- Anno: 2015
- Durata: 90'
- Distribuzione: Microcinema
- Genere: Commedia
- Nazionalita: Italia
- Regia: Matteo Bini, Giorgio Pasotti
- Data di uscita: 11-June-2015
Sinossi: Paolo, noto conduttore di un talk show televisivo pomeridiano, viene raggiunto a Roma da una telefonata che gli comunica che il padre Giovanni è stato ricoverato in ospedale perché gravemente malato. Costretto a tornare nel piccolo villaggio medievale di Cornello del Tasso, in provincia di Bergamo, per Paolo sarà l’occasione per ricucire il rapporto paterno e condividere con lui gli ultimi mesi di vita in cui l’ex Arlecchino continuerà a recitare nella piccola compagnia del paese.
Recensione: Io, Arlecchino ha partecipato al IX Festival internazionale del film di Roma nella sezione Wired Next Cinema al Museo MAXXI e segna il debutto alla regia di Matteo Bini e Giorgio Pasotti. Come suggerisce il titolo, la maschera di Arlecchino insieme alla tradizione della Commedia dell’Arte italiana, avvolge una storia moderna familiare in cui s’intersecano le figure di un padre e di un figlio distanti da anni.
Bini-Pasotti sanno unire commedia e dramma attraverso una storia emozionante e coinvolgente. I due protagonisti fungono da guardiani di un mondo ancora incontaminato dalla modernità: il vivere la commedia dell’arte nella sua forma pura porta sullo schermo le vere radici del teatro all’italiana rappresentato appunto da Giovanni (Roberto Herlitzka), ex famoso Arlecchino che intende spendere l’ultima fase della sua vita facendo rivivere le celebri maschere che hanno reso il teatro una professione di tutto rispetto.
La figura di Arlecchino rappresenta una ricerca del proprio sé: Giovanni e Paolo (padre e figlio) che prima ritrovano se stessi, la prova d’identità e infine una vita nuova. La maschera ha uno spazio determinante all’interno della storia in quanto apre una dimensione universale, collettiva, da una storia locale si arriva ad un respiro universale. Infatti le vicende di Paolo e Giovanni sono circondate da personaggi secondari che regalano al film un senso di coralità in cui si evidenziano tre mondi diversi, nei quali vivono storie e persone caratterizzate da elementi peculiari. Il mondo della televisione che offre un’immagine a tratti superficiale che pretende di farsi custode del senso delle cose. Il mondo della Commedia dell’Arte, nella quale, attraverso le maschere, si raccontano con immediatezza vizi e virtù dell’uomo. Ed infine il mondo della piccola città di provincia al riparo dai tormenti della città che con il suo ritmo rallentato concede spazio all’incontro con l’altro. Il senso del microcosmo cittadino è racchiuso nella semplicità di persone che condividono una tavola di cibo e bevande.
Il film non è solo la storia dell’incontro tra padre e figlio, ma ciò che genera quest’incontro: ovvero un passaggio tra ambienti lontani e a tratti incompatibili tra di loro. Paolo riscopre un nuovo Io dato dal contatto con persone da lui molto diverse, che gli permetteranno di conoscere una vita nuova, così differente da quella sinora vissuta.
Avviene un recupero della tradizione con un occhio rivolto al futuro: recuperare la Commedia dell’Arte, e nello specifico una maschera come quella di Arlecchino, simbolo di positiva vitalità, di forza ed energia, capace di reinventarsi. La famigerata maschera bergamasca della commedia dell’arte rappresenta la trasformazione dello stesso Paolo, a cui il padre affida il passato dell’arte che guarda al futuro. Un film sull’arte della trasformazione della personalità legata a radici familiari e culturali attraverso l’occhio di ieri e di domani.
Libero Bentivoglio