia di Custoza, giunto da Firenze, dove dirigeva “L’Italia Militare”. Si chiamava Edmondo De Amicis ed i suoi bozzetti resero popolari le azioni di un’armata chiamata ad offrire con grande entusiasmo il suo contributo all’Unità Nazionale.
Ugo Pesci il 21 settembre annotò per il “Fanfulla” che sulla cupola di San Pietro era stata issata una bandiera bianca e che una batteria da campagna dei pontifici, inopportunamente, si era schierata in ordine di battaglia. Passò poi ad informare i lettori che i funerali del maggiore Pagliari si svolsero senza sacerdoti perché essi si rifiutarono di intervenire alle esequie di un nemico rimasto ucciso durante la presa di porta Pia.
Il Pesci scrisse che i risultati del plebiscito indetto nel settembre 1870 per conoscere se i romani preferivano o contestavano l’annessione al Regno d’Italia dettero 40.785 adesioni e soltanto 46 voti a favore del Papato, assicurando che i cittadini di Roma, dopo la mezzanotte, tornarono alle loro case col ricordo di una delle più importanti giornate della loro storia.
Il “Fanfulla della Domenica” alla fine degli anni ’70 contribuì alla formazione della cultura nazionale con le firme di Martini, del Verga, di Capuana, di Bonghi, di Di Giacomo, di Rovetta, di Marchi, di Giacosa, di D’Annunzio, di Ojetti, di De Lollis, del Lombroso, del Di Benedetto e di altre illustri personalità.