- Concerto di Max Pezzali ad Avellino! Ci andiamo? –
- Davvero? Fantastico! –
- Chiedilo anche a Lei… magari viene… –
- Ok… ci provo… -
Ero sul letto, a casa dei miei genitori. Mi rilassavo mentre giravano in testa spicchi di ricordi. Roteavo tra le mani il cellulare, con quel contatto di rubrica che aspettava di essere cliccato. Un tempo non mi sarei fatto tanti problemi. Un tempo l’avrei chiamata e non sarebbero servite nemmeno tante domande per ottenere un semplice si. E ora invece…
Tuuuu tuuuuu
- Pronto! –
- Ciao Mariè come stai? –
- Un bel casino! Ma tutto bene! Mi sono fatta male al piede in vacanza… e sono dovuta stare in casa un paio di giorni… Però il mare era bello… ci siamo divertite… poi… –
- Marièèèè! Ferma un attimo! Stop! Ti ho chiamata per chiederti una cosa… –
- Dimmi! –
- Concerto di Max Pezzali… –
- Cavolo… –
- Vieni? –
- Ciro… lo sai che non posso… lo sai che non è più come una volta… –
E come mai… ma chi sarai… per farmi stare qui… qui seduto in una stanza… pregando per un si…
Un tempo eravamo amici… amici inseparabili. Io, te, Robertino e quel manipolo di ragazze tue compagne di classe. Ci divertivamo… quelli sì che erano tempi felici…
Un pomeriggio ’05 di una torrida estate.
- Allora l’hai baciata? –
- No! Ho detto di no! –
- Dai Robertì! Diccelo! – disse Mariella con la sua voce squillante. La sua curiosità stava accelerando e anche la mia. Eravamo seduti all’ombra di un pino sulla grande panchina in pietra a forma di L. Era un pomeriggio di quelli caldi. In un’estate in cui potevamo ancora permetterci di vestirci come capita, perché quando sfiori i diciotto, non badi tanto alle apparenze. E quindi sfoggiavamo pantaloni a pinocchietto e Nike colorate noi maschi; e svolazzavano gonnelline e magliette floreali tra le ragazze.
- Ragazzi noi andiamo… – dissero le altre.
Robertino, Mariella ed io le salutammo allargandoci sulla panchina semivuota.
- Allora? Diccelo! – insistetti.
- Ok… va bene! Ci siamo baciati… –
- Lo sapevo! – urlò Mariella. – Ora vogliamo i dettagli! – disse mentre annuivo col capo.
- Ma i dettagli di cosa! Sai com’è Pina! Fa sempre la difficile! Ci siamo baciati a stampo! –
Io e Mariella ridemmo e cominciammo a prenderlo in giro come due ragazzini:
- Roberto si è baciato con Pina… Roberto si è baciato con Pina! –
Quella era la normalità di quei giorni. Risate… pettegolezzi… storie… all’ombra di un pino su una fredda panchina. Non tutti però erano invitati. Quando il club si restringeva e rimanevamo solo noi tre, i particolari si facevano più intimi e le confessioni più dettagliate.
Quelli per me, erano gli anni delle immense compagnie, gli anni in motorino sempre in due, gli anni di che belli erano i film, gli anni di qualsiasi cosa fai, gli anni del tranquillo… siam qui noi.
Erano gli anni della mia adolescenza un po’ annacquata e allungata un altro po’, per dar sfogo al mio essere eterno bambino sognatore. Ero a mio agio con loro. Potevo finalmente essere me stesso con qualcuno, invece di fingere sempre una sicurezza mai avuta e un carattere forte. Potevo raccontare… e al tempo stesso ascoltare storie ricche di sentimenti. Potevo essere spensierato e sconnettere un po’ il cervello lasciando correre l’istinto che spesso governa le menti degli adolescenti.
Rumore di sportelli che sbattono. – Io davanti! – disse Mariella. Roberto dietro ed io alla guida. Accesi il motore della vecchia punto. E gira e rigira eravamo sempre lì… a percorrere all’infinito quelle quattro strade del nostro paesino.
“Eccoti sai ti stavo proprio aspettando
ero qui… ti aspettavo da tanto tempo
tanto che… stavo per andarmene
e invece ho fatto bene”
Click
- Marièèè perché hai cambiato?! –
- Questa non mi piace! –
Click Click Click
- Smettilaaaa!! – dissi fermandole la mano che armeggiava con il mio stereo.
“Se solo avessi le parole
te lo direi…
anche se mi farebbe male eeee oooo”
Cantavamo in coro a finestrini abbassati e motore al minimo.
“Se lo potessi immaginare
dipingerei…
il sogno di poterti amare!
Se io sapessi come fare…
ti scriverei…
Una canzone d’amore!”
Cantavamo con le nostre voci acerbe e squillanti. Negli anni d’oro delle nostre vite… Quando la fortuna ci ascoltava e spesso girava dalla nostra. Quando qualsiasi cosa accadeva… loro, erano sempre lì.
Ore Otto, 2011 sempre in una torrida estate
I miei fari fendevano il buio sulla stessa strada di 6 anni fa. Il paesaggio non era cambiato, ma io si. La mia vecchia punto era diventata un’Audi, vecchiotta anche lei; i piedi avevano abbandonato le orribili Nike lasciano il posto alle Carrera; anelli e braccialetti erano diminuiti… e lo stereo… ancora vergine degli 883. Mi fermai davanti casa di Roberto. Gli feci uno squillo e le lo vidi arrivare con la sua buffa andatura. Aprì lo sportello tutto sorridente e mi salutò:
- Ciao Cì! Da quanto tempo! –
- Già… ma siamo sempre qui… –
- Come va la vita a Milano? –
- Si sta bene… vuoi venire anche tu? –
- Beh… magari ci faccio un pensiero dopo la laurea! –
Roberto si girò istintivamente a guardare i sedili posteriori vuoti, poi sputò fuori la domanda tanto attesa.
- Gliel’hai chiesto? –
- Si… – dissi guardando la strada con occhi furibondi.
- …e che ti ha detto? –
- Ho chiuso con lei Robbè! Non voglio mai più sentirla! –
- Che cazzo dici? –
- Si! Basta! Mi sono rotto le scatole dei suoi No! Di questa amicizia a “pezzi” e a volte nascosta… –
- Lo sai il perché si comporta così… –
- Certo che lo so il perché! Cristo! Solo perché qualche mese siamo stati insieme, mannaggia a me! E quindi, tecnicamente, siamo ex! E ovviamente al suo ragazzo non va giù! Non l’avessi mai fatto… –
- Dai! Ora non dire così! –
- No… ti giuro… questa è l’ultima goccia… le ho detto addio. Se non si può essere dei normali amici come un tempo, che senso ha? –
Tutto per colpa di quello stupido amore…
che unisce…
e poi distrugge…
lasciando terra bruciata dietro di se…