" Incontrare Cristo non può fermarsi alla storia umana di Gesù, nè può scavalcare direttamente questo passaggio cruciale e andare direttamente a uno Spirito che pneumatologicamente illumina e irrora come Spirito consolatore la fede nella Chiesa, ma c'è la porta stretta della resurrezione. Accettare questa porta vuol dire compiere un mistero di un Dio che si fa carne, che non salva le anime ma salva la totalità della persona, un Dio che promette la resurrezione dei corpi." E continua con degli interrogativi: " Perchè Gesù risorge con le sue piaghe aperte e non come corpo glorioso tra squilli di cherubini e serafini, ma in un'umiltà confidente che è la stessa del Vangelo, anche se trasfigurata in una dimensione metastorica di eternità? Che cos'è allora questo mistero? Il mistero più affascinantre e intrigante della storia dell'umanità: la resurrezione". E più avanti scrive ". . . . . il Cristianesimo è la fede del Risorto, non è la storia di un messianismo terreno, non è la speranza di un regno di questo mondo che si infrange, non è una dottrina etica che completa nelle beatitudini i dieci comandamenti, non è soltanto una proposizione di una ecclesiologia basata sullo Spirito, ma è la continua provocazione della fede nel risorto, cioè di una completa redenzione non delle anime, ma dell'umanità nella sua totalità, di una carne che si fa resurrezione della vita eterna". Ecco, la parole di Meluzzi, che riaffermano concetti già noti anche se visti da una diversa angolazione, mi aiutano a capire che il mistero della resurrezione è l'unico che ci consola, per cui l'idea di morire, l'idea di concludere la nostra vita terrena nel buio di una tomba, non ci deve angosciare, anche se ci rattrista dal punto di vista umano, perchè la resurrezione del Cristo sarà anche la nostra resurrezione; Dio si è fatto carne, è nato per morire, ma è risorto e ha indicato anche a noi il suo stesso percorso che, se accettato, necessariamente porterà alla nostra resurrezione. Ciascuno di noi, quindi, è destinato a morire per poi risorgere ed entrare nella vita eterna per godere della luce e della gloria celeste che Gesù stesso ci ha promesso. Io credo che "il mio angelo", nell'attesa di varcare quella stretta porta di cui parla Alessandro Meluzzi e risorgere dalla morte, insieme agli altri angeli del Paradiso stia godendo della luce e della gloria celeste nella contemplazione del volto di Dio, di Gesù Cristo e della Vergine Maria, che tanto ha amato nel suo breve percorso terreno. Lo credo fermamente.
" Incontrare Cristo non può fermarsi alla storia umana di Gesù, nè può scavalcare direttamente questo passaggio cruciale e andare direttamente a uno Spirito che pneumatologicamente illumina e irrora come Spirito consolatore la fede nella Chiesa, ma c'è la porta stretta della resurrezione. Accettare questa porta vuol dire compiere un mistero di un Dio che si fa carne, che non salva le anime ma salva la totalità della persona, un Dio che promette la resurrezione dei corpi." E continua con degli interrogativi: " Perchè Gesù risorge con le sue piaghe aperte e non come corpo glorioso tra squilli di cherubini e serafini, ma in un'umiltà confidente che è la stessa del Vangelo, anche se trasfigurata in una dimensione metastorica di eternità? Che cos'è allora questo mistero? Il mistero più affascinantre e intrigante della storia dell'umanità: la resurrezione". E più avanti scrive ". . . . . il Cristianesimo è la fede del Risorto, non è la storia di un messianismo terreno, non è la speranza di un regno di questo mondo che si infrange, non è una dottrina etica che completa nelle beatitudini i dieci comandamenti, non è soltanto una proposizione di una ecclesiologia basata sullo Spirito, ma è la continua provocazione della fede nel risorto, cioè di una completa redenzione non delle anime, ma dell'umanità nella sua totalità, di una carne che si fa resurrezione della vita eterna". Ecco, la parole di Meluzzi, che riaffermano concetti già noti anche se visti da una diversa angolazione, mi aiutano a capire che il mistero della resurrezione è l'unico che ci consola, per cui l'idea di morire, l'idea di concludere la nostra vita terrena nel buio di una tomba, non ci deve angosciare, anche se ci rattrista dal punto di vista umano, perchè la resurrezione del Cristo sarà anche la nostra resurrezione; Dio si è fatto carne, è nato per morire, ma è risorto e ha indicato anche a noi il suo stesso percorso che, se accettato, necessariamente porterà alla nostra resurrezione. Ciascuno di noi, quindi, è destinato a morire per poi risorgere ed entrare nella vita eterna per godere della luce e della gloria celeste che Gesù stesso ci ha promesso. Io credo che "il mio angelo", nell'attesa di varcare quella stretta porta di cui parla Alessandro Meluzzi e risorgere dalla morte, insieme agli altri angeli del Paradiso stia godendo della luce e della gloria celeste nella contemplazione del volto di Dio, di Gesù Cristo e della Vergine Maria, che tanto ha amato nel suo breve percorso terreno. Lo credo fermamente.
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