Io e tu dobbiamo parlare

Creato il 03 marzo 2014 da Manuelapeace

Lù e Diego erano amichetti all’asilo, poi alle elementari e andavano nella stessa scuola alle medie. Poi si sono persi di vista. Si sa, si cresce, le compagnie e spesso le case cambiano, ci si sposa, si fanno figli, ci si separa, gli anni passano e lasciano cicatrici più o meno profonde. Ma si va avanti, affrontando percorsi, cambiando direzioni, tentando la vita. Poi per un curioso gioco del destino, Lù e Diego si ritrovano su un forum di scrittura. E sarà proprio la scrittura il trait-d’union della loro storia d’amore che sfocerà in un libro unico, scritto a quattro mani, fatto di una parte delle quattrocentocinquanta mail che i due si sono inviati.

Lù Lucrezia Marsi e Diego Olati sono Cristiana Morroni e Guido Oliva, due scrittori che con le parole sanno fare straordinari giochi di prestigio, ma prima ancora sono due miei amici, di quelli di cui so tutto o quasi, con i quali ho trascorso capodanni ridanciani, con cui magari discuto per questioni di politica e poi ci scambiamo ricette e segreti, con cui ho giocato a tombola a Natale, mangiato un sacco di cose buone trabordanti di calorie (quanti ciauscoli e pizze ripiene, e mozzarelle di bufala e dolci pannuti e litri di vino rosso e cioccolata fondente abbiamo trangugiato insieme?). Con Dylan & Cri (sono sempre loro, Guido e Cristiana, ma io li chiamo così) condivido i miei successi e le mie tristezze, loro conoscono i miei lati oscuri, eppure sono sempre disponibili, quelli su cui so di poter contare e sento di avere delle affinità elettive, sebbene loro siano crepuscolari e preferiscano paesaggi boschivi e novembrini con freddo e pioggia, meglio se abbondante, e aborrono l’estate, a differenza della sottoscritta che adora sole, caldo, mare, sabbia e sudore, insomma gli Amici con A maiuscola.

L’altra sera, in quel luogo fuori dal tempo che è il Borgo Vecchio di Grottaferrata, hanno presentato quel libro che da anni gli chiedevo di pubblicare e speravo di leggere, appunto “Io e tu dobbiamo parlare” (Perrone Editore). Inutile dire che il libro me lo sono divorato in due sere, ma solo perché di giorno sono stata presa da impegni a incastro altrimenti l’avrei bevuto tutto d’un fiato, scoprendo con un sorriso che ci sono anche io in quelle pagine ma, soprattutto, perché la storia di cui ovviamente conoscevo inizio, svolgimento ed epilogo, mi ha ipnotizzata, mi è entrata dentro, talvolta pungendo, mi ha fatto sorridere e piangere, mi ha incantata, mi ha tolto il respiro con qualche cazzotto nello stomaco, mi ha svegliata da una qualche anestesia che mi ero autoprocurata, mi ha coccolata con toni poetici e sorpresa con certi altri davvero tosti. Gliel’ho detto, “guardate che solo la Mazzantini mi fa questo effetto…fate un po’ voi”. La tenerezza maschia che Diego-Guido-Dylan usa con la sua Lù-Cristiana-Cri e il suo essere guerriera e Madre, predatore e preda, mi ha commossa e ogni tanto destabilizzata. Mi sono piaciute le citazioni, Syd Barrett e Orhan Pamuk, Renato Zero, Sting e Ivano Fossati, mi è piaciuto il dolore e la rabbia, le parole soffici e quelle acuminate come stiletti, mi sono piaciuti i puntini di sospensione, i periodi secchi, brevi, e quelli infiniti, il pudore e la spudoratezza dei protagonisti.

Molti dei miei conoscenti e amici mi fanno leggere i loro libri, qualcuno mi piace, i più mi lasciano indifferente, molti mi appallano proprio. Qui è stato diverso: “Io e tu dobbiamo parlare” non è che lo consiglierei a chiunque perché è scritto dagli amici miei, ma lo renderei obbligatorio nelle scuole (magari censurando qualche riga…ehm), perché insegna l’Amore. Lo insegna a chi non lo conosce, a chi crede di conoscerlo, a chi lo cerca, a chi crede di averlo trovato, a chi lo idealizza, a chi pensa che Moccia sappia scrivere d’amore (risata a bocca spalancata…), a chi è convinto che l’amore abbia intorno solo uccellini cinguettanti e cuoricini, agli appassionati di Harmony - che pure hanno il pregio di far leggere, per esempio, le colf romene che sognano il principe azzurro, e magari noi sapessimo leggere anche solo Biancaneve in lingua romena! –

Cristiana Morroni, che ha voluto chiamare il suo personaggio Lucrezia, come la figlia che non ha il dono della parola, e Diego Oliva avevano già pubblicato qualcosa, ma erano scrittori, probabilmente, già ai tempi dell’asilo, la scrittura ce la devono avere nel dna, deve far parte dei loro cromosomi, perché, sebbene sia migliorabile, affinabile, modellabile, la scrittura non si improvvisa, o ce l’hai o non ce l’hai, non è che ti arriva dal cielo o solo perché hai pubblicato (e magari autopubblicato) un libro puoi dire di essere uno scrittore.

Ho ammirato il coraggio di questi due più che quarantenni di mettersi a nudo davanti a tutti, la tranquillità di mostrarsi senza veli, senza photoshop a togliere rughe e difetti. In questo libro ci sono proprio loro, la loro storia, le loro voragini, la loro salvezza. Chapeau amici miei, con tutto il cuore!



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