
Io & Bartolomeo
Io & Marley. Il film è del 2008 ma l’ho visto per la prima volta ieri sera. Imperdibile per chi ama gli animali e condivide con loro la sua quotidianità. Perché non importa che siano cani, gatti, uccelli o pesci rossi, finiamo sempre per affezionarci a loro. Entrano nella nostra vita in punta di piedi, iniziano impossessandosi di una sedia o un divano e finiscono per diventare veri e propri membri della famiglia. E il pensiero di perderli, di svegliarci una mattina e non trovarli più, ci è insopportabile.
Io ho un gatto, Bartolomeo. Ha due anni e mezzo e il pelo biondo. È un vero coccolone. Non gli piace dormire in casa, preferisce i sedili dell’auto di mio padre, ma tutte le mattine si fa trovare puntale davanti al portone. Per la pappa, penserete voi. E invece no, per la sua razione mattutina di coccole. Appena entra in casa, si getta a terra di peso e non si alza finché non ha ricevuto la sua dose di carezze, che ricambia con fusa rumorose. La scena si ripete più volte al giorno ed è impossibile ignorare i suoi occhioni irresistibili. È un gatto straordinario, modula i suoi miagolii su diverse frequenze per farti capire se ha fame, vuole uscire o devi toglierti dal divano perché quello è il suo posto. A volte sa essere davvero insopportabile, è il gatto più lamentoso del mondo, ma è un vero tesoro e la casa sembra vuota quando lui non c’è.
Qualche sera fa sono uscita. Sono entrata in macchina, ho regolato il sedile, allacciato la cintura di sicurezza, acceso l’auto e dato uno sguardo allo specchietto retrovisore. Due occhi smarriti mi fissavano, pieni di paura. Era Bartolomeo, svegliato mentre schiacciava un pisolino sul portabagagli dell’auto. Era misteriosamente riuscito a entrare attraverso una fessura di cinque centimetri, e certo non si può dire che sia magro. L’ho chiamato, ho cercato di tranquillizzarlo, ma niente. Non era convinto. Allora sono scesa dall’auto e ho aperto la portiera posteriore per farlo scendere. Un po’ titubante e ancora assonnato, si è finalmente deciso a scendere mentre dalla radio uscivano le note di Sleeping in my car. Avrà capito che quella canzone era per lui? Penso proprio di sì.