Magazine Lavoro

“Io da grande voglio fare…”: il laureato disoccupato!

Creato il 24 marzo 2013 da Webnewsman @lenews1

Evoluzione di un disoccupatoEvoluzione di un disoccupato

Chissà se i cinquantenni di oggi se lo ricordano qual era il lorosogno lavorativo di bambini. Di quando da piccoli gridavano raggianti “io da grande voglio fare…!”

E poi chissà se davvero hanno realizzato i loro sogni, se sono riusciti a mettere in pratica ciò che magari avevano faticosamente imparato sui banchi delle università frequentate con passione. Oggi proprio questi cinquantenni guardano noi giovani con la consapevolezza di chi sa che le cose nel nostro paese, sono cambiate. Se un tempo bastava laurearsi per avere un quasi certo futuro lavorativo ora il fantomatico pezzo di carta non basta più, anzi: ci dicono che è del tutto inutile.

Dati alla mano, l’Istat che si occupa di produrre i dati di statistica ufficiale a supporto dei cittadini e dei decisori pubblici del nostro paese, ci informa che nel 2012 si sono contati circa 200.000 disoccupati fra i giovani al di sotto dei trentacinque anni, spesso in possesso di titoli di studio di una certa levatura. Dal 2008, la crescita di questa percentuale è stata considerevole: circa il 43%.

Laureati disoccupati dunque, che dopo anni di studio difficili, tasse accademiche sempre più alte da pagare negli atenei, libri su libri da studiare, affitti di appartamenti che non sono certo bruscolini in un occhio (se si vuole dare uno sguardo ai tanti fuori sede) si ritrovano poi a spasso, privi di possibilità per poter mettere in pratica ciò che hanno appreso.

È lo sconforto a prendere piede, fra questi giovani: non sempre crederci ed essere appassionati premia; stiamo parlando di 197.000 ragazzi tra i quindici e i trentaquattro anni alla ricerca di un impiego senza riuscire a trovarlo. Cosa fare allora? Sparito come una chimera il mito del dolce vivere a noi italiani rimane solo la nomea di furbetti e pasticcioni, plurilaureati si, ma senza uno straccio di prospettiva professionale.

E sarà dunque come tornare indietro nel tempo di quasi cento anni, quando i nostri avi e le loro valigie di cartone percorrevano rotte di mari sconosciuti nella speranza di una vita migliore: loro dietro avevano qualche ninnolo e tanta forza nelle braccia, noi oggi abbiamo pezzi di carta e tanta Europa da scoprire.

E che poi non si dica che non siamo i soliti italiani!


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog