Abbandonata dal marito e relegata in un modesto appartamento newyorkese, Anna Welles, garbata, colta e disperata donna di mezza età, frequenta party per single, scopo «affettuosa amicizia». Una sera segue George, appena conosciuto, nel suo appartamento. Su quello che succede dopo ha un blackout totale, ma di certo è l’inizio di un incubo. Bernie, ispettore di polizia malinconico e in crisi con moglie e figlio, incrocia sulla scena di un brutale omicidio l’enigmatica Anna e si appassiona al suo sguardo, intenso e dolente. La cerca con insistenza nei giorni successivi, ma quando finalmente i due si incontrano, lei non ricorda nulla della notte in cui lui l’ha notata. Intanto le indagini procedono e l’intuito poliziesco di Bernie combatte con il suo desiderio di amore e condivisione, mentre il mistero sepolto nella mente di Anna incomincia pian piano a emergere.
"Un thriller torbido e sensuale che scava nei labirinti del desiderio e della disperazione. Un gran bel romanzo."Giancarlo De Cataldo
"Un affascinante thriller psicologico, una storia piena di suspense."Library Journal
"Un romanzo intenso che scava in profondità nella mente di una donna tradita."Booklist
“Non so come andrà a finire. Voglio che qualcuno capisca. Non cerco perdono. Non perdono me stessa. Però mi piacerebbe che qualcuno capisse. Potrebbe essere la prova che ho vissuto. Che contavo qualcosa. Ero una persona in preda al dolore. E contavo qualcosa. Io, Anna.”
*La mia recensione*Era da tanto, troppo tempo che non leggevo un romanzo così intenso e insieme così terribile. Io, Anna, dell’esordiente Elsa Lewin, edito Corbaccio, può essere benissimo venduto come un thriller – del resto l’elemento suspense c’è tutto –, ma in realtà è narrativa pura, della migliore in circolazione; non è un caso se in Inghilterra i diritti del romanzo siano stati acquistati dalla Serpent’s Tail, casa editrice famosa per la qualità delle sue pubblicazioni e il prestigio letterario degli autori pubblicati. Al di là della storia, l’elemento preponderante, quello che più mi ha sbalordita per le punte di eccellenza raggiunte dall’autrice, è senza dubbio la caratterizzazione dei personaggi, un’introspezione psicologica talmente acuta e penetrante da mettere in secondo piano tutto il resto, persino l’evolversi delle vicende narrate. La Lewin non incorre mai nell’errore, tipico della maggior parte degli esordienti, di banalizzare i concetti espressi, cadendo così negli stereotipi; al contrario, riesce ad asservire la lingua ai suoi scopi, facendo sì che tutte le parole scelte, finanche le più comuni, aderiscano perfettamente alla complessità psicologica dei personaggi, soprattutto Anna e Bernie, i protagonisti. Leggendo la biografia della Lewin, non mi ha affatto sorpreso scoprire che di mestiere fa la psichiatra. La bravura nel tracciare profili psicologici realistici e inquietanti, tuttavia, non implica necessariamente un eguale talento nel narrare; la Lewin possiede entrambe le qualità nella loro espressione massima: magistrale è il “viaggio” nella mente di Anna che l’autrice inserisce in uno dei capitoli finale, un monologo interiore sinistro, angosciante, perfetto nella sua contraddittorietà, nella tristezza, nei non-sensi e nel simbolismo che lo contraddistinguono. Anna Welles è una donna come tante: bionda, mite, colta, garbata, alle soglie della mezza età ma ancora piacente, eppure disperata. Nasconde infatti un dramma comune a molte donne: l’abbandono da parte del marito per un’altra donna più giovane e spensierata... (continua a leggere su La Bottega di Hamlin)*Videorecensione*