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Io e la mia fantasia

Creato il 07 novembre 2012 da Mcnab75

Io e la mia fantasia

Se c’è una cosa di cui non ho mai difettato è la fantasia.
Fin da bambino mi facevo trasportare dalle storie dei giochi di ruolo, dei librogame, dei fumetti. Poi sono subentrati romanzi e film.
Ogni cosa di cui mi appassionavo, sognavo poi di reinterpretarla in modo leggermenete differente, nella mia testa. Questa è un po’ la pena di tutti gli scrittori: per quanto apprezzino quel che leggono, si sentono sempre in dovere di realizzarne delle loro versioni. Magari più brutte, ma personalizzate.
Ed è così che da qualche anno a questa parte mi ritrovo a condividere con voi racconti, romanzi, scenari collettivi (etc etc).
Ho detto di avere molta fantasia. A differenza di altri non mi sognerei mai di giudicarla di par mio. Questo tocca farlo a chi legge. Qualcuno trova le mie storie semplici, altri avvicenti, altri ancora brutte o noiose. Ci sono poi i guardiani del dogma, quelli che “l’horror si scrive così“, “la fantascienza è questa” e bla bla bla.
Col tempo ho imparato a fregarmene di chi crede di avere la scienza infusa. Se la scrittura risponde effettivamente ad alcune determinate regole, la fantasia è libera e tale deve rimanere. Perché di essere imbrigliata non ne ha proprio voglia. La snaturerebbe, la ucciderebbe.
E io alla mia fantasia devo troppo per farle del male.

La vita reale è la fuori, lo so bene.
Non sono più l’adolescente che viveva più negli scenari di Advanced Dungeons & Dragons che non a casa mia.
La vita reale si è fatta sentire, utilizzando i suoi abituali metodi da gangsta. Malattie, amicizie e amori traditi, colleghi infami, bollette da pagare, pensieri su pensieri, la morte che prende i tuoi cari. Oh, sì, si è fatta sentire. Ha picchiato duro, come un vandalo di strada.
I miei scudi migliori per parare i colpi sono sempre stati due: una tendenza naturale allo stoicismo e la fantasia.
Dello stoicismo magari parliamo un’altra volta.

La fantasia è quella che mi porta a scrivere storie che hanno elementi estranei al contesto reale. Odio scrivere racconti del tutto attinenti col reale. Semmai mi piace leggerli, ma non crearli. No, io ho il bisogno di inserire il “fantastico” (quelli bravi lo chiamano così, o anche speculative fiction, all’inglese), di modo di alterare la realtà, dandone un’altra interpretazione. Che essa sia allegorica o meno è in fondo poco importante. La maggior parte di ciò che scrivo deve soprattutto divertire e divertirmi. Eventuali significati simbolici possono essere inseriti in modo più o meno inconscio. L’importante è gustarsi il viaggio, non trovarne una ragione.

Io e la mia fantasia

Qualche sapientone si fa bello definendo tutto ciò “roba da decerebrati”. Che poi è solo la variante più cafona di chi, da sempre, ci chiede con superiorità “Come fai alla tua età a scrivere/leggere quelle cose lì?
Ovviamente non si pongono mail la domanda opposta: “Come faccio io a farne a meno?” La loro aderenza totale alla realtà li rende servi della medesima. Ogni problema, anche il più piccolo e ignorabile, diventa una questione di vita o di morte, perché non hanno null’altro di meglio da immaginare.
E l’immaginazione è un’arma forte. Anzi, è uno strumento forte.
Abusarne farà pur male, non lo metto in dubbio. Sospetto che a questo punto ci sarà già chi è pronto a scrivermelo nei commenti. Può darsi che sia vero, tuttavia io preferisco padroneggiarlo, questo strumento. Perché, se in un blog qui vicino c’è chi sostiene che ubriacarsi e drogarsi in fondo fa bene, allora io preferisco essere dipendente dalla fantasia, che magari mi fa stare con un po’ con la testa fra le nuvole, ma che non mi sfracella il fegato.
Io la amo, la mia fantasia. Anche se è brutta, un po’ asociale e non legge tutti i manuali di scrittura che consigliano quelli che la sanno lunga.

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