Quest’uomo è un genio. Questo ho pensato arrivando alla fine di Invisible Monsters. Per me Chuck Palahniuk è come Quentin Tarantino, David Lynch e Lars Von Trier fusi in una unica entità. Ogni volta che arrivo alla fine di un suo romanzo io mi sento allo stesso tempo vuota e piena di nuovi concetti, nuove visioni di vita, nuovi angoli della mente in cui stanare mostri surreali. Aghi, silicone, bisturi, operazioni per cambiare sesso, sangue, omosessualità, fottuta bellezza, abiti attillati, fucili caricati, vestiti da sposa in fiamme, ormoni, AIDS e malattie veneree, cicatrici, pizzi e toulle, flash, amore, morte, rinascita, passato, futuro e presente, mostri invisibili. Questo è Invisible Monsters, un’opera mostruosa a tratti, irriverente, sbagliata, immorale e senza senso.
Immaginatevelo poi con salti temporali pazzeschi e lo stile assolutamente cinico e conciso di Palahniuk. Un mondo nuovo fatto di ribellione e anticonformismo spinto all’estremo umano. Una scrittura che ti cambia e ti segna. Mi fermo qui, ancora sconvolta! Vi consiglio solo di leggerlo ascoltando Mondo Sex Head del malatissimo Rob Zombie, calza a pennello!
Voto: ★★★★✰
♫♪ Living dead girl – Rob Zombie
«Ora» dicono quelle labbra Plumbago «mi racconterai la tua storia come lo hai appena fatto. Scrivila tutta quanta. Racconta quella storia, ancora e poi ancora. Raccontami la tua triste storia del cazzo per tutta la notte.» Quella regina Brandy punta verso di me un dito lungo e ossuto. «Quando capisci» dice Brandy «che quella che racconti è solo una storia. Che non sta più succedendo. Quando realizzi che la storia che stai raccontando sono solo parole, quando puoi sbriciolarla e gettare il tuo passato nel secchio dell’immondizia» dice Brandy «allora riusciremo a capire chi sarai.»