Un taglio di 791 posti, primo passo di una “exit strategy” sulla quale sono cominciati negoziati in settimana: è la via tracciata per Unamid, la missione di pace dell’Onu e dell’Unione Africana nella regione sudanese del Darfur.
Il numero degli incarichi e del personale, si legge in una nota, sarà ridotto entro il 31 marzo. L’annuncio dei tagli ha seguito di una decina di giorni un incontro tra rappresentanti di Unamid e del governo di Khartoum durante il quale è stata concordata la preparazione di un ritiro progressivo per la missione.
L’esecutivo del presidente Omar Hassan Al Bashir aveva chiesto il ritiro della missione alcuni mesi fa, a seguito di denunce relative a stupri di massa che sarebbero stati commessi da militari nel villaggio di Tabit a ottobre.
Dispiegata in Darfur dal 2007, Unamid può contare su quasi 20.000 peacekeeper e costa un miliardo e 350 milioni di dollari l’anno. Nonostante questi numeri la missione non è stata capace di garantire una stabilizzazione della regione.
Secondo l’Ufficio dell’Onu per il coordinamento dell’assistenza umanitaria (Ocha), tra l’inizio di gennaio e il 20 febbraio sono state più di 41.000 le persone costrette a lasciare le loro case a causa dei combattimenti tra reparti dell’esercito e gruppi ribelli in lotta.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)