Io e il macellaio
di Iannozzi Giuseppe
Il mio macellaio – dove di solito vado a prender un paio di cotolette di pollo e del tenero abbacchio – mi dice sempre che gli psicologi non sono affatto degli speleologi. Poi col suo coltellaccio mi taglia l’abbacchio con amore estremo, e me lo incarta per benino avendo cura di tenerlo separato dalle cotolette. Intanto che gli pago il conto, fisso alla parete un vecchio poster quasi del tutto ingiallito: la Sophia Loren è sempre bella nonostante il tempo e le mode.
Io e il mio macellaio tocchiamo sempre il fondo di qualcosa che è nella nostra psiche, ripetendoci nei gesti e nella parlata; però non ci riflettiamo su, non troppo, altrimenti finirebbe che la tentazione sarebbe quella di sgozzarci come dei maiali.
Forse è per questo che ci vado una volta sola, una alla settimana. E poi, la carne costa un prezzo infame – è questo un particolare da non trascurare; e, a dirla tutta, i nostri sorrisi sono sempre da orecchio a orecchio, abbiamo denti che son lame di coltelli.
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