io e Taksim

Creato il 01 giugno 2013 da Danny @StoriediViaggio

Non ho foto di piazza Taksim perché, diciamoci la verità, non è una piazza bella. Forse una vecchia, fatta durante il mio primo viaggio a Istanbul ma non la trovo…. In piazza Taksim passavo tutte le mattine durante il mio soggiorno a Istanbul per andare al corso di turco. Uscivo da casa, percorrevo il balık pazarı, salutavo tutti i gatti, a partire dal mio preferito Lungone – nome di fantasia – un micio alto, magro e timidissimo che bivaccava attorno a un negozio di pesce. Poi colazione al volo dal primo simitçi (bir tane simit, lütfen, teşekkür ederim) che incontravo su Istiklal Caddesi, di corsa fino a Taksim (sempre in ritardo anche in Turchia…). Giravo a destra lungo la piazza, costeggiando l’hotel Marmara. Davanti a questo albergo noi studenti  ci siamo dati appuntamento per andare a fare iftar (la pasto serale che si consuma durante il Ramadan) a Fatih, facendo finta di essere Veri Turchi. Grazie al Marmara di piazza Taksim mi ricordo ancora i complementi di stato in luogo: davanti al Marmara = Marmara’nın arasında). In questo albergo hanno girato una scena deLa sposa turcauno dei miei film preferiti e una delle più belle storie d’amore mai viste al cinema. Non è l’albergo delle scene di sesso – quello è il Buyuk Londra – questo è l’hotel dove Cahit incontra la sorella di Sibel. Accanto a Taksim, in una piccola via laterale della quale non mi sono mai degnata di registrare il nome, c’è una tavola calda vegetariana. Una rarità. Qui andavo a mangiare falafel con l’hummus più straordinario che si possa immaginare.

Non riesco a immaginare questi luoghi sotto il fumo dei lacrimogeni. Secondo i media indipendenti pare ci siano dei morti ma non sono ancora voci ufficiali. Io so solo che, stupidamente, sentimentalmente, soffro per la mia città del cuore. Sono vicino a quelle persone che sono scese in piazza, non solo per un parchetto ma contro quella svendita a pezzi e bocconi della città che ho visto bene, soggiornando a Tarlabaşı. 

Continuerò a non credere a coloro che da qualche anno mi raccontano come Istanbul non sia più la stessa, come la Turchia stia cambiando in peggio, che mi parlano di derive autoritarie, fasciste, integraliste… come non si crede mai a chi ti parla male di una cosa che ami.  E’ la mia Istanbul. Lasciate stare quelle persone, lasciate stare la mia città.


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