“All’improvviso mi è saltato in mente di iniziare a scrivere. Annalisa mi va ripetendo da mesi che dovrei farlo. Il suo analista le ha proposto la scrittura come terapia liberatoria: fissi sulla carta i tuoi pensieri negativi e te ne sbarazzi, descrivi le tue emozioni e arrivi a conoscerti meglio, racconti i tuoi sogni e scopri un modo per realizzarli”.
“Io e i miei piedi” è un piacevole racconto della scrittrice umbra Stella Stollo, pubblicato nel 2011 da Graphofeel Edizioni. Nel sottotitolo è contenuto il compendio dell’opera: “Memorie semiserie di una malattia esistenziale”. La storia di Mirco, il protagonista trentenne con la passione per il tè verde, il cui nome è reso noto solo alla fine, si basa su una manifestazione esterna di quello che è, in realtà, un disagio interiore. Il giovane parrebbe avere tutto dalla vita: una madre presente, una fidanzata intelligente, una laurea in Economia e Commercio. Eppure, è proprio durante la sua festa di laurea, alla presenza di parenti ed amici, che si manifesta quella patologia che sconvolgerà la vita di Mirco, ma che, a volere ben guardare, giunge provvidenziale. Un improvviso e fastidioso prurito ai piedi lo colpisce con violenza, impedendogli di svolgere le sue normali attività. D’un tratto i piedi si gonfiano, si riempiono di vesciche e prudono.
La madre Annalisa, prova di tutto per fargli passare questo prurito, portandolo dai migliori specialisti e chiropratici, ma sembra che non ci sia nulla da fare. Nessuno ha una cura definitiva, tranne qualche costosa pomata che gli viene somministrata come palliativo.
Ma è proprio grazie ad Annalisa che fa capolino quella che è considerata la seconda protagonista di questa storia: la scrittura nella sua funzione terapeutica. Mirco infatti segue i consigli dell’analista della madre, e inizia a scrivere. Ci racconta la sua storia, rivisitata a partire dall’episodio cardine in cui si è scatenato il problema ai piedi, passando per vari tentativi di recarsi ad un colloquio di lavoro, episodi descritti con ironia, che si rivelano a dir poco esilaranti. La malattia di Mirco e dei suoi piedi, si rivela invalidante, poiché, dovendo portare solo sandali aperti, non gli permette di presentarsi in pubblico con dignità. Per non parlare poi degli episodi acuti, che lo inducono a doversi grattare le piante dei piedi in maniera selvaggia, senza tenere conto di chi sia presente al suo cospetto. Mirco finisce così col chiudersi in casa e sempre più in se stesso. Diventa apatico, sfiduciato sul futuro.
La malattia ai piedi rappresenta però anche un momento di riflessione e di emancipazione. Mirco, a poco a poco, si rende conto che in realtà sta vivendo soltanto per far piacere alla madre Annalisa, che da “presente” diviene “invadente”, e all’asfissiante fidanzata Barbara, che preme in tutti i modi affinché egli trovi lavoro e la sposi. Le sue inclinazioni sarebbero ben altre.
La biografia procede bene, Mirco informa quotidianamente il lettore dei progressi raggiunti. Anzi, dacché non sapeva scrivere, ora la scrittura diviene una necessità, un’urgenza. Un mezzo per “filtrare” gli eventi della vita e poterli analizzare. Una volta presa coscienza, l’esistenza subisce una direzione nuova, quella svolta tanto attesa che ormai era nell’aria. Perché come dice il saggio- Mirco arricchisce l’opera di proverbi- “solo chi è senza desideri trova ciò che ha sempre desiderato”. Netta diventa quindi la distinzione, fra una prima parte, seppur descritta con ironia, ma senza entusiasmo, da una seconda in cui si avverte invece la sua gioia ritrovata e la sua partecipazione.
Davvero brillante questo breve romanzo di Stella Stollo, appena 92 pagine in cui è racchiuso un mondo. Narrata con garbo ed ironia, attraverso una scrittura pulita, l’opera ha preso spunto, quale sede della somatizzazione, dalla riflessologia plantare. Una tecnica di origini cinesi, basata sul principio che la pianta del piede riflette ogni altra parte del nostro organismo, come fosse una sorta di “mappatura” di ogni singolo organo.
E ha ragione Stella Stollo, forse parte proprio tutto da qui. Mirco non era affatto felice, noi lo avevamo capito, ma lui no. Per fortuna c’erano i suoi piedi a rivelarglielo.
Written by Cristina Biolcati