Gennaio 2013
Patrizia&Giuditta 2 voci per 1 libro è una rubrica che nasce dall’incontro di due persone distanti per formazione ed esperienze di vita, ma unite da una grande passione per i libri e la letteratura. Due donne, Giuditta e io, che si sono conosciute leggendo l’una il blog dell’altra senza essersi mai incontrate di persona (ma intenzionate a farlo presto), due “sentire” spesso discordanti ma sempre rispettosi e aperti al confronto. Da questa complicità è nata, tra un tweet e l’altro, l’idea della rubrica. Un luogo in cui confrontarsi su un libro diverso ogni mese in modo divertente e scanzonato, senza il rigore di una recensione, ma con l’attenzione ai dettagli. Una sorta di gioco (liberamente tratto dalle famose interviste della trasmissione “Le Iene”) che vi permetterà di conoscere nuovi romanzi e sorridere un po’. Per venire incontro ai gusti di tutti i lettori abbiamo deciso di seguire uno schema che prevede l’alternarsi di un autore italiano, uno spagnolo e uno di qualsiasi altra nazionalità.
Il primo mese del 2013 ha per protagonista Io confesso, un romanzo di Jaume Cabré, autore catalano (che scrive in catalano e non in spagnolo), molto conosciuto anche in Germania e pubblicato in Italia nella primavera dello scorso anno da Rizzoli. Quasi mille pagine che attraversano cinque secoli di storia europea, ma che hanno le loro radici nella Barcellona dell’autore. Un viaggio nella storia, ma anche e soprattutto nell’animo umano, costantemente combattuto tra la bellezza e il male. Per quanto mi riguarda, un capolavoro della letteratura.
Io confessoJaume Cabré
Rizzoli
1. Dai un voto alla copertina e spiegalo
Voto: 8 Un’immagine semplice e meravigliosa. Un bambino davanti a una grande parete di libri intento a prenderne uno dal ripiano più alto. La cultura che nasce dalla curiosità infantile. Proprio come accade nel libro. Voto: 6. L’immagine ch pure ha una sua intrinseca poeticità, da una parte rappresenta solo un dei numerosissimi temi del romanzo e neanche quello perspicuo, dall’altra con il bambino di spalle intento a fare un’azione è abbastanza abusata (la prima che mi viene in mente è la copertina di L’Incontro di Michela Murgia). Senza voler ricercare quale copertina sia antecedente all’altra, l’immagine mi sembra troppo facile e agevole. Il libro, complesso e ricco, meritava maggiore cura di dettagli e creatività per la copertina. Come dire: senza infamia e senza lode.
2. L’incipit è…
Intrigante. Fin dalle prime righe si viene catturati dalle parole dell’autore che si rivolge a un destinatario ancora sconosciuto, al quale promette di raccontare la propria esistenza, con l’inquietante premessa che “nascere in tale famiglia fu un errore imperdonabile”. Straordinario. Si entra immediatamente nella parte soggettiva e intima del romanzo, quella più intensa e sentimentale, raccontata in prima persona, che si alterna nel corso del romanzo con quella oggettiva e di ricostruzione storica, politica e sociale di diverse epoche e fenomeni.
3. Due aggettivi per la trama
Avvincente e cinematografica. Complessa e stratificata.
4. Due aggettivi per lo stile
Contorto ma geniale. Eccezionale e originalissimo.
5. La frase più bella
Sono tante le frasi che ho sottolineato per la loro intensità e la scelta è stata difficile. Ho optato per una dichiarazione d’amore che in spagnolo recita così:
Scelta ardua, perché alla base del romanzo c’è una disamina accurata e vastissima di natura filosofica, esistenziale ed etica sull’esistenza umana, infarcita di notazioni letterarie vastissime. Allora decido per quella che mi sembra esprima il senso più intimo e vero del romanzo, intriso di cultura classica e con una variazione da Orazio segnata dal lirico passaggio dalla prima persona del latino (omnia non moriar) alla seconda del catalano, quel desiderio che la scrittura, quella alta, immortali noi stessi e l’oggetto del nostro canto, in un omaggio sconfinato di amore:No hay nada che me haya dado la felicidad completa, excepto tú, quien más me ha hecho sufrir
A casa continuavo a parlare con te, ricordando le cose che ti raccontavo. E adesso, qualche anno dopo, ti sto scrivendo in gran fretta perché tu non muoia del tutto quando io non ci sarò più. è tutto falso, lo sai. Ma è tutto vero, una grande e profonda verità che nessuno potrà mai smentire. Questi siamo io e te. Questo sono io con te, luce della mia vita.
6. La frase più brutta
Brutta, non in senso stilistico, ma per la durezza e la dolorosità del suo contenuto. Immagino non occorra traduzione:
Il male e la ricerca disperata e sofferta del suo perchè è il tema dominante del romanzo, che si declina in un mondo variegato di situazioni, sentimenti, comportamenti, eventi storici. Su tutti indicibile e ingiustificabile il Male oscuro del genocidio degli ebrei, con uno sguardo puntato sui bambini e sulla crudeltà a loro inferta, con quel WARUM che non può avere nè trovare risposta, ragione o perdono:Por qué. Waarom. Lo preguntó hasta que los labios se le oscurecieron, pintados de muerte. Si una niña de siete años no se desespera ante la muerte, es que está muy desesperada y deshecha.
Settimane di dolore le avevano tolto la paura di dosso e, seduta sul letto, si sbottonava la camicia perchè Barabbas trovasse il posto giusto per fare l’iniezione. Ma lei guardava il dottor Budden e chiedeva perché. Questa volta fu lui che, a malincuore, dovette deviare lo sguardo. Perchè. Waarom. Lo disse finchè le labbra le si scurirono, tinte dalla morte. Una bambina di sette anni che non si disperi davanti alla morte è una bambina già molto disperata e distrutta. Altrimenti è inesplicabile tanta integrità. Waarom.
7. Il personaggio più riuscito
Adrià Ardèvol, protagonista e voce narrante. Un uomo che trova il coraggio di confessare gli errori e le menzogne della propria esistenza e ne approfitta per interrogarsi sull’origine del male nell’animo umano. Sara: la donna amata appassionatamente e sconfinatamente dal protagonista. Una figura complessa, piena di sfumature, dai segreti inconfessabili e dalla profonda umanità. Un personaggio giocato sulla presenza-assenza, di totale e perfetta poesia.
8. Il personaggio meno azzeccato
Il libro trabocca di personaggi positivi e negativi, collocati in tutte le epoche. La maggior parte di loro ha caratterizzazioni perfette. Solo Tito Carbonell Amato, un nipote del protagonista con un ruolo di discreta rilevanza, mi è parso muoversi sulla scena con meno realismo. Il romanzo è una disamina caleidoscopica sul Male, quindi non mancano i personaggi “neri”. Tra i tanti scelgo Felix Ardevol, il padre del protagonista. In lui si incarnano varie tipologie della crudeltà umana, sia sul piano storico che su quello più strettamente personale di padre scostante e dispostico.
9 La fine è…
Gloriosa, degna del grande romanzo che è Io Confesso. Epica e surreale, perfetta conclusione di un romanzo sfaccettato e complesso. Mi ricorda per il tema dell’Alzheimer il film di Pupi Avati, Una sconfinata giovinezza con Fabrizio Bentivoglio, che si abbandonerà allo stesso destino di Adrià. Anche nel film come nel romanzo rimane in sospeso se la conclusione sia un capriccio della malattia o una decisione consapevole del personaggio.
10. A chi lo consiglieresti?
A tutti, purché pronti a leggere con molta attenzione (i numerosi cambi di scena e di epoca non preannunciati disorientano facilmente il lettore distratto) e disposti ad accettare pagine intrise di dolore (specialmente quelle sui campi di concentramento nazisti). A chi non si lascia scoraggiare dal numero delle pagine in un romanzo, dalla complessità della struttura narrativa, dalla ricchezza e originalità dello stile, dalla folla di personaggi e dallo slittamento continuo tra diversi, e lontani tra loro, piani temporali. Da parte mia, mi sento di urlare al CAPOLAVORO, e non sono un palato facile!
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