Genere: Drammatico
Regia: Bernardo Bertolucci
Cast: Tea Falco, Jacopo Olmo Antinori
2012
97 minuti
Gli adolescenti e il loro mondo a parte. Fare i conti con gli altri, con la difficoltà di relazionarsi e di creare rapporti. Prendere coscienza della propria diversità, e contrapporla con orgoglio rabbioso alla normalità crudele e respingente degli altri. Bastare a se stessi, crearsi un mondo in cui poter essere se stessi, convinti che quello reale non merita di condividere la loro unicità. Tagliati fuori dagli altri, tagliarli fuori a loro volta per trovare in sé la propria autosufficienza.
E’ quello che fa Iacopo. Emarginato dai compagni di classe, con cui non è riuscito a integrarsi, ricorre alla menzogna per convincere i genitori che dopotutto anche li è come gli altri, normale, banale, e farli contenti. Invece di partire con la classe per la settimana bianca, decide di restare a casa, e trascorrere in cantina tutto il tempo della gita, nascondendosi dal resto del mondo. Procuratosi tutto il necessario, cibo, libri e musica, può finalmente trascorrere del tempo, libero da ogni finzione, a fare ciò che gli va di fare, ciò che lo rende felice.
E all’inizio tutto sembra procedere secondo i suoi piani: i genitori lo credono in montagna, riesce a non farsi scoprire da nessuno dei condomini del suo palazzo, ed è finalmente a suo agio in quella cantina polverosa e buia, al sicuro sotto l’asfalto, a leggere alla luce del sole che trapassa da una piccola presa d’aria all’altezza del marciapiede o alla luce della sua torcia.
Bertolucci non è estraneo agli ambienti chiusi, che più volte sceglie come ambientazioni in vari suoi film (l’ appartamento di The dreamers e Ultimo tango a Parigi, la comune di Io ballo da sola). Ed è proprio la “claustrofilia” (così la definisce il regista), la predilezione per i luoghi chiusi, che possono essere al contempo prigioni e fucine d’immaginazione, il tratto che ha in comune con lo scrittore Niccolò Ammaniti e che lo spinge ad adattare il suo romanzo, Io e te. E la sua particolare sensibilità nel raccontare un’età insondabile e misteriosa, densa dei sentimenti più intimi e delle paure più incomunicabili.
Va tutto liscio per Iacopo, finché a far breccia nella sua fortezza sommersa dalla terra e dall’asfalto arriva la sorellastra Olivia, con la sua irruente e ribelle inquietudine, la sua autodistruttiva e al contempo propulsiva sofferenza, la sua voglia di vivere nonostante il dolore diventi a volte insopportabile, troppo forte da combattere e non le resti che anestetizzarlo.
Grazie ad Olivia, Iacopo riscopre l’importanza di creare legami, di includere l’altro nel proprio mondo. Certo, si corre il rischio, mostrandosi vulnerabili, di restare feriti, ma solo superando le nostre paure, uscendo letteralmente allo scoperto, esponendoci al rischio, riconoscendo il nostro bisogno degli altri, possiamo rinascere a nuova vita, risalire dal buio dell’ autoreferenzialità alla luce delle relazioni, ed intraprendere la strada che conduce alla vera felicità.
★★★1/2