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“io, donna vittima di violenza”

Creato il 22 maggio 2012 da Barbaragiorgi @gattabarbara

Intervista a una donna vittima di violenza, con la collaborazione di PANGEA  Onlus

Premessa

Sono una blogger. E le blogger possono pure dare fastidio. Ti apri uno spazio nel web: scrivi e dici la tua. Io ho scelto di dire la mia e quella di altre donne che mi chiedono aiuto o amicizia o sostegno. Per quello che posso fare. Forse è niente, forse è poco, ma forse per loro è qualcosa in più rispetto a ieri. Io ci sono. Sempre dalla parte delle donne, di quelle vere.

Per questo vorrei capire qualcosa di più su questo flagello antico come il mondo, cancro orribile di società umane malate. La violenza sulle donne: fisica, sessuale e/o psicologica.

So già che si scateneranno alcuni contro questa intervista: “dovevi chiedere questo piuttosto che quest’altro”. E allora precisiamo subito. Ho contattato la Fondazione PANGEA ONLUS (www.pangeaonlus.org; www.sportelloantiviolenza.org) che si occupa, tra le tante altre attività svolte a favore delle donne, anche di questo problema.

Per non agire in modo invasivo-invadente su una donna vittima di violenza, ho pregato la responsabile dell’ufficio stampa di Pangea, Marina Tomacelli Filomarino, di fare da tramite. Io ho fornito le domande tramite email. Lei ha chiesto la libera adesione e disponibilità all’intervista da parte di una donna vittima di violenza, che ha intrapreso un percorso di uscita dalla violenza grazie all’aiuto di uno dei centri antiviolenza sostenuti da Fondazione Pangea. La donna che ha dato la sua disponibilità, si è presa tutto il tempo per riflettere sulle mie domande. Successivamente,  ho ricevuto le sue risposte e le ho inserite nel file. Punto e basta (per modo di dire…. altro che punto e basta!).

Questa è una libera testimonianza sulla violenza maschile alle donne.

Qui nessuno ci guadagna un centesimo. Ma una donna  – forse – è uscita dal numero delle statistiche per esprimere il suo dolore.

Tante sono le interviste coinvolgenti e terribili che troviamo da tempo sul cartaceo o sul web, su questo tema. Io ho voluto semplicemente dare il mio apporto.

Anch’io sono donna e voglio provare a capire, almeno un po’, almeno in parte.

Ringrazio la donna che ha aderito a questa iniziativa. Ringrazio la Fondazione Pangea Onlus. Ringrazio anche tutte quelle fondazioni, associazioni, onlus che si adoperano per questa piaga sociale, spesso arrampicandosi sugli specchi, spesso senza finanziamenti pubblici.

Credendoci e basta.

Marina Tomacelli Filomarino mi scrive: “questa donna è stata seguita per anni da uno dei centri che sosteniamo. E’ stata molto felice di fare l’intervista, consapevole che altre donne che oggi stanno subendo la sua stessa tirannia, magari troveranno il coraggio e la forza di agire”.

INTERVISTA  A  MARIANNA

Ciao. Vorrei che tu ti sentissi completamente libera di rispondere o meno a queste domande. Possiamo specificare solo due dati che ti riguardano?  Sei italiana o straniera? Quanti anni hai?

Sono italiana, ho 42 anni.

Sei una donna vittima di violenza. Non entriamo nei particolari. Ma puoi almeno dire di quale tipologia di violenza si tratta (fisica, sessuale e/o psicologica)? Puoi definirla solo genericamente?

Per molti anni sono stata vittima inconsapevole di violenza psicologica, economica, sessuale.

Questo tipo di violenza a cui sei stata sottoposta rientra in ambito familiare o è riconducibile a persona/e esterna/e al tuo nucleo?

Il mio maltrattante è stato mio marito.

Non descriviamo qui gli aspetti dettagliati della violenza a cui sei stata sottoposta. Però potresti provare ad esprimere, a ricordare il sentimento che si prova? E’ un vuoto interiore, è rabbia, è paura, oppure…?

Sono molti  i sentimenti che ti assalgono, dapprima ti senti triste e incredula. Poi la rabbia per non aver capito prima, ma la cosa più terribile è il senso di fallimento. Questo ti impedisce di reagire.

Come si fa a “sopravvivere”? A quali pensieri ti affidavi per andare avanti?

Quello che ti accade è talmente enorme che semplicemente nascondi a te stessa l’evidenza: sei come narcotizzata. Allora ti illudi che domani cambierà. Trovi giustificazioni per accettare ogni suo comportamento “anormale” e lo trovi giusto. Anzi: ti senti colpevole. D’altro canto lui te lo dice continuamente   “è solo colpa tua se io agisco così.”

Hai mai provato sentimenti di vendetta? E’ possibile perdonare? Sei riuscita a perdonare?

Vendetta no. Non ho mai provato questo sentimento per lui. Ma molta rabbia, quella sì. Rabbia per avermi rubato la vita, gli anni migliori ….. credo che non potrò mai perdonarlo.

 Si parla spesso di uccisione del corpo, dell’anima, della vita. Accade davvero così? Si può parlare di “morte dell’anima” nel senso di un vuoto interiore immenso (almeno nei primi momenti)?  

Durante tutti gli anni vissuti insieme, non mi sono mai sentita amata e rispettata anche nei momenti in cui lui si mostrava carino con me: ero vuota dentro, avevo solo paura e pensavo di essere io l’unica responsabile di quanto stava succedendo. Ero sola e convinta di essere io il problema: il mio corpo, la mia anima non mi appartenevano più.

Oggi ripensi spesso a quei fatti dolorosi oppure tenti di tenere tutto chiuso in qualche cassetto della memoria, perché  ricordare è ancora troppo devastante?

Ricordare fa male perché per quindici anni sono stata dentro quell’inferno, ma so che solo rielaborando il mio vissuto posso ricominciare di nuovo a riprendere la mia vita. Allora con l’aiuto di altre donne del Centro Antiviolenza sto ricominciando ad amarmi e riconoscermi …..è bellissimo!

 Qual è oggi il senso della vita per te? Hai gli stessi obiettivi di prima o hai cambiato le tue priorità?

Di sicuro le mie priorità sono diverse. Appunto sto lavorando molto su di me e sto ritrovando la voglia di vivere. Riscoprendo le mie capacità di essere donna autonoma. Recuperando la mia autostima.

Vuoi aggiungere qualcosa di tua iniziativa? Vorresti dare un tuo messaggio personale alle donne e agli uomini che leggono questa tua testimonianza?

Vorrei dire alle donne che ora sono in gabbia dentro le terribili dinamiche della violenza: non aspettate tanto tempo prima di decidervi a chiedere aiuto, in fondo tutte sappiamo di non essere felici e di essere vittime, solo che abbiamo paura di ammetterlo. E’ troppo difficile accettare che la persona a cui hai dato tanta fiducia sia la stessa che ti distrugge. Rompete il silenzio!

Grazie Marianna.

E io chiudo qui, semplicemente con un abbraccio virtuale a tutte le donne vittime di violenza.

 




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